Mafia, divieto di entrata per Brusca in Svizzera

La polizia federale (Fedpol) svizzera ha firmato martedì il provvedimento con cui si impedisce a titolo preventivo l’ingresso nella Confederazione dell’ex boss mafioso Giovanni Brusca.

Giovanni Brusca, personaggio di spicco del clan dei Corleonesi e noto per la sua ferocia – al suo attivo ha un centinaio di omicidi, tra cui le vittime della strage di Capaci in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la compagna e la scorta – è tornato in libertà il 31 maggio del 2021, dopo 25 anni di carcere.

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Per quattro anni l’ex uomo di fiducia di Totò Riina e conosciuto come u verru (il porco) rimane sottoposto alla misura della libertà vigilata ma il suo conto con la giustizia lo ha pagato. Grazie alle sue dichiarazioni, che sono state considerate credibili, gli inquirenti sono riusciti a istruire processi che hanno portato alla condanna di decine di mafiosi.

Ma per Berna resta persona non grata e pur in assenza di una specifica richiesta dell’interessato, ha deciso di impedirgli l’entrata in Svizzera a titolo preventivo. La legge federale sugli stranieri consente infatti alle forze di polizia di applicare un divieto d’entrata o un’espulsione alle persone che costituiscono un gra­ve pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblici.

Una misura che solitamente viene adottata nella lotta al terrorismo o al crimine organizzato. Ma che evidentemente, alla luce del passato non certo edificante dell’ex boss di San Giuseppe Jato, le autorità hanno voluto estendere anche a un collaboratore di giustizia.