Mafia e politica, decade a Castelvetrano il consiglio comunale

Arrivano le dimissioni in massa dei consiglieri del Comune di Castelvetrano, paese della provincia di Trapani, considerato il cuore del regno del superlatitante Matteo Messina Denaro.

Una scelta che e’ la diretta conseguenza dell’imbarazzo e delle pressioni legati al ritorno in Aula di Lillo Giambalvo, arrestato e assolto in primo grado dall’accusa di associazione mafiosa, nell’ambito dell’operazione “Eden 2” che nel dicembre 2014 porto’ in galera una serie di favoreggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro. Giambalvo, che ha sempre resistito alle richieste di lasciare, non risulta nell’elenco dei consiglieri dimissionari. Nell’ambito dell’indagine, era stato intercettato e sentito dagli investigatori esprimere apprezzamenti nei confronti del boss latitante Matteo Messina Denaro e mentre si augurava la morte del figlio di Lorenzo Cimarosa, cugino del latitante, che in quei giorni aveva deciso di collaborare con i magistrati. “Quelle intercettazioni – ha sempre sostenuto – non sono state considerate valide e io non ho mai detto quelle frasi, conosco i figli di Cimarosa e mai mi sarei permesso di pensare una cosa del genere”. Inevitabili adesso, dopo le dimissioni dei consiglieri, il decreto di scioglimento e la nomina da parte della Regione di un commissario che assolverà’ le funzioni dell’organismo fino alle elezioni di primavera 2017; a meno che il sindaco Felice Errante non decida di interrompere anticipatamente la propria esperienza, accelerando il momento elettorale: “Ho il dovere di attendere – spiega  – l’arrivo delle commissioni nazionale e regionale Antimafia perché’ sia sentito e perché’ restituiscano l’onore a questa comunità’. Ho anche il dovere di fare celebrare il referendum abrogativo del 17 aprile. Dopo di che faro’ le mie valutazioni insieme al mio partito e deciderò’ cosa fare”. Ma di certo, continua il primo cittadino, “oggi la politica ha dato una grande prova di maturità’ con la quale la mia città’ ha dimostrato la sua incompatibilità’ con la mafia e con Messina Denaro”.

ALFANO. “Ringrazio tutti i consiglieri comunali di Castelvetrano e, in primo luogo, i consiglieri comunali di Ncd-Area Popolare per la responsabilità’ e l’attaccamento alla loro città’: con le loro dimissioni hanno voluto riaffermare il senso della legalità’ che – a causa del comportamento di un solo uomo, per di più’ loro collega, consigliere comunale – era stata messa gravemente a rischio”. Lo dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano, in merito alle dimissioni in massa dei consiglieri comunali di Castelvetrano che hanno provocato la decadenza dell’organismo. “Nessuno li ha costretti – aggiunge – non era un loro obbligo, nessuno li avrebbe potuti costringere: eppure hanno rinunciato al loro seggio in consiglio pur di difendere la reputazione della loro città’. Hanno scelto di farlo restituendo cosi’ alla politica quella forza che tanti vogliono negarle. Ringrazio anche il sindaco con il quale sono stato in contatto in questi giorni e anche in queste ore, perché’ ha fatto esercizio della propria leadership per orientare questa decisione”.

IL CASO GIAMBALVO. L’autoscioglimento del consiglio comunale di Castelvetrano, in seguito alle dimissioni della maggioranza dei consiglieri, è legata al cosidetto “caso Giambalvo”, scoppiato anche in seguito ad alcune interviste da parte della trasmissione televisiva “Le iene”. Il consigliere comunale Calogero “Lillo” Giambalvo era stato arrestato nel novembre 2014 nell’operazione antimafia “Eden II”, insieme ad altre 14 persone, e assolto in primo grado lo scorso dicembre dall’accusa di essere un fiancheggiatore di Matteo Messina Denaro, suo concittadino, latitante dal ’93.
Intercettato durante le indagini, il consigliere si diceva fedele al boss e si augurava la morte del figlio di un pentito.
Subito dopo l’assoluzione Giambalvo, il 25 gennaio scorso, era stato reintegrato in consiglio comunale dal Prefetto, così come prevede la legge. Ma la decisione era stata duramente contestata del vicepresidente nazionale della Commissione Antimafia Claudio Fava, che nel corso di un incontro in Municipio aveva sollecitato le dimissioni dei consiglieri comunali: “E’ infamante – aveva sostenuto – che i cittadini di Castelvetrano siano rappresentati da persone come Giambalvo”. Ed anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano, pur nel rispetto della legge, aveva sollecitato le dimissioni dei consiglieri comunali per costringere Giambalvo a decadere dalla carica.
Calogero Giambalvo alle amministrative del 2012 era risultato il primo dei non eletti nella lista di Fli nella quale era candidato come indipendente. Nel luglio 2014 sostituì’ un consigliere chiamato a far parte della giunta; in quell’occasione dichiaro’ di aderire al movimento Articolo 4, fondato dall’allora parlamentare regionale Lino Leanza (ex Mpa), poi deceduto.
Tornato in Consiglio, dopo il processo, alla prima seduta Giambalvo si difese pubblicamente sostenendo che l’accusa nei suoi confronti “era fondata su intercettazioni e chiacchiere equivocate in sede di trascrizione come avrò’ modo di chiarire”.
“Tengo a precisare – aveva aggiunto – che la stessa Procura in sede di discussione ha chiesto l’assoluzione dai capi di imputazione piu’ gravi. Sin da ora prendo le distanze da quanto e’ stato detto contro di me sui media perché’ ho sempre sostenuto e sosterrò qualsiasi progetto di legalità”.
Quella stessa sera, in tre diversi documenti, il Consiglio manifestò fiducia nella giustizia, sottolineando che le sentenze non si commentano ma si osservano e prendendo le distanze dagli estimatori della mafia e da quanti inneggiano al latitante Messina Denaro.