Scicli: per il Tar rapporti tra politici e mafiosi. Omissis dimenticato scatena curiosità e polemiche

Esistono centinaia di pagine di intercettazioni telefoniche che dimostrerebbero la commistione tra politici locali e appartenenti ad organizzazioni di stampo mafioso che hanno operato nel Comune di Scicli prendendo in mano la gestione del servizio rifiuti. Fondamentalmente è questa la motivazione per cui il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso presentato da ex consiglieri e assessori del Comune di Scicli avverso il decreto del Consiglio dei Ministri che ha sciolto l’ente per infiltrazioni mafiose. Il ricorso degli ex consiglieri verteva sul fatto che dalla relazione redatta dalla Commissione prefettizia, non fossero scaturite azioni giudiziarie rilevanti, ma l’unico ad essere indagato tra i componenti della giunta comunale è stato il sindaco che si è dimesso prima dello scioglimento stesso. I ricorrenti hanno contestato la generalizzazione delle accuse, secondo gli ex consiglieri e amministratori i rapporti intercorsi tra il sindaco e la sua giunta con rappresentanti criminali, non hanno avuto ripercussioni nell’ambito della gestione della cosa pubblica. A supporto di questa tesi, i legali dei ricorrenti, avevano richiesto al giudice del Tribunale Amministrativo il rinvio della decisione con l’intendo di aspettare l’esito del procedimento penale nei confronti dell’ex sindaco, Franco Susino, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, così, in caso la sentenza avesse prosciolto il primo cittadino dalle accuse, tale decisione avrebbe potuto dare una indicazione importante anche nella decisione del Tar. I magistrati Carmine Volpe, Presidente, Raffaello Sestini, Consigliere e Roberta Cicchese, Consigliere, Estensore, invece, hanno deciso di non accogliere la richiesta di rinvio e di andare dritti alla sentenza che, di fatto, ha confermato lo scioglimento per mafia del Comune di Scicli fino a Ottobre 2016, facendo intendere che le azioni giudiziarie arriveranno e saranno anche pesanti. Le indagini della commissione prefettizia, coadiuvata dalle Forze dell’ordine, si sono concentrate principalmente sulla gestione del servizio dei rifiuti solidi urbani dove, a partire dal 2010, ci sarebbero state facili assunzioni e atteggiamenti di tipo mafioso che avrebbero portato il pluri-pregiudicato, Franco Mormina, a scalare i vertici dell’azienda fino ad arrivare a diventare capocantiere e intrattenere rapporti con la giunta comunale attraverso l’intermediazione di due consiglieri comunali. Tutto questo è venuto fuori nell’ambito dell’ operazione “Eco”  che ha portato all’arresto di 5 persone riconducibili ad una associazione mafiosa capeggiata da Mormina, che aveva nei fatti assunto il controllo di un’azienda che aveva in appalto la gestione della raccolta dei rifiuti nella cittadina del ragusano, imponendo la loro assunzione come netturbini. Un lavoro di copertura che aveva l’obiettivo di assumere il controllo della ditta, costituita come parte offesa nel processo, e attraverso questa, di infiltrare il tessuto-economico della cittadina iblea attraverso violenze e intimidazioni.

gli arrestati nell'operazione Eco
gli arrestati nell’operazione Eco

 

Il sindaco del comune, eletto nella tornata del 2012, è stato rinviato a giudizio per concorso esterno nella medesima associazione mafiosa, della quale avrebbe agevolato il raggiungimento delle finalità illecite, con particolare riferimento al rafforzamento delle capacità operative della associazione nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani.

«Le prove di tale coinvolgimento- si legge nella sentenza del Tar- vengono rinvenute sia nel comportamento tenuto nel corso della campagna elettorale, durante la quale il sindaco ha tenuto contatti personali con due membri della suddetta associazione, uno dei quali all’epoca sorvegliato speciale di P.S., assumendo fin da quel momento l’impegno ad attivarsi per far ottenere l’affidamento (diretto o in subappalto) di lavori pubblici, sia nella condotta tenuta dopo l’elezione, avendo egli conservato un canale di contatti con alcuni degli associati.

La Commissione – si legge ancora nella Sentenza- dà poi atto del fatto che la giunta oggetto di scioglimento ha adottato decisioni caratterizzate da varie anomalie gestionali, a mezzo delle quali si è cercato di concentrare poteri e responsabilità nelle mani di pochi funzionari, in violazione delle prescrizioni vigenti in materia di anticorruzione, ponendo, inoltre, in essere una significativa e continua ingerenza politica nelle scelte di amministrazione concreta».

L’affissione dei manifesti e l’omissione dell’Omissis

Strettamente legata alla gestione rifiuti è l’indagine relativa alle affissioni di manifestati elettorali gestita, grossomodo, sempre dalle stesse persone. A Scicli, fino a fine anni 90 e primissimi anni del 2000, l’affissione dei manifesti era appannaggio dei Partiti, si trattava di un vero e proprio rito caratterizzato da sana competizione elettorale, quasi un divertimento. A inizio del duemila qualcosa però è cambiato e la gestione dell’affissione dei manifesti elettorali è diventata un “mestiere”, da quel momento è cambiato tutto. A questo fa anche riferimento la sentenza del Tar che si sofferma molto sui rapporti tra i membri dell’associazione mafiosa finiti in manette nell’operazione Eco e alcuni esponenti politici locali, facendo anche un banale e  madornale errore: nella sentenza, dove i nomi delle persone, per ovvi motivi, sono coperti da Omissis, i relatori hanno dimenticato di omettere un nome di un ex Consigliere comunale, scambiato, molto probabilmente, per un pronome. Da ambienti vicini alla politica locale sciclitana, pare che l’ex consigliere citato nella sentenza sia pronto a presentare querela. Ecco il passaggio della sentenza:

«Sempre di indiscutibile rilevanza probatoria di una situazione di collegamento, e pertanto altamente sintomatica del condizionamento- si legge nella nota-  devono poi considerarsi tutte le intercettazioni, ambientali o telefoniche, dalle quali emerge l’esistenza di un contatto diretto e non episodico tra alcuni membri dell’associazione, il Sindaco stesso e alcuni consiglieri (sulla sufficienza di un giudizio prognostico di verosimiglianza fondato attendibilmente sulla logica del «più probabile che non» applicabile anche allo scioglimento del Consiglio comunale, che ha funzione anticipatoria e non sanzionatoria cfr., da ultimo Consiglio di Stato, sez. III, 20 gennaio 2016, n. 197).

Di particolare rilievo- si legge ancora- in proposito appaiono, tra le altre:

– l’intercettazione progr 8173 del 27 marzo 2013, in cui il -OMISSIS- (capo dell’associazione) chiama il consigliere comunale…… (E qui c’è l’errore) che gli dice che sono pronti i mandati di pagamento a favore della -OMISSIS- (l’affidataria del servizio di raccolta r.s.u del comune e di cui il -OMISSIS- era formalmente dipendente, ma della quale in realtà condizionava il funzionamento), aggiungendo pure che il sindaco gli ha detto che se il -OMISSIS- ha bisogno di comunicare con il sindaco deve rivolgersi a …… che poi riferirà; – l’intercettazione progr 12856 del 26 aprile 2013, in cui il sindaco e il -OMISSIS- si scambiano complimenti reciproci e parlano sull’utenza telefonica di un dipendente comunale; – l’intercettazione progr 328 del 4 settembre 2013, in cui il sindaco esprime il timore di essere accusato di infiltrazioni mafiose; – l’intercettazione progr. 101 del 4 settembre 2013 in cui, dalla conversazione tra il vicesindaco -OMISSIS-e un dipendente comunale, emerge l’esistenza di un chiaro e ordinario canale di collegamento tra il -OMISSIS- e l’amministrazione.

Insomma, stando alle motivazioni riportate dal Tar pare proprio che i presupposti per confermare il decreto a firma del Ministro Alfano ci siano tutti e, da ciò che si legge, pare proprio che ancora il meglio debba venire. Ma gli ex consiglieri comunali, o almeno una buona parte di essi, continuano a ritenere le accuse generiche, una situazione come quella di Scicli – si dice spesso- non tiene il confronto con una realtà come, ad esempio, è quella di Roma dove, nonostante Mafia Capitale, si è deciso di non sciogliere il Comune per infiltrazioni mafiosi. Gli ex consiglieri ed ex amministratori stano valutando l’ipotesi di presentare contro-ricorso.