I "Cambiamenti" di Faraone. Parola d'ordine: "Rottamazione"

Il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone è protagonista in questi due giorni a Palermo di  ‘Cambiamenti’, la Leopolda sicula giunta alla sua seconda edizione che si tiene nell’ex fabbriche Sandron,: “In Sicilia dobbiamo elevare l’elemento della rottamazione all’ennesima potenza, serve un percorso più radicale rispetto a quello attuato nel Paese”.

. “Vogliamo fare emergere in questi   giorni la Sicilia che funziona, a partire dal mondo della scuola e dell’impresa.  In questi tre giorni cercheremo di far rivivere un’idea di Sicilia che va messa ‘sottosopra’ per cambiarla”.

Poi una stoccata a Crocetta:: “Il governo Crocetta è stato afflitto da una rimpastite acuta. Non è questo il modello con cui si governa una regione. Abbiamo cancellato a livello nazionale la parola ‘rimpasto’, è un modello che non funziona”. Per il politico renziano adesso la sfida è “vincere le prossime elezioni regionali con una maggioranza tale da poter essere autorevoli e credibili”.

PALAZZOLO. “Ho ricevuto una richiesta di tangente da una persona dell’antimafia (Roberto Helg, arrestato per intascava la mazzetta). Da una persona che ha istituito nella Camera di Commercio lo sportello della legalità e che nel contratto con Gesap mi ha fatto firmare un patto etico” . Così il pasticcere Santi Palazzolo ha cominciato a raccontare la sua storia dal palco della Leopolda a Palermo. Proprio Palazzolo un anno fa ha denunciato l’ex presidente della Camera di Commercio di Palermo e numero due di Gesap – la società’ che gestisce l’aeroporto di Palermo -, Roberto Helg perché gli aveva chiesto una mazzetta da 100 mila euro per consentire la proroga del contratto di affitto del locale nello scalo palermitano. “Mi sono sentito smarrito, mi sono chiesto chi fosse la persona che stavo denunciando e cosa fosse l’antimafia – ha detto l’imprenditore – Per me antimafia non è partecipare a marce e commemorazioni ma alzarmi la mattina, indossare la giacca da pasticcere e dare lavoro a 50 persone. Mi chiedo se è antimafia mettersi una fascia tricolore e accusare un cittadino di fare un gesto per utilizzarlo come merce di scambio”. Poi l’affondo ai sindaco del suo paese – Cinisi – e a quello di Palermo. “Il sindaco di Cinisi non mette piede nel mio negozio da un anno, perché non può appoggiare politicamente un’antimafia speculativa, mentre il sindaco di Palermo sostiene che cerco uno scampo d’impunità”. “Qualcuno mi ha definito un eroe. Se in Italia quello che ho fatto è da eroe – ha concluso- significa che c’è qualcosa che non va. Io ho ho messo la faccia perché credo nel cambiamento”.