Voto Scicli: La crisi del PD e i dubbi sul premio di maggioranza

Il neo sindaco della città di Scicli, Enzo Giannone, si è insediato ufficialmente. Ad affiancarlo le due assessore designate in prima battuta, vale a dire Caterina Riccotti, che ricoprirà anche la carica di vice-sindaco e Viviana Pitrolo, entrambe appartenente alla lista rivelazione di queste elezioni: StartScicli. Su questo Giannone ci ha visto lungo, puntando tutto su una lista giovane, nuova composta da giovani professionisti in grado di portare una ventata di freschezza in una coalizione già sotto accusa per essere troppo eterogenea. Forse involontariamente StarScicli è riuscita ad attrarre quell’elettorato giovane che ultimamente è più orientato a votare 5 Stelle, a loro va sicuramente questo merito oltre a quello di riuscire a creare una atmosfera di entusiasmo e allegria attorno alla figura di un candidato che, lo ricordiamo, è stato molto corteggiato anche dai partiti prima di avventurarsi a capo di un polo civico, scelta risultata vincente. Enzo Giannone è stato il vincitore assoluto di questa tornata elettorale e ciò si evince del fatto che ha preso oltre 1000 voti in più rispetto alle liste ad esso collegate.

La crisi del PD e le dimissioni di Cauarano

Quando si perde ci si dimette

Se c’è uno sconfitto, invece, questo prende il nome del Partito Democratico che ha pagato le lotte intestine tra due circoli composti da anime diverse, ma soprattutto una scelta non compresa dagli elettori, una scelta che il partito delle primarie ha fatto dettare alla segreteria provinciale. Marco Causarano, segretario del circolo Scicli Democratica, ha rassegnato le proprie dimissioni per dare un segnale al resto dei dirigenti del partito che, almeno per il momento, fanno orecchie da mercante. Causarano si è battuto fino all’ultimo per chiedere le primarie all’interno del PD, primarie che dapprima la segreteria provinciale ha approvato, ma poi, improvvisamente, quando il secondo circolo aveva l’asso nella manica (Mario Occhipinti) e le primarie erano state perfino indette, ecco il cambio di direzione. La cosa più fastidiosa per Causarano sarà stata sicuramente quella di essere smentito con parole eloquenti quando, all’indomani del giorno in cui dovevano tenersi le primarie, lo stesso aveva dichiarato in sostanza che: “visto che le primarie non si sono tenute perchè l’altro circolo non ha contrapposto un nome al nostro, il candidato del PD per le elezioni è Mario Occhipinti”. Il ragionamento, ovviamente, non faceva una grinza, ma non per il segretario provinciale che ha tenuto a precisare che le parole di Causarano erano da intendersi a titolo personale e che il partito democratico avrebbe percorso la strada indicata dalla senatrice Padua che voleva la grande coalizione con UDC ed NCD. “Quando si perde è giusto che ci si dimetta” ha dichiarato Causarano che si è anche candidato attestandosi al secondo posto in una lista che rimarrà storica per il PD che non è riuscito nemmeno a trovare i 16 candidati consentiti, ma si è fermato mestamente a 12 candidati con quattro di essi che hanno rappresentato la cosiddetta candidatura di cortesia (sotto i 50 voti di cui 3 sotto i 20). Quando si perde ci si dimette, una frase che suona come un invito al segretario del primo circolo Armando Cannata che è stato dalla parte della senatrice Padua e non voleva le primarie, ma, aggiungiamo noi, una frase che deve far riflettere anche il segretario provinciale che non ha assolutamente saputo gestire la situazione con il partito che, ancora fino ad oggi pomeriggio esprime il Premier nazionale, sceso dal 14 all’8%. Se fossero stati altri tempi le pressioni sui quadri dirigenti sarebbero state ben altre, ma ormai va così. Queste elezioni le ha perse anche la candidata della grande coalizione, Rita Trovato, che ha preso molti voti in meno rispetto alla sua coalizione, i voti disgiunti sono stati molti, tanto che qualche giorno dopo la candidata sui social ha scritto un commento al vetriolo rivolto ai sui alleati traditori. Dopo l’insediamento del sindaco, la Trovato ha scritto un post molto apprezzato di apertura al neo-sindaco che distende in qualche modo le tensioni, se vogliamo naturali, delle prime ore. Bicchiere mezzo pieno quello dell’Udc che, nonostante la sconfitta del candidato sindaco, resta il primo partito di Scicli al di là di tutto, anche del fatto che, formalmente, in Sicilia l’Udc non esiste nemmeno. La vittoria dell’Udc è quella di Orazio Ragusa, deputato locale che riesce a tenere sempre a galla un partito dato troppo presto per morto, ma che non è morto lo dimostrano gli oltre mille voti presi da soli 3 candidati. Discorso a parte per la lista Scicli Popolare il cui riferimento è il deputato Nino Minardo (NCD). La lista, capeggiata da Enzo Giannone (omonimo del sindaco) non ha ottenuto i risultati sperati, ha superato, seppur di poco, la soglia di sbarramento, ma rischia di trovarsi senza rappresentante in consiglio per colpa di una legge elettorale pasticciona e pasticciata.

I paradossi di una legge elettorale pasticciata e l’oggetto della contesa

Scicli è stato il primo test di una riforma approvata dall’Ars solo ad agosto e i risultati non sono stati certo soddisfacenti. Dal voto della cittadina ragusana sono emerse tutte le criticità di una legge messa in piedi troppo in fretta per contrastare l’ascesa del Movimento 5 Stelle, ma chi l’ha proposta (PD e parte di Forza Italia) non ha tenuto conto che avrebbe potuto creare, in qualche modo, una sorta di effetto boomerang come temuto dal politologo, docente alla Kore di Enna, Giancarlo Minaldi che già il primo di ottobre scorso aveva parlato dei deficit della legge n 17 dell’11 agosto del 2016. È davvero incredibile che, ad una settimana dal voto, si continui a dibattere sul premio di maggioranza, le forze politiche in campo continuano ad interpellare costituzionalisti, esperti, politologi ecc, ma non si trova una linea comune, risultato del fatto che in Italia le leggi si interpretano e lasciano spesso dei vuoti che poi costringono il legislatore a rimettere mano alle norme. Per comprendere meglio quale dubbio assale le coalizioni sul premio di maggioranza occorre ribadire che le liste collegate al sindaco Enzo Giannone hanno preso il 38%, mentre la coalizione della Trovato ha superato il 40%.  Sull’attribuzione del premio di maggioranza esistono due tesi: la prima, sostenuta principalmente dai componenti della coalizione dell’Avv Rita Trovato, si fonda sulla lettura della legge n 17 dell’11 agosto 2016 che supererebbe tutto quando era venuto prima. In questo senso la legge, all’articolo 3 così recita: “Il premio di maggioranza previsto per la lista o le liste collegate al sindaco eletto a primo turno viene attribuito solo nel caso in cui la lista o le liste abbiano conseguito almeno il quaranta per cento dei voti validi.” Letta così non ci sarebbe storia, la coalizione di Giannone non ha superato il 40% e, quindi, niente premio di maggioranza. Secondo i sostenitori di questa tesi non può esserci legge o nota antecedente che possa cambiare le cose. Le ragioni di chi sostiene invece che il premio di maggioranza spetta alla coalizione di Giannone vanno da ricercarsi nell’approfondimento del termine “voti validi”e sul fatto di scomputare agli stessi i voti ottenuti dalle liste che non hanno superato la soglia di sbarramento. Per semplificare, il ragionamento di questi ultimi è il seguente: l’ultima legge elettorale, come da titolo, modifica e non supera la legge n 35 del dicembre 1997, quindi tutto ciò che non è chiarito dalla legge n 17 va da ricercarsi nella precedente e, siccome l’ultima riforma non argomenta sul fatto che per l’attribuzione del premio di maggioranza vadano computati o scomputati i voti delle liste che non hanno superato il 5%, la soluzione è da ricercarsi nella legge n 35 del 97 che, a sua volta, nello specifico rimanda alla nota esplicativa n 154 della legge regionale n 35 del 97 che non sarebbe stata abrogata e che così recita: “il comma 6 dell’art. 4 ed il comma 7 dell’art. 7 della legge regionale 15 settembre 1997 n.35 e successive modifiche ed integrazioni, si interpretano nel senso che ai fini dell’attribuzione del premio di maggioranza non sono computabili i voti espressi per le liste che…non sono ammesse all’assegnazione di seggi”.  Cioè non sono computabili i voti e quindi le percentuali delle liste che non raggiungono il 5% dei voti”.  Le liste collegate a Giannone hanno superato tutte la soglia di sbarramento, mentre nella coalizione della Trovato due liste sono rimaste al di sotto del 5%. Oggi pomeriggio, lunedì 5 dicembre, il giudice che presiede la commissione elettorale dovrebbe sciogliere finalmente il nodo.

Chi ha superato lo sbarramento rischia di rimanere escluso

Vi sono però altre considerazioni da fare in merito a questa legge elettorale e sulla debolezza di una norma che va certamente rivista. La prima considerazione riguarda un paradosso che si verrebbe a creare qualora il premio di maggioranza spettasse al sindaco; in questo caso, tenuto conto che un seggio spetta al primo dei sindaci non eletto che, quindi, toglierebbe un seggio alla sua coalizione, resterebbe fuori dall’assise una lista, molto probabilmente Scicli Popolare (Ncd) che ha comunque superato la soglia di sbarramento. Che senso ha, a questo punto, fissare un paletto se quando questo paletto si supera si rischia ugualmente di non essere rappresentati in assise?

La seconda riflessione riguarda il fatto che questa legge è stata concepita per dare governabilità, ma per assurdo ai sindaci conviene essere eletti al secondo turno per avere garantita la maggioranza in Consiglio.

La terza riflessione è invece sul fatto che questa riforma elettorale che prevede l’abbassamento del quorum dal 50 al 40%, rischia in qualche modo di non garantire un governo che rappresenti la maggioranza dei cittadini. Prendendo il caso di Scicli, considerando che il 36% degli aventi diritto non ha votato, Enzo Giannone è sindaco con circa il 30% dei consensi. È scontato che chi non va a votare lascia che siano gli altri a scegliere per lui, ma in alcuni situazioni particolari questo deficit, se così possiamo definirlo, potrebbe creare delle complicazioni riguardo la governabilità di un paese.