4000 euro. Paghi o sei fuori dall’albo. Rivolta dei giovani avvocati contro la Cassa forense

Quattromila euro entro novanta giorni. Paghi o sei fuori dall’albo. In sostanza — pur avendo superato le «forche caudine» dell’esame di Stato — perdi lo «status» di avvocato. In questi giorni migliaia di giovani professionisti del foro hanno ricevuto una lettera della Cassa forense, l’ente previdenziale di categoria. Contiene una serie di istruzioni che hanno il sapore di un ultimatum, a seguito dell’emanazione del regolamento attuativo della legge 247 del 2012 (governo Monti).

L’articolo 1 prescrive a ciascun legale l’obbligo di registrazione alla Cassa a partire dal giorno d’iscrizione all’albo degli avvocati, imponendo il versamento dei «contributi minimi». Finora un’ampia fascia di professionisti in erba ha alimentato una sorta di evasione contributiva, perché l’obbligo di iscrizione alla Cassa era previsto solo per chi superava i 10.300 euro all’anno. A rischio ci sarebbero 10 mila giovani professionisti. Davanti a sé hanno due scelte: perdere lo status oppure rimetterci di tasca propria.

Stiamo per mettere in mezzo alla strada 10 mila avvocati, tarpandogli le ali e negandogli il diritto a svolgere la professione per cui hanno studiato. Se un giovane avvocato non corrisponde una somma che si aggira sui 4 mila euro entro 90 giorni dalla ricezione della comunicazione della Cassa Forense, non viene iscritto, ed è contestualmente cancellato d’ufficio anche dall’albo degli avvocati», spiega  Giovanni Marchio, legale e coordinatore nazionale AGIFOR, associazione che rappresenta i giovani avvocati di tutta Italia.

Molti spiegano che la cifra minima richiesta – intorno ai 4 mila euro annui – è pari o a volte anche superiore ai propri redditi. E visto che se non riesci a saldare, devi cancellarti non solo dalla Cassa, ma anche dall’albo professionale. Il risultato è che ad esercitare alla fine restano tendenzialmente i più ricchi, mentre chi fa fatica ad arrivare a fine mese viene di fatto espulso dalla categoria. E’ vero che per i primi 8 anni è prevista una buona agevolazione per chi guadagna sotto i 10 mila euro l’anno, ma al pari le prestazioni vengono drasticamente ridotte.