A Catania artigianato quasi al collasso

Il collasso dell’intero comparto artigianato potrebbe essere imminente, o addirittura certo se l’ipotesi di accorpamento dell’Ircac e della Crias (l’ente che eroga il credito agevolato agli artigiani) con l’Irfis dovesse diventare realtà.

Le associazioni degli artigiani catanesi oggi lo hanno detto all’unisono: i numeri peggiorano e la soluzione potrebbe passare solo ascoltando cosa hanno dire gli stessi artigiani. Non a caso c’è una data di riferimento: il 22 aprile organizzeranno una manifestazione di fronte la sede della Crias; una mattinata di lotta che servirà a spiegare all’opinione pubblica ed alle autorità, che rialzare la testa è possibile solo se non verranno commessi nuovi, ulteriori errori.

Stamattina, nella sala Platania della Camera di Commercio c’erano Salvare Bonura, segretario generale Cna Catania, il presidente della Cna Sebastiano Battiato, il presidente della Confartigianato Antonio Barone, il presidente della Upla Claai Orazio Platania, e Sebastiano Molino e Cetti Grasso, rispettivamente presidente e segretario di Upia Casartigiani,.

Ma sono stati soprattutto i numeri a disegnare l’identikit della crisi: l’anagrafe delle imprese registra saldi negativi a tutti i livelli (anno 2012): in Italia il segno meno riguarda 20319 aziende, Sicilia -1004, Catania -340. Catania, dopo Trapani e Agrigento, è la provincia con la peggiore performance negativa.

I settori che evidenziano maggiore sofferenza sono: le costruzioni, il manifatturiero, i trasporti, i servizi alle persone, quelli, invece, che manifestano un qualche segnale positivo sono servizi alle imprese e i servizi ai legati all’informazione e alla comunicazione, quest’ultimi solo in ambito nazionale.

La produzione nel quarto trimestre 2012 evidenzia un calo pari al 29,5%, il fatturato -34,9%, gli ordini -35,2%. Tutto ciò è aggravato dal fatto che non diminuisce la pressione fiscale sui profitti, che ha raggiunto sommando tasse e contributi il 68,5%, e che la burocrazia costa alle imprese (in termini di tempi morti e di costi per procedure superate) 12.000 euro l’anno e l’ impegno di 30 giornate di lavoro: Grave anche che l’accesso al credito ordinario sia diventato una vera e propria chimera; basti pensare che nel 2012 per le imprese con meno di 20 addetti, questo sia diminuito a livello nazionale del 4,9%, in Sicilia di quasi il 6%, e nelle imprese specificamente artigiane del 7% (7,8% è il dato a livello siciliano). Che gli investimenti pubblici e privati continuano a calare, con conseguenze devastanti per il settore dell’edilizia, dell’impiantistica, dei trasporti, eccetera, è sotto gli occhi di tutti.

Spiega Salvatore Bonura: “Purtroppo c’è chi continua a considerare la Crias un ente inutile. Grave se si considera che dal ’53 ad oggi la Cassa ha erogato aiuti agli artigiani – oggi ci riferiamo a livello regionale a circa 85.000 imprese, con quasi 200.000 addetti- per ben quattro miliardi di euro, finanziando operazioni concrete e spesso risolutive per la sopravvivenza delle aziende. Per essere più vicini ai giorni nostri, si tratta di 8 miliardi di euro negli ultimi dieci anni. Non è affatto vero che i costi della Cassa ricadono sui bilanci della Regione, poiché le spese sono pagate grazie agli interessi applicati ai prestiti che la Crias concede da sempre agli artigiani. Ciò vale anche per i modesti emolumenti ai consiglieri di amministrazione. Cancellare tutto questo significherebbe consegnare gli artigiani nelle mani degli strozzini una volta per tutte”.

Le associazioni chiedono che i costi della politica vengano diminuiti sensibilmente, ma chiedono anche un piano straordinario di investimenti per il lavoro, lo snellimento di tutte le procedure burocratiche, un’azione che faciliti l’accesso al credito ordinario e che implementi quello agevolato, fiscalità di vantaggio per il settore manifatturiero, stimolare investimenti esteri, iniziative finalizzate alla lotta reale contro l’abusivismo che sta divorando le imprese che operano nella legalità, pagando tasse e tributi. E ancora, gli artigiani attendono un decreto governativo che li metta in condizione di riscuotere in tempi brevi i crediti vantati nei confronti della Pubblica amministrazione. Infine, le associazioni chiedono di porre freno agli eccessi di Serit ed Equitalia, che “insistono con pretese esose rispetto al debito contestato”.