A Catania crollano i protesti: -20%

I protesti a Catania e provincia sono diminuiti nel 2012 di oltre il 20% rispetto agli anni precedenti, ma è l’effetto di un paradosso: è proprio la crisi a indurre i cittadini ad acquistare di meno e, di conseguenza, ad incorrere in rischi decisamente minori.

L’analisi è della Camera di Commercio di Catania, che è poi l’ente che cura per legge la pubblicità del protesto allo scopo di tutelare chi abbia rapporti economici col protestato (il protesto è l’atto pubblico con il quale si attesta l’avvenuta presentazione di una cambiale o di un assegno al debitore, cioè il protestato, e l’impossibilità da parte dello stesso di pagare o accettare il titolo) e i dati diffusi dall’ente sono stati estratti dal Registro nazionale dei protesti di Infocamere ed elaborati da parte dell’Ufficio protesti della Camera.

Ma ecco le statistiche più interessanti: nel 2012 i protesti nel capoluogo sono diminuiti rispetto al 2011 del – 17,90% e nella provincia del – 23,80%; se invece si analizza il confronto tra il 2012 e il 2010, i protesti nel capoluogo sono stati del – 19% e in provincia del – 27,90%.

In particolare: nel 2012 i protesti sono stati 404 nel settore delle tratte non accettate, 26 nel settore delle tratte accettate, 6173 nel settore assegni, e 19130 nel settore cambiali. In termini di euro il totale degli assegni sfiora i 31 milioni di euro e delle cambiali i 20 milioni di euro.

Nel 2011 i protesti sono stati 725 nel settore delle tratte non accettate, 42 nel settore delle tratte accettate, 6794 nel settore assegni, e 18801 nel settore cambiali. In termini di euro il totale degli assegni sfiora i 35 milioni di euro e delle cambiali i 19 milioni di euro.

Nel 2010 i protesti sono stati 752 nel settore delle tratte non accettate, 60 nel settore delle tratte accettate, 7360 nel settore assegni, e 20161 nel settore cambiali. In termini di euro il totale degli assegni sfiora i 31 milioni di euro e delle cambiali supera i 22 milioni di euro.

La chiave di lettura dei dati illustrati “in negativo”, é offerta dal segretario generale dell’Ente, Alfio Pagliaro: “La crisi ci offre molte possibilitá di lettura dei dati. Nel caso specifico, il calo dei protesti potrebbe essere associato proprio alla riduzione dei consumi, alla quale segue una decisiva contrazione delle transazioni. Si tratta dunque di un calo fisiologico che incide anche su rate, spostamenti di denaro virtuale e capacità di spese”.

C’é una seconda riflessione, legata alle dinamiche fiduciarie che intercorrono tra compratore e venditore: “In seconda battuta – aggiunge Pagliaro- si registra il crollo della fiducia rispetto alla copertura degli assegni, che vengono sempre meno accettati. Nella filiera di mercato, tra domanda ed offerta del produttore, sino all’ intermediario e all’ acquirente finale, si preferiscono i liquidi contanti o le transazioni elettroniche”.

In sintesi, le minori capacità di spesa dei cittadini comportano anche una diminuzione dei titoli emessi a fronte di contrazione dei consumi di carattere secondario (beni voluttuari, cellulari, strumenti informatici, autovetture, vestiario, etc.).