Sicilia, a Ispica la carota Igp raddoppia il fatturato

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Fatturato raddoppiato in un anno per la carota novella Igp di Ispica. Nell’arco di 12 mesi, dal 2012 al 2013, è passato da 200 mila a 450 mila euro. Un risultato ottenuto soprattutto per merito dell’aumento della produzione a marchio Igp che dai 4 mila quintali del 2012 è arrivata ai 7 mila del 2013 e quest’anno si punta a quota 10 mila. Una produzione per lo più (l’80%) venduta all’estero: Germania, Austria, Svizzera, Repubblica Ceca e Polonia. Il prezzo dell’Igp, inoltre, è in media del 10% superiore rispetto alle carote non Igp: se per quelle non “marchiate” si paga al produttore circa 60-70 centesimi al chilo, quella a marchio Igp vale dai 75 agli 80 centesimi.

Sotto il marchio Igp si sono riunite 13 aziende di piccole e medie dimensioni (dai 40 ai 200 addetti) che hanno creato nel 2010 il Consorzio di tutela. Si tratta di aziende che insistono tutte nell’areale

che si espande nella fascia costiera delle province di Ragusa e Siracusa, una zona che riceve molta luce del sole anche in inverno. Qui negli anni Cinquanta, imprenditori agricoli olandesi individuarono una zona ideale per “controstagionalizzare” il prodotto: nel Nord Europa, infatti, viene seminata all’inizio della primavera, coltivata lungo tutta l’estate e raccolta in autunno. Al contrario il ciclo della carota nel Sud della Sicilia inizia con la semina autunnale, prosegue con la coltivazione invernale e si conclude con la raccolta in primavera.

La coltivazione ha avuto un impatto notevole sull’economia locale nei primi anni, poi subentrarono i frigoriferi e quindi la possibilità di conservare i prodotti più a lungo e la carota siciliana iniziò ad avere una forte concorrenza, divenendo una produzione meno redditizia. Così se all’inizio degli anni Ottanta si coltivavano 3 mila ettari a carote, oggi non si superano i 1.500 ettari.

Negli ultimi anni, grazie al riconoscimento Igp ottenuto dopo 8 anni dalla richiesta (in Italia c’è solo un altro riconoscimento del genere nel Fucino, Avezzano) si punta al rilancio di questo prodotto dalle grandi qualità organolettiche e nutrizionali come la presenza di falcarinolo e di glucidi non dannosi per i diabetici per una consistenza del 5% del peso del prodotto fresco. Mentre il beta-carotene è presente in 4 mg ogni 100 grammi di peso del prodotto fresco.

Ovviamente le difficoltà non mancano, con problemi comuni al resto dell’agricoltura siciliana. «I costi di trasporto sono molto alti – afferma Carmelo Calabrese, presidente del Consorzio di tutela – si va dai 9-10 centesimi al chilo in Italia fino ai 15 centesimi per il trasporto all’estero, se si considera che produrre un chilo di carote costa 18-20 centesimo al chilo, si capisce che trasportarla costa quasi quanto produrla. Una non competitività nel trasporto che frena la crescita delle nostre aziende. Di sicuro potrebbe giovare uno sviluppo del settore cargo del vicino aeroporto di Comiso».

Calabrese però guarda al futuro con fiducia: «Vogliamo trasmettere i punti di forza del nostro prodotto in Sicilia ma anche nel resto d’Italia, farne capire il valore in termini di gusto e benessere. Quindi punteremo ad aumentare la quota del prodotto venduto con il marchio Igp e anche il numero di aziende, tra produttori e confezionatori, che fanno parte del consorzio».