A Palermo serve un governo per il bene comune che fermi il qualunquismo

Oggi sul Sole 24Ore Giuseppe Oddo racconta, dettagliatamente, quale sia lo stato dei conti del Comune di Palermo. Dopo mesi e mesi di dibattito in cui l’ex sindaco Diego Cammarata ha ritenuto di dover intervenire dicendosi in pace con la coscienza per aver lasciato i  conti in ordine, un pezzo di tal genere sembrava d’obbligo. Anche perché in questa campagna elettorale il tema non sembra interessare granché.

E invece quella dei conti, opachi, è la partita che si gioca l’amministrazione dei prossimi cinque o dieci anni. Dopo un decennio di sollazzi che ha portato allo sfascio della città chiunque vada a Palazzo delle Aquile si dovrà confrontare con questo stato di cose.  C’è poco da stare allegri: i servizi oggi sono al minimo storico  e in città arriva un comico più furbo che intelligente a dirci che la mafia è meglio dello Stato.

Siamo alla follia e se dovesse diventare rilevante il voto di questi signori arriveremmo a decretare il definitivo sfascio della città. Serve senso di responsabilità: a  cinque giorni dal voto magari si dovrebbe cominciare a pensare a future alleanze per il bene comune, a programmi concreti che vadano oltre il dibattito da campagna elettorale. Il disastro è stato fatto ma i palermitani e con loro i siciliani meritano un futuro diverso.