A Palermo si vive male, lo dimostra uno studio che usa gli indicatori Bes

La qualità della vita a Palermo è bassa. Quello che i cittadini percepiscono quotidianamente viene ora provato con un nuovo sistema di indicatori che mette in evidenza come il benessere non dipenda solo dal Pil e da altri dati economici, ma ci sono elementi che contribuiscono a rendere una città più o meno vivibile. Si tratta dei BES, indicatori di benessere equo e sostenibile, che fotografano le difficoltà del capoluogo siciliano alle prese con una scarsa propensione all’innovazione e pochissimi brevetti, con competenze alfabetiche e numeriche degli studenti tra le peggiori del Meridione, dove i dati della raccolta differenziata sono imbarazzanti e il tasso di occupazione è lontanissimo dal raggiungere gli standard europei.

A misurare la qualità della vita di Palermo è stato il progetto urBES, i cui dati sono stati analizzati da Girolamo D’Anneo, responsabile dell’Ufficio statistica del Comune di Palermo, e pubblicati nell’ultimo numero di Strumenti Res, la rivista della Fondazione Res che si occupa di tematiche socio-economiche. Lo studio “Il Benessere Equo e Sostenibile nei Comuni: il caso di Palermo” sintetizza i risultati del progetto avviato da Istat e Cnel a fine 2010, il primo tentativo italiano di misurare il benessere attraverso un approccio multidimensionale.

Lo studio evidenzia che la provincia di Palermo non è molto propensa all’innovazione, con pochissimi brevetti registrati: 7,6 ogni milione di abitanti nel 2008, segno anche della mancanza di un tessuto produttivo capace di innovare. Infatti, il confronto con la provincia di Catania (24 brevetti ogni milione di abitanti) non regge. In quell’anno in Sicilia i brevetti sono stati 8,6 per ogni milione di abitanti e nel Meridione 13. Il dato nazionale è comunque lontanissimo: 69,6.

Anche il sistema scolastico non sta bene, visto che «gli studenti palermitani – scrive D’Anneo – fanno registrare un gap di competenze, sia alfabetica che numerica, rispetto a quelli del Mezzogiorno e, soprattutto, rispetto alla media degli studenti italiani». Ad esempio il livello di competenza alfabetica degli studenti palermitani è pari a 188,6 contro un valore riferito al Mezzogiorno di 190,6 e un valore nazionale di 200. Analoghi i dati per le competenze numeriche.

Basso anche il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni, sebbene non sia una novità: nel 2012 era del 43,4% nell’intera provincia, in Sicilia il 44,9%, il 47,6% nel Sud, mentre la media nazionale era del 61%. L’Europa nel frattempo punta al 70%. Male anche la raccolta differenziata con un misero 7,7% rispetto al 9,4% regionale, al 21,2% del Sud e alla media nazionale che è del 35,3%, ma il dato si riferisce al 2010 quando era appena partito il progetto di raccolta differenziata porta a porta.

In controtendenza è il reddito pro capite, ma riferito al 2010, quando «il reddito disponibile pro capite delle famiglie consumatrici nella provincia di Palermo – scrive ancora D’Anneo – è risultato pari a 14.158 euro. Il valore della provincia è superiore a quello regionale (12.674 euro) e del Sud (12.790), ma risulta inferiore a quello nazionale (17.029)». Ma sul reddito pro capite dovevano ancora farsi sentire gli effetti più pesanti della crisi.