Acli terra apre a Palermo la Casa dei sapori

Aprirà a Palermo il prossimo 30 giugno la prima “Casa dei sapori” di Acli Terra Sicilia. “Si tratta di una grande opportunità di accorciare la filiera, dal produttore al consumatore, per quei prodotti che caratterizzano la Dieta mediterranea, che partirà dal capoluogo e che poi verrà replicata negli altri otto grandi centri urbani dell’Isola”, ha spiegato Nicola Perricone, Vice presidente nazionale vicario e presidente regionale di Acli Terra, nel corso della presentazione del primo volume della Collana Editoriale di Acli Terra Sicilia, “La dieta mediterranea per lo sviluppo del Mezzogiorno tra green e blue economy” che si è tenuta presso la sede dell’archivio storico del Comune di Palermo. A moderare l’incontro è stato Leonardo Catagnano, dirigente dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea.

“Le Acli hanno il ruolo di occuparsi di tanti aspetti della vita dei cittadini”, ha spiegato Stefano Parisi, Vice Presidente di Acli Sicilia, “e in questo ambito Acli Terra ha il merito di occuparsi con cura dell’agricoltura e degli elementi che, come la Dieta mediterranea, possono dare un grande contributo all’economia dell’Isola”.

Ma non è solo l’aspetto economico che va evidenziato. Secondo Ezechia Paolo Reale, assessore regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea, “agricoltura e pesca, con quello che significano in termini di alimentazione e di salute, non sono solo attività economiche e se restano tali non riusciranno a svolgere il ruolo che ci si aspetta da loro”. “Le tracce lasciate dall’agricoltura dalla produzione al consumo sono tracce culturali”, ha proseguito Reale, “che vanno lette se no rischiamo di perderle per strada”. “Il bene immateriale della Dieta mediterranea non viene scelto solo perché a tavola ha più gusto o per l’importanza in termini salutistici ma anche perché è irripetibile”, ha spiegato, “e se abbiamo la capacità di restare convinti delle nostre peculiarità gli spazi economici che si aprono sono grandi, soprattutto per i giovani”. “La sfida è usare al meglio i fondi messi a disposizione dall’Unione europea ma anche sfruttare le opportunità date dalle esposizioni universali come l’Expo 2015 di Milano, dove la Sicilia avrà la grande opportunità di coordinare 12 Paesi nell’ambito del cluster biomediterraneo”.

“La sfida più importante per l’Occidente, che tocca anche il Mezzogiorno d’Italia, riguarda senza alcun dubbio la qualità della vita, di cui è parte integrante il nuovo assetto sociale delle comunità locali”, ha spiegato Fausto Cantarelli, già professore ordinario di Economia agroalimentare all’Università di Parma, “argomento affrontato, a cominciare dalla seconda metà del secolo scorso, per moderare la spinta agli obiettivi quantitativi, che avevano escluso, con la qualità, un’ampia gamma di prodotti di utilità individuale e oggettiva. Oggi c’è un ritorno alla terra e al mare, alla natura in genere: basti pensare agli orti urbani che l’uomo sente il bisogno di coltivare attorno alle città. La qualità della vita esprime, oltre allo stato di benessere, anche il grado di soddisfazione personale per la salute, che è per tutti la prima condizione per essere felici. Il Mezzogiorno d’Italia non vi ha mai rinunciato e oggi si apre la strada all’offerta di nuove opportunità che sarebbe sbagliato non cogliere”.

Per Antonino Bacarella, già professore ordinario di Economia e marketing dei prodotti agroalimentari presso l’Università di Palermo, “la Sicilia ha già perso fin troppo tempo ed ora si trova in uno stato di sfiducia trasversale che coinvolge tutte le istituzioni, aggravata dal 50% di disoccupazione giovanile e dal 25% di disoccupazione complessiva”. Secondo l’esperto però l’Isola ha grandi risorse. “La Sicilia stessa è una risorsa ed ora il nuovo Programma di sviluppo rurale 2014-2020 dovrà lasciare la logica della minimizzazione dei costi per passare a quella della massimizzazione del valore dei prodotti agricoli”.

A rappresentare il Comune di Palermo guidato da Leoluca Orlando, è stato Francesco Maria Raimondo, assessore al Verde. “Oggi viene presentato un vero e proprio vademecum che va diffuso per stimolare il dibattito intorno agli elementi che caratterizzano la dieta mediterranea”, ha spiegato Raimondo, che ha proseguito: “Grano duro, olivo, mandorlo, vite, nocciolo, pistacchio, agrumi e pomodoro che sono arrivati successivamente, ma anche le 1700 essenze di Lamiacee tra cui origano e rosmarino, sono tutti prodotti senza cui non ci sarebbe la dieta mediterranea”. “La valorizzazione di questo importante bene immateriale riconosciuto dall’Unesco può indirettamente incentivare le attività agricole, e può essere un’opportunità per le nuove generazioni, che vanno guidate e avvicinate al mondo dell’agricoltura e della pesca”.