Agricoltura in Sicilia e assegni postdatati…

Il rapporto tra agricoltura e banche? «In un giorno una sola banca di Vittoria ha protestato cento assegni, è ora che i direttori si diano una calmata». Quella che vent’anni fa era la città con il più alto prodotto interno lordo della provincia di Ragusa, un tempo definita la Lombardia del Sud, oggi è la prima città per esecuzioni immobiliari e aste giudiziarie. Vittoria è la città con uno dei mercati ortofrutticoli più grossi e importanti dell’Europa, ma anche la città in cui Guarascio ha dato la vita per salvare la sua casa dalla vendita all’asta. Con queste parole è stato accolto il leader della Lega Matteo Salvini chiamato direttamente dagli operatori del settore che chiedono aiuto per una situazione divenuta oramai drammatica. Gli agricoltori sono sull’orlo del fallimento, lo sono da anni, ma adesso sono almeno quattro mesi che i prezzi al mercato sono ridicoli, il pomodoro piccadilly non si raccoglie nemmeno più, il prezzo è troppo basso, il ciliegino va a 40 centesimi e, se va bene, a cinquanta, ma non di più. Salvini è arrivato a Vittoria il giorno dopo che il Parlamento ha aperto all’ingresso di ulteriori 35 mila tonnellate di olio tunisino, «una decisione- ci tiene a precisare il leader del carroccio – che ha avuto il voto favorevole del Pd e quello contrario della Lega Nord. Se oggi i cittadini mi chiamano anche al Sud – dice ancora Salvini- è perché tutto il resto della politica ha fallito- io mi occupo dei problemi reali del paese anche se alcuni miei colleghi, quando al Parlamento Europeo parlo di pomodori, tonno o latte, si mettono a ridere, ma non c’è una cazzo da ridere». Durante la sua presenza a Vittoria, Salvini ha ascoltato i produttori e i commissionari del mercato ortofrutticolo che hanno illustrato i problemi di un settore massacrato dalla crisi: melanzana a 25 centesimi, arance da 10 in giù, tutto sta saltando. Gli agricoltori si tengono in vita con gli assegni postdatati che utilizzano per qualsiasi cosa, ma prima o poi il gioco finisce e dall’economia virtuale si passa a quella reale con i titoli che vengono protestati dalle banche con tutte le conseguenze del caso. A Matteo Salvini è stato chiesto di farsi portavoce perché si chiedi urgentemente lo stato di crisi dell’agricoltura con il riconoscimento della moratoria per le procedure delle banche e la revisione degli accordi Ue sul libero scambio. «Sarò alla testa del vostro corteo- ha affermato il leader della Lega – ma a patto che la protesta sia vera e sincera. Andremo al ministero e, se non ci faranno entrare con le buone, ci incazzeremo e poi vediamo se non ci fanno entrare». Come per l’agricoltura la richiesta d’aiuto a Salvini è arrivata anche dai pescatori: «Corecetta e Renzi stanno distruggendo questa Isola, la quota tonno è assurda, non si può multare per otto mila euro un pescatore perché ha preso un tonno, il tonno non sa di essere tale e non sa nemmeno che non deve abboccare all’amo perché c’è la quota, non può sapere nemmeno in che acque si sta trovando. Il fatto – ha poi continuato Matteo Salvini – è che Rosario Crocetta è una vera calamità per questa Sicilia e io non vedo l’ora di mandarlo a casa. Noi- ha ribadito il leader della Lega – siamo quello che mangiamo, ma non riesco proprio a capire cosa abbia potuto mangiare Crocetta per essere così»

Strettamente legato alla crisi agricola è il problema delle aste giudiziarie, i lavoratori vanno in bancarotta e i creditori avviano le procedure. In questo momento solo in provincia di Ragusa si contano oltre mille procedure in corso, in Italia sono oltre 250 mila. Solo due giorni fa a Pozzallo, sempre nel ragusano, un imprenditore è salito sul tetto del suo capannone, venduto all’asta per 408 mila euro, quando il CTU lo aveva valutato 1,7 mln di euro, minacciando di darsi fuoco. Corrado Giuga, questo il nome dell’imprenditore, alla fine ha desistito grazie alla mediazione delle forze dell’ordine e all’ufficiale giudiziario che gli ha dato un altro mese di tempo per trovare i soldi per riacquistare il suo capannone, l’acquirente ha dato la sua disponibilità a rivenderlo, ma le banche concederanno il prestito? «Se non lo faranno – ha detto Giuga- risalirò su quel tetto e mi cospargerò ancora di benzina e quello che succede succede».

Sollecitato su questo tema Salvini ha affermato: «Il Pd di Renzi pesa solo a capire se sia meglio avviare le procedure dopo sette o diciotto rate, ma non si preoccupano di cercare di trovare una soluzione al problema. «Il fatto – dice ancora Salvini – è che il governo è complice delle banche, sarebbe meglio se fossero incapaci, ma sono proprio complici»