Agrigento, cresce il rischio isolamento

La distanza dai mercati e la scarsa dotazione infrastrutturale, un atteggiamento poco collaborativo da parte delle istituzioni. Sono un paio degli elementi patologici individuati da professionisti e imprenditori agrigentini che da anni lamentano la difficile situazione di contesto in cui sono costretti a operare. La provincia è ancora una volta agli ultimi posti della classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita. E quest'anno si è guadagnata un ultimo posto nella "sezione" affari e lavoro. A pari "demerito" si potrebbe dire con Reggio Calabria. «Continuiamo a ripetere le stesse cose – dice Vittorio Messina, presidente della Camera di commercio agrigentina –: registriamo un forte ritardo nella dotazione infrastrutturale, che certo non ci aiuta ma anche un'incapacità della classe politica a far diventare Agrigento attrattore di investimenti». Sotto accusa anche la burocrazia che «può avere un ruolo positivo se è efficace ma in queste condizioni è un ostacolo insormontabile».
Dello stesso tenore la riflessione di Giuseppe Catanzaro, presidente di Confindustria Agrigento e vicepresidente di Confindustria Sicilia: sua l'idea, qualche anno fa, di disegnare un'Italia capovolta con Agrigento al posto di Milano o Como, insomma con la Sicilia al Nord e la Lombardia al Sud. Un sogno che Catanzaro, impegnato sul fronte dello sviluppo e della lotta alla mafia (è uno dei protagonisti della svolta di Confindustria Sicilia), ha perseguito e persegue ma, dice, «dobbiamo purtroppo prendere atto della scarsa sensibilità nei confronti delle imprese da parte della politica. C'è da riflettere e parecchio su alcuni indicatori della classifica del Sole 24 Ore. C'è da riflettere per esempio sul nostro il posizionamento all'ultimo posto nazionale per quanto riguarda gli affari ed il lavoro, sulle valutazioni in tema di export, disoccupazione e impieghi finanziari, sia il calo di ben 12 posizioni nella classifica relativa ai reati». Per il presidente dell'Ordine dei commercialisti Ignazio La Porta quella agrigentina è una provincia disomogenea: « «Ci sono aree come quella di Sciacca, di Licata o di Canicattì che hanno una consistenza economica diversa – dice –. Il problema si pone per la zona attorno ad Agrigento. C'è stata una forte dipendenza dalle commesse pubbliche e questo ha creato problemi di non poco conto. Ma da queste parti l'impresa privata deve fare i conti anche con la burocrazia: i dipendenti pubblici dovrebbero capire che loro sono al servizio dei cittadini e non viceversa».