Alleanza delle cooperative in Sicilia: colosso da tre miliardi di fatturato

PALERMO -Cinquemila imprese associate, 40 mila occupati, 210 mila soci e un fatturato globale aggregato di quasi 3 miliardi di euro. Sono i numeri dell’Alleanza regionale delle Cooperative Italiane – Sicilia, costituita dalle tre maggiori centrali: Agci, Confcooperative e Legacoop nei giorni scorsi. L’assemblea che si è tenuta a Palermo ha eletto presidente Gaetano Mancini, numero uno di Confcooperative Sicilia. Co-presidenti invece i presidenti di Agci e Legacoop, Michele Cappadona e Pietro Piro. “Abbiamo davanti una grande responsabilità che ci deriva dal lungo periodo di crisi economica – dice Mancini – E’ quella di far sì che le cooperative siano insieme strumento di crescita economica ma anche di emancipazione sociale, di crescita delle nostre comunità e di sviluppo di coscienza civica. Sapendo che rappresentiamo il 12 per cento delle cooperative che fanno riferimento all’Alleanza a livello nazionale”. Mancini ha anche tratteggiato quella che sarà la nuova Alleanza. “Un’organizzazione che dovrà essere antica nei valori ma moderna negli obiettivi e nella strumentazione e che sappia valorizzare giovani e donne come fattori di innovazione nella cultura. Ferma nel contrastare con decisione i fenomeni di corruzione e le mafie”.
Agci, Confcooperative e Legacoop che insieme rappresentano l’80% della cooperazione associata nell’isola continueranno ad operare fino al 2017 quando si fonderanno definitivamente nell’Aci.
Il Movimento cooperativo in Sicilia contribuisce direttamente  alla creazione del 5 per cento del Pil regionale. Oltre il 9,3 per cento se si considera l’effetto indiretto e l’effetto indotto. Le cooperative associate sono 5000. Così divise per settore: 800 agricole, 900 edilizia Abitativa, 150 Pesca, 1400 Produzione e Lavoro, 1200 Sociale e sanità, 500 Turismo, cultura e servizi, 25 Consumo e 25 Banche di credito cooperativo. Sotto il profilo dell’occupazione, a registrare i numeri maggiori sono le coop sociali e sanitarie (18 mila). Segue il settore Produzione e lavoro (12000), Agricolo (5000), Turismo, cultura e servizi (3000) e Pesca (2000). La crescita media negli ultimi anni è del 7,1 per cento. Le percentuali maggiori nei settori sociale, sanitario e turistico.
La Sicilia è la tredicesima regione italiana a varare l’Alleanza per rafforzare l’azione di rappresentanza  nei confronti delle istituzioni e delle parti sociali (sindacati del lavoratori e associazioni datoriali), ma anche per dare nuovo impulso all’autoimprenditorialità e all’occupazione che negli anni della crisi ha avuto un incremento del 7,1 per cento. “L’Alleanza ci rende più forti nel confronto con le istituzioni”, ha sottolineato il presidente del’Agci Michele Cappadona ricordando, tra l’altro, alcune recenti scommesse cooperative come quella degli ex dipendenti dello stabilimento della Birra Messina nella città dello Stretto. “Non vogliamo pesare di più come Aci perché numericamente più grandi ma perché qualitativamente di maggiore valor, più rispettosi della legalità e portatori di cambiamento”, ha detto il presidente di Legacoop Sicilia Pietro Piro. Sottolineando la necessità di “non aspettare i pronunciamenti della magistratura per l’adozione dei provvedimenti associativi nei confronti delle coop che valicano i confini di legalità. La gran parte delle cooperative associate non possono essere danneggiate – ha detto – da un ristrettissimo numero di cooperative che ha smarrito il senso della “buona cooperazione”. I lavori sono stati aperti dal presidente nazionale di Legacoop e co – presidente dell’Aci Mauro Lusetti. “La Sicilia – ha detto – è una regione strategica per l’affermazione dell’Alleanza il cui cammino a livello nazionale è stato avviato da tempo”. Ha chiuso invece il presidente nazionale dell’Agci e dell’Aci, Rosario Altieri: “L’alleanza dei cooperatori italiani – ha detto Altieri – serve a garantire maggiore forza alla cooperazione italiana che è una leva fondamentale per superare i problemi del Paese e della Sicilia. E’ necessario portare l’Italia al più presto fuori dalla crisi economica e recuperare il differenziale di crescita rispetto agli altri Paesi europei e occidentali”.