Antimafia e veleni. Montante incassa il sostegno degli industriali siciliani

Gli industriali siciliani stanno con  Antonello Montante e danno il loro sostegno all’imprenditore di Caltanissetta dopo le notizie pubblicate da Repubblica sull’inchiesta aperta dalla Dda per presunti rapporti con i clan.  «Il paradosso – affermano i rappresentanti di Confindustria, Ance, Piccola industria e Giovani industriali Sicilia – è che nessuno sa di cosa stiamo parlando. Quella riportata dai giornali non è una vicenda giudiziaria ed è per questo che ribadiamo la piena fiducia nell’operato del nostro presidente. Al suo fianco c’è un sistema fatto di imprenditori onesti che si muove in un’unica direzione, da quando, nel 2005, partendo proprio da Caltanissetta, è iniziata un’azione di contrasto ad ogni pratica illecita». Le dichiarazioni di alcuni pentiti indicherebbero Montante come vicino alla famiglia mafiosa di Serradifalco.In particolare si farebbe riferimento, con le accuse dei pentiti, ai rapporti con Paolino e Vincenzo Arnone, che furono anche testimoni di nozze dell’attuale presidente degli industriali siciliani. Dalle dichiarazioni dei collaboratori emerge anche che Montante avrebbe messo una buona parola per far sì che Arnone desse il permesso agli imprenditori Romano di Caltanissetta di aprire un punto vendita a Serradifalco.

La sensazione è che si stia giocano una partita, tutta interna al già litigioso mondo dell’antimafia, sulla gestione dei beni confiscati.  La commissione regionale Antimafia presieduta da Nello Musumeci ha fatto il punto con il prefetto Umberto Postiglione, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Come riferito ai giornalisti dal prefetto Postiglione «il 40% dei beni confiscati a tutta la criminalità organizzata si trova a Palermo e provincia. La mafia era sicura che nessuno sarebbe mai andato prenderli». Ma ha lamentato l’inadeguatezza della normativa vigente e tuttavia l’Agenzia a legislazione vigente ha un suo piano di lavoro che il suo direttore ha così illustrato: «Agli amministratori giudiziari dei beni sequestrati alla mafia chiediamo una relazione e alla minima dissonanza l’Agenzia si avvale del potere di sostituire chi non svolge il compito come dovrebbe. Ne abbiamo cambiati tanti di amministratori». Ha anche ricordato l’istituzione dell’albo unico degli amministratori giudiziari (coadiutori): «Era difficile per il magistrato trovare l’eroe di turno disposto a gestire il bene del mafioso pericoloso. L’albo è a servizio del ministero della Giustizia e della magistratura».
Sulla vicenda giudiziaria del presidente di Confindustria Sicilia ha così risposto: «Non so se Antonello Montante si deve dimettere, dipende da una sua sensibile valutazione. Montante ha sempre combattuto dalla mia stessa parte, per la legalità. Se non fosse così sarei molto addolorato visto anche le battaglie che ha fatto con Ivan Lo Bello. Se c’è qualcuno che vuole vendicarsi per queste cose potrebbe cercare di farlo attraverso meccanismi denigratori. Bisogna conoscere la verità: per come conosco Montante mi sembra una persona onesta».