Asmundo: "Ecco come cambia l'economia siciliana: grazie alle imprese innovative il Pil torna a crescere"

Il tessuto produttivo siciliano si trasforma. La crisi ha provocato la chiusura di imprese ma ha anche spinto alcune realtà ad avere più coraggio e a investire in nuove soluzioni, anche al di fuori di quello che è la specializzazione territoriale. Dinamiche emerse nell’ultimo rapporto CongiunturaRes della Fondazione Res, curato dall’economista Adam Asmundo, responsabile delle analisi economiche della stessa Fondazione.

Professore Asmundo, dai dati del recente rapporto CongiunturaRes è emerso che l’economia siciliana tornerà a crescere principalmente per l’aumento dei consumi. Ma emerge anche che a trainare l’economia dell’Isola sono anche quelle imprese che innovano e investono: qual è il peso di questa componente?

«Calcolare il peso di questa componente non è facile, in termini assoluti si tratta di poche centinaia di imprese, con un numero medio-basso di dipendenti. In termini di valore aggiunto il peso è elevato e potremmo anche assimilarlo al 10% del prodotto lordo regionale. Quello che tuttavia è più rilevante è il peso culturale e sociale, prima che economico e reddituale, del modo in cui queste imprese operano, senz’altro assimilabile ai migliori esempi di best practice sui mercati globali».

In che modo queste imprese riescono a trascinare l’economia regionale?

«Al di là degli aspetti quantitativi, dei quali abbiamo appena detto, è proprio il valore di esempio di possibile attivazione di processi virtuosi quello che può più facilmente estendersi al contesto regionale, attraverso processi imitativi settoriali e territoriali».

Il Focus del rapporto è dedicato alla mutazione delle imprese in questi sette anni di crisi. Come è cambiato il tessuto produttivo siciliano?

«Su un totale ad oggi di 368 mila, sono circa 25 mila in meno le imprese attive dal 2007. Accanto alla crisi delle strutture produttive tradizionali e maggiormente orientate al mercato locale, particolarmente sentita nella trasformazione industriale e nei servizi al dettaglio, si assiste alla nascita di nuove imprese legate a nuova domanda e nuovi stili di vita, ma anche a cambiamenti interessanti sul territorio».

Si parla anche di imprese che ottengono successo al di fuori della specializzazione territoriale, può spiegare questo fenomeno?

«Nell’analisi emergono casi di vivacità imprenditoriale che poco hanno a che fare con la tradizionale specializzazione dei territori: un dato registrato, a livello provinciale, in ben 17 dei 45 casi osservati. Tra le possibili traiettorie di uscita dalla crisi, il sistema produttivo regionale sembra non solo insistere nella ricerca di nuova produttività, competitività e redditività nell’ambito delle vocazioni e delle specializzazioni esistenti, ma anche – e forse soprattutto – aprirsi coraggiosamente a nuove esperienze percorrendo nuove strade e sentieri fin qui meno battuti. Nel mondo globale, qualsiasi impresa sembra poter nascere in qualsiasi territorio».

Può fare qualche esempio concreto?

«Accanto al rafforzamento della tradizione agroindustriale e turistica delle località più note, emergono specializzazioni in strumenti e forniture mediche nel sistema locale di Enna, fabbricazione di mobili nel sistema di Scordia, abbigliamento a Bronte, produzione di software e consulenza informatica nei sistemi di Paternò e di Patti, servizi avanzati a Bagheria, Palermo, Mistretta, Messina; sono solo alcuni esempi di possibili eccellenze sulla strada dello sviluppo».