Attività commerciali in Sicilia, anche il 2015 si chiude in negativo

Attività commerciali in Sicilia, anche il 2015 si chiude in negativo.   Secondo le stime dell’Osservatorio Confesercenti nazionale, la Sicilia è la regione ad avere messo a segno il saldo peggiore tra aperture e cessazioni di attività negli ultimi 5 anni, con un saldo negativo di 16.355.

A Catania dal 1 gennaio al 31 dicembre 2015 hanno chiuso 1.612 aziende, circa 4 al giorno. In tutta la Provincia 4.949. Il settore che ha sofferto di piu’ il commercio, con un saldo negativo di 95 in citta’ e 366 in provincia. A seguire l’industria, l’edilizia e i trasporti.

Un crollo meno grave di quello registrato nel 2014 ma, comunque, numeri molto inferiori alle aspettative di ripresa. Il leggero calo delle imprese che hanno chiuso perche” non hanno resistito alla crisi viene annullato dalla frenata delle aperture. Il 2015 si conferma un anno di contrazione. Una vera e propria desertificazione che ha interessato tutto il territorio nazionale e in particolare la Sicilia.

La nostra Regione ha guadagnato il primo posto per il peggiore saldo negativo negli ultimi cinque anni.

“Fare impresa fa ancora paura – e’ l’analisi del direttore di Confesercenti Catania, Salvo Politino – La lieve ripresa dei consumi non basta a dare coraggio agli aspiranti titolari di azienda, terrorizzati da una fiscalita’ cresciuta quasi costantemente negli ultimi anni, dal costo degli affitti, dallo stato di degrado in cui si trova il nostro centro storico. E cosi’ sono molti di piu’ gli imprenditori che si arrendono rispetto a quelli che scommettono. Per il 2016 auspichiamo molta piu’ attenzione e considerazione a livello politico e amministrativo per il tessuto economico maggiormente produttivo delle nostre citta’ e della nostra Regione”.

Per interrompere il flusso negativo e consentire il ripopolamento dei centri storici Confesercenti a livello nazionale chiede al governo un meccanismo cosiddetto “combinato”, una norma che permette di introdurre canoni concordati e cedolare secca anche per gli affitti locali commerciali. “Si tratta di un accordo – spiega Politino – tra i proprietari di immobili, le aziende e le amministrazioni locali che permetterebbe di ottenere un triplice vantaggio: ripartenza dell’economia, ripesa del mercato immobiliare e ripopolamento delle vie cittadine storicamente a vocazione commerciale. Da un punto di vista fiscale, questa operazione porterebbe al fisco, a livello centrale e locale, introiti per oltre 1,5 miliardi di euro. Ribadiamo inoltre la necessità e l’urgenza di ridurre l’aliquota Imu per gli immobili ad uso commerciale”.