Blue Sea Land, il modello della blue economy per la conservazione del patrimonio subacqueo in situ

MAZARA DEL VALLO – Il modello di blue economy per la conservazione del patrimonio subacqueo in situ. È quanto emerso dal Forum “Mar Mediterraneo, archeologia: risorse e sviluppo”, curato dalla Soprintendenza dei Beni Culturali e dai Rotary Club di Palermo-Mondello e Mazara del Vallo, che si è svolto ieri pomeriggio nell’ambito del Blue Sea Land, manifestazione attualmente in corso a Mazara del Vallo. Un metodo cha va applicato al mare ed oltre il mare, con buone prassi che dicano come restaurare l’ambiente marino deturpato dall’uomo. Un approccio consapevole che va oltre la “green economy”, oltre la sostenibilità, per perseguire il fine della responsabilità individuale e collettiva, concorrendo tutti al restauro dell’ambiente marino, delle coste e del territorio, nonché alla loro salvaguardia.

A portare i saluti Angela Vento, presidente del Rotary mazarese. E’ intervenuto Tullio Scovazzi, docente di Diritto Internazionale dell’Università degli studi di Milano- Bicocca, il quale ha affrontato la complessa disciplina giuridica delle acque internazionali tra aspetti di natura pubblica e privata. “Il Satiro Danzante – ha osservato Scovazzi – rappresenta un esempio di ritrovamento in acque internazionali da parte di un natante privato, ma la proprietà della statua bronzea è statale; al protagonista del ritrovamento è stato concesso infatti soltanto un premio. La stessa cosa non può dirsi nella legislazione statunitense che prevede la proprietà al privato in caso di ritrovamento in mare”. “Rilanciare il Mediterraneo per incrementare il turismo siciliano – ha dichiarato Nino Salerno, vice presidente di Confindustria Sicilia – attraverso la fruizione dei siti archeologici e del patrimonio marino intorno alle coste siciliane, corridoio turistico non ancora sviluppato nella nostra isola” “La blue economy è il modello di frame su cui il Mediterraneo vuole svilupparsi – ha affermato Sebastiano Tusa, Soprintendente del mare – un processo inevitabile dove il patrimonio, prioritariamente, deve essere conservato in situ. L’archeologo distrugge la biologia marina, la chimico-fisica del contesto originario, ne sconvolge le caratteristiche – ha aggiunto Tusa – la Soprintendenza, infatti, decide di prelevare in base alla natura del bene ed al suo stato, come nel caso del legno che deve riemergere in quanto sottoposto nel tempo ad usura. Ricercare certezze e sicurezza sulle normative nella subacquea ricreativa e sportiva è necessario – ha precisato Tusa – la legislazione può essere corretta per introdurre standard più rigidi rispetto a quelle internazionali”.

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