Bonaccorsi confermato alla presidenza

L’assemblea privata di Confindustria Catania ha rieletto questa mattina Domenico Bonaccorsi di Reburdone alla presidenza dell’associazione con il 98,5% dei voti. Vicepresidenti sono stati eletti: Antonello Biriaco (vicario), Leone La Ferla, Giuseppe Galizia, Walter Finocchiaro, Silvio Ontario, Franco Pitanza (domenico-bonaccorsitesoriere).La conferma di Bonaccorsi alla guida degli industriali catanesi, per un ulteriore biennio, è arrivata dopo la designazione della Giunta, che lo scorso 11 gennaio lo aveva indicato quale candidato unico alla presidenza con il 100% delle preferenze.
A salutare la rielezione di Bonaccorsi, dalla sede del Credito siciliano di Acireale, dove si è riunita l’assemblea, anche i vicepresidenti nazionali di Confindustria per il Mezzogiorno, Alessandro Laterza e per l’Education, Ivan Lo Bello.
Con loro anche il presidente del comitato regionale Piccola Industria Giorgio Cappello e di Confindustria Messina,  Ivo Blandina. Presenti anche i vertici della struttura confederale: i direttori dell’area Sistema Associativo e Marketing,  Federico Landi, dell’area Mezzogiorno, Massimo Sabatini e di Confindustria Sicilia, Giovanni Catalano.
Davanti alla platea degli industriali Bonaccorsi ha ripercorso le tappe di un quadriennio che ha visto crescere fino a 1025 le aziende e le unità locali associate, con quasi 26 mila dipendenti: “Abbiamo lavorato sodo, lontano dai riflettori, ma vicini alle vere esigenze delle imprese – ha detto -, rispettando due ferme linee di condotta: la concordia al nostro interno (per superare l’interesse del singolo e proporci come interlocutori credibili); la scelta di una metodologia del “fare”, piuttosto che dell’apparire,  per dare soluzioni concrete ai mille problemi delle imprese, fuori da ogni clamore mediatico”.

Anni che Bonaccorsi ha definito “difficilissimi”, ma segnati anche da importanti svolte nella politica associativa: l’impegno per l’affermazione della legalità e il contrasto alle infiltrazioni criminali nell’economia,  in primis, “che sono garanzia per uno sviluppo vero”. Ecco quindi l’adesione ai protocolli di legalità con il ministero degli Interni, definiti  “grazie all’instancabile opera di Antonello Montante”;  la collaborazione con la Prefettura, l’autorità giudiziaria e le forze dell’ordine,  per stare concretamente al fianco di chi denuncia:”Solo nell’ultimo anno – ha ricordato Bonaccorsi – la nostra struttura ha dato assistenza operativa a ben cinque imprenditori vittime di attentati estortivi”.

Ma anche il fronte delle relazioni industriali per Confindustria Catania ha segnato in quattro anni traguardi importanti: “Con i vertici delle organizzazioni sindacali, pur nel rispetto delle singole posizioni – ha rilevato il leader degli imprenditori – ci siamo sempre misurati in termini costruttivi”. Da qui una politica volta alla “confederalizzazione” delle controversie, suggellata nel “Patto per lo sviluppo” sottoscritto nel 2009 da Cgil, Cisl, Uil e Ugl,  che ha permesso di non radicalizzare i contrasti e acuire l’emergenza sociale.

Nella relazione del presidente spazio anche ai dati economici con un focus sull’occupazione. Le imprese associate, tranne che nel settore delle costruzioni,  hanno registrato una sostanziale tenuta rispetto alla congiuntura negativa che invece ha colpito duramente il terziario e il commercio (soprattutto la grande distribuzione):   gli ammortizzatori sociali, nel 2012, hanno interessato 5348 unità lavorative, mentre si sono registrate 490, tra assunzioni e stabilizzazioni,  nei settori metalmeccanico (che ha assorbito il 40% dei lavoratori), delle telecomunicazioni, del  trasporto ferroviario, del terziario innovativo e delle attività postali. Le cessazioni dei rapporti di lavoro sono state  687, con un saldo negativo complessivo pari a 197 unità.

Ma sul futuro dello sviluppo continuano a gravare pesi insostenibili:“Sono burocrazia  e fisco i  principali nodi che preoccupano in questo momento le imprese” – ha sottolineato Bonaccorsi -. “L’aspetto più odioso della forte pressione fiscale che opprime cittadini e imprese – ha proseguito –  è la sensazione che tanti sacrifici non servano a nulla. Abbiamo la convizione che sia stato superato il livello di guardia”.

Ma  a frenare la crescita,  per gli imprenditori, ci sono anche una burocrazia elefantiaca; l’erosione del credito; gli intollerabili ritardi nella spesa dei fondi strutturali; la preoccupazione per una corruzione “gigantesca e sistemica”, come l’ha definita il Procuratore generale della Corte dei Conti, che pervade l’economia e si annida di frequente nelle società miste che gestiscono i servizi pubblici.

Il  ritornello dei punti dolenti, così, non cambia da anni, e il pressing degli imprenditori rimane immutato: occorre  lo sblocco dei crediti che la pubblica amministrazione deve alle imprese, nell’Isola sono oltre 3 miliardi di euro. “Per questo – ha rilevato

Bonaccorsi –  è necessario rendere subito fruibile il sistema della compensazione fiscale e rispettare  la nuova legge che impone pagamenti in 30 giorni”.  Ma è parimenti urgente una riduzione del costo complessivo della pubblica amministrazione,  divenuto insostenibile soprattutto in Sicilia. Bene quindi l’abolizione dei consorzi Asi, realizzata nonostante laceranti contrapposizioni, che ha spazzato via oltre 400 “poltrone”.

Quindi, un incoraggiamento all’azione del governo Crocetta, che suona come un monito a stringere sui risultati: “Una volta esaurita la fase della demolizione degli ostacoli allo sviluppo e alla trasparenza- ha ricordato Bonaccorsi- si metta mano alla costruzione di un nuovo modello amministrativo, capace di porre al centro le esigenze dei cittadini e delle imprese, senza le quali non c’è futuro”.

 

Infine, un  appello rivolto alle forze politiche in campo alle prossime elezioni affinché il “Progetto di Confindustria per l’Italia” per rilanciare l’economia, presentato all’assemblea, diventi la linea guida dello sviluppo: “Non è un libro dei sogni – assicura Bonaccorsi – ma un’articolata proposta elaborata con quell’impegno che da 103 anni ci colloca ai primi posti nella graduatoria della fiducia degli Italiani”.

Per Laterza la scommessa della crescita del Mezzogiorno, tema  “straordinariamente assente” dalla campagna elettorale, si gioca anche sui fondi strutturali:”Sulla programmazione 2014 -2020 – ha ricordato – abbiamo costruito la  posizione di Confindustria  e chiederemo di avere un ruolo forte”. Ma la sfida risiede soprattutto nella capacità di proporre progetti concreti. Quella degli imprenditori “deve essere un’azione civile e di sistema” per riavviare lo sviluppo. Un’azione sulla quale La Terza ha chiesto il contributo specifico di Confindustria Catania, da cui proviene oggi un’iniezione  di entusiasmo e di fiducia. “I risultati di Confindustria Catania – ha spiegato Lo Bello  – ne fanno una territoriale importante nel Mezzogiorno,  un punto di riferimento a livello nazionale grazie a una squadra affiatata e forte”.  “In un momento complesso, in cui è a rischio la coesione sociale  –   ha aggiunto – gli imprenditori hanno capito che non è più sufficiente la tutela dei propri interessi, ma è necessario intervenire con proposte a tutela del Paese, nella convinzione che la difesa dell’Italia è la migliore difesa degli associati”.                L’auspicio, quindi, che il Paese possa avere stabilita’ politica nei prossimi cinque anni per rimettere in moto l’economia. Poi,  riferendosi alla Sicilia, ha sottolineato come i temi dell’impresa in passato siano stati assenti dall’azione del governo. Oggi “siamo di fronte ad nuova stagione  – ha detto  – che però dovrà essere valutata sui risultati nei prossimi mesi”.