Breve viaggio tra tradizione e superstizione in Sicilia

La superstizione affonda le sue radici nelle culture dell’antichità. La parola formata da super e stitio venne infatti utilizzata da Cicerone per definire i fedeli che cercavano di propiziarsi le divinità, affinché la loro prole avesse maggiori probabilità di sopravvivenza.

I riti e le tradizioni relative alla superstizione, lungi da essere un mero specchio di credenze obsolete, aiutano invece a raccontare una cultura popolare diffusa in modo trasversale e, per questo, non legata ad una particolare classe sociale. Riti propiziatori, formule recitate sottovoce, l’interpretazione dei sogni, fino ad arrivare alla cultura materiale degli oggetti dalla valenza metafisica: l’obiettivo è spiegare l’inspiegabile e cercare un legame con il mondo trascendente.

Da questo punto di vista, la Sicilia è uno dei luoghi al mondo dove le pratiche relative alla superstizione sono non solo numerose, ma, in alcuni casi, si sovrappongono senza sforzo a razionali logiche scientifiche. Vediamo, qui di seguito, alcune delle più caratteristiche credenze della Trinacria.

superstizione

Il venerdì, l’agave, corni rossi, Medusa e la Fata Morgana

Il quinto giorno della settimana, il venerdì, ha una forte connotazione positiva, al contrario di altre culture, dove invece ha valenza negativa. Coloro che sono nati durante questo giorno, ricevono in dono una perpetua protezione dalle energie negative. I “venerini” che mostrano un interesse verso la trascendenza, possono anche vaticinare il futuro o contrastare addirittura i famosi “lupi mannari”.

Circondata da un alone di mistero, la pianta dell’agave è da sempre considerata non solo un rimedio contro il malocchio, ma anche un’efficace cura contro alcuni dolori, come il mal di denti. L’utilizzo del dente di agave per alleviare il dolore è testimoniato dal celebre studioso siciliano Giuseppe Pitrè nel suo libro Medicina popolare siciliana. La pianta, originariamente utilizzata per delimitare i confini tra una proprietà terriera e l’altra, è simbolo di prosperità e viene donata per augurare un futuro radioso agli amici più cari.

Alcuni studi fanno risalire l’origine del gesto delle corna a riti scaramantici derivati dalla leggenda del Minotauro. La simbologia legata al cornetto rosso, considerato come fonte di forza e potere anche in altre culture, ha probabilmente origini ancora più antiche, situandosi nel periodo preistorico. In quanto espressione di una ricerca di connessione con il soprannaturale, alcuni gesti legati alla superstizione, sono giunti praticamente intatti fino ai nostri giorni, e vi ricorrono, ad esempio, molti sportivi prima di un match, gli attori prima di uno spettacolo, come anche i campioni di poker, mentre sono al tavolo da gioco.

Una menzione a parte merita l’interpretazione siciliana del mito di Medusa, a cui le stratificazioni culturali che fanno capo alla religione cristiana hanno sempre dato una connotazione negativa. La Gorgone, infatti, pur essendo l’unica delle tre figlie di Gorgo a non essere immortale, aveva il potere di trasformare in pietra chiunque osasse rivolgerle lo sguardo. I caratteristici serpenti che ornavano il capo di Medusa, sono tra gli amuleti siciliani più diffusi. Rappresentano un aiuto a conservare e utilizzare discernimento e prudenza in ogni ambito della vita terrena. Nel mito greco, infatti, Medusa si trasforma da vittima della spada di Perseo, a sua attiva protettrice nelle successive imprese dell’eroe.

La figura della Fata Morgana è legata ad una leggenda che da tempo immemore avvolge le nebbie che si alzano sul mare dello stretto di Messina. Secondo il mito, la malvagia Morgana ingannava e confondeva i naviganti con immagini distorte che apparivano sopra la linea dell’orizzonte, per fare in modo che, perdendo la rotta, i marinai andassero a infrangersi con le loro imbarcazioni lungo la costa, trovando la morte tra le braccia della fata. In realtà, queste allucinazioni hanno una spiegazione. Si tratta di complicate manifestazioni di natura ottica, assimilabili ad un miraggio. In determinate condizioni atmosferiche, provenendo da Reggio o da Messina, appare in cielo l’immagine di una città rovesciata, come un vero e proprio “castello in aria”. È un fenomeno raro, e, parlando di scaramanzia, affatto di buon auspicio.

Una ricchezza culturale unica al mondo

Invocazione degli angeli, formule contro il malocchio, scongiuri, leggende, figure mitologiche e simbologia ancestrale: la cultura popolare siciliana è un bacino inesauribile di piccoli e grandi riti che cercano di riconnettere il mondo reale con il soprannaturale. Queste credenze sono solo una parte delle tradizioni siciliane, ma indubbiamente sono uno degli aspetti più noti del nostro Sud, da sempre meta di un turismo culturale sia nazionale che internazionale.

A seguito della sua immensa produzione etnografica, è stato proprio uno studioso siciliano, il già citato Giuseppe Pitrè (1841-1916), ad aggiudicarsi il titolo di fondatore degli studi sul folklore italiano. Gran parte della sua opera, costituita da testi di alto valore documentale e culturale, è confluita nella collana Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane. Ricordiamo, inoltre, che Pitrè ha fondato il Museo Etnografico Siciliano di Palermo, che raccoglie eredità materiali frutto di decenni di ricerca. Nel nostro presente devoto al prog