“Buttanissima Sicilia” un libro per l’estate nell’inverno del nostro scontento

di Asterix

E’ diventato il manuale di riferimento di tutti i resistenti, di un fronte unico che non tollera più il governo crocettiano della Regione siciliana. Così “Buttanissima Sicilia” di Pietrangelo Buttafuoco ha acquisito, per alcuni, il valore del pamphlet del grande intellettuale disorganico che punta a demolire un sistema di potere, il mal governo. E guardi di qua e guardi di là, ascolti questo e senti quell’altro, leggi di qui e di lì, non c’è uno che sia uno che non citi il Buttafuoco come esempio di impegno civile a servizio della Sicilia e dei siciliani. E’ tutto un pissi pissi di adulazione e complimenti che ti senti uno scemo a non averlo letto.

E infatti cosa diversa, poi, è leggere il libro, cercando di mettere in fila concetti assemblati con parole che sembrano colpi di manganello, alla ricerca di una tesi, di un ragionamento, di una proposta che non sia la solita litania di chiedere un commissariamento impossibile da ottenere. E nel cercare di demolire il fragile governo di Crocetta, il quale ha fatto dell’errore la caratteristica principale della sua permanenza a Palazzo d’Orleans, si tirano fuori tesi che lasciano la testa in superficie e mai aiutano nessuno ad andare a fondo. Si riporta tutto al cinismo di Lombardo, al macchiettismo di Crocetta come se la Sicilia, i siciliani, il famelico apparato regionale, il sistema dei corrotti che si annida nelle stanze del potere, l’assalto alla diligenza e l’affarismo siano cose di questi ultimi, disgraziati, anni.
E si fa di Totò Cuffaro, uomo che brilla per dignità ma che pur sempre sta scontando una condanna per mafia, l’eroe, il simbolo del buon governo, l’uomo che tutto illumina con la sua paciosa bontà, il politico che avrebbe potuto salvare la Sicilia dal baratro se solo glielo avessero lasciato fare. E il libro con questa analisi del tutto sconclusionata e priva di argomentazioni non dico scientifiche ma solo giornalistiche nulla dice della costruzione di un sistema che ha portato la Sicilia al baratro finanziario in cui si trova oggi con le sue centinaia di migliaia di bocche da sfamare solo con i trasferimenti pubblici: lavoratori socialmente utili, municipalizzate, partecipate regionali, formazione professionale di antico conio, forestali, i licenziati delle società private finiti nel bacino dei dipendenti pubblici e così via. Un sistema costruito scientificamente, a danno e sulle spalle della vera borghesia produttiva, dei piccoli imprenditori, degli artigiani, dei lavoratori onesti.
E dunque è certo vero che Crocetta con il suo fare da Pappagone è riuscito a imboccare il vicolo cieco perdendo per strada anche il sostegno del suo partito, accollandosi sostenitori trasversali e a volte persino di dubbia provenienza pur di andare avanti. Il punto è che, suo malgrado, Pietrangelo Buttafuoco potrebbe trovarsi di fronte a una grande operazione di distrazione di massa: si colpisce (non lui ma in generale una cultura ormai divenuta dominante) l’ineffabile Crocetta per nascondere i veri problemi di questa regione, in cui i grassatori, la mafia, gli speculatori, sono stati abituati a vivere e crescere nel privilegio, ad avere sempre e comunque tutto. E il pamphlet non rispetta così un impegno che la letteratura di genere vorrebbe: seminare dubbi piuttosto che propinare certezze assolute, manco fosse il profeta Isaia.
Perché, in verità, “Buttanissima Sicilia” sembra più un libretto per l’estate nell’inverno del nostro scontento in una regione priva di classe dirigente, che non ha investito sul merito, che non ha saputo valorizzare le proprie università, che si è abbandonata al familismo amorale e alla cuccuma, alla cosca. E lo ha fatto trasversalmente coinvolgendo destra e sinistra che sono corresponsabili di uno stato delle cose oggi senza uscita.