Caos rifiuti in Sicilia, un centro comunale su due non funziona

Il caos rifiuti in Sicilia passa anche dal mancato funzionamento dei centri comunali di raccolta. Ne sono attivi appena la metà.  Si tratta di centri che servivano per attuare una prima raccolta differenziata a livello comunale, e sui quali la Regione Siciliana aveva investito 38,2 milioni di euro, per realizzare 98 impianti, il tutto con i soldi dell’Europa, dato che l’Italia paga multe salatissime ogni sei mesi proprio a causa della bassa raccolta differenziata e della presenza di discariche abusive in Sicilia. La denuncia arriva dall’eurodeputato Ignazio Corrao, che ha realizzato un apposito dossier insieme ai parlamentari regionali del Movimento Cinque Stelle, chiedendo un intervento, più che altro, un chiarimento, all’assessorato regionale all’Energia e ai Rifiuti, diretto da Vania Contraffatto.

Ma cosa sono i centri comunali di raccolta? Delle grandi piattaforme ideate per fare in modo che i cittadini lì gettino i rifiuti ingombranti (soprattutto materiali ferrosi ed elettrodomestici) e pericolosi per evitare che finiscano in discarica. In questi impianti i rifiuti della stessa categoria vengono assemblati e dirottati poi verso idonee strutture di smaltimento. Nei centri si fa anche la raccolta differenziata. Ma tutto rimane sulla carta, perché un centro su due non è stato mai attivato, tanto che la raccolta differenziata in Sicilia è ferma al 10%, contro il 65% richiesto dall’Europa.

Con Decreti dell’ 8 aprile 2008 e del 13 maggio 2009, il Ministero dell’Ambiente – tenendo conto delle norme sulla gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) di cui al D.Lgs. n. 151/2005 e Decreto del Ministero dell’Ambiente n. 185 del 25 settembre 2007 – ha disciplinato tale tipologia impiantistica definendo il “Centro di raccolta comunale o intercomunalequale struttura nel territorio adibita al conferimento del rifiuto opportunamente separato e/o differenziato che deve prevedere nel suo interno anche l’area per il conferimento dei RAEE. In ottemperanza alla citata normativa si è reso necessario l’adeguamento e l’ampliamento dei Centri Comunali di Raccolta esistenti con l’inserimento dell’area destinata ai RAEE nonché la realizzazione di nuovi impianti.

Il Piano Regionale dei Rifiuti, avendo come obiettivo l’autosufficienza di ambito territoriale ed il raggiungimento prefissato di raccolta differenziata del 65 per cento, ha determinato le potenzialità degli impianti necessari a livello regionale ed ha previsto: la realizzazione di impianti di preselezione meccanica del rifiuto indifferenziato e di bio stabilizzazione della frazione organica del rifiuto residuo non intercettato dalla raccolta differenziata; la realizzazione degli impianti di compostaggio della frazione organica intercettata con la raccolta differenziata per ogni provincia per la quale risulta un deficit impiantistico per la situazione di regime con raccolta differenziata al 65 per cento.

Il rischio, adesso, per la Sicilia è che – dato che i centri non sono stati realizzati – vadano restituiti quei soldi a Bruxelles mai utilizzati o utilizzati n parte. Ne sono attivi solo 41. Ancora più grave un altro dato: 5 sono pronti, sono autorizzati, ma non sono stati mai attivati.

Sempre dal dossier di Corrao emerge un altro dato, l’Unione Europea aveva finanziato in tutta l’isola 247 isole ecologiche, per un totale di 13 milioni di euro. Se sono state attivate solo 24. In pratica, mezzo milione a isola… E poi ci sono altre 22 isole ecologiche in funzione, ma abusive, cioè senza autorizzazione. E’ anche da queste contraddizioni che passa il caos rifiuti in Sicilia, dove, davvero, non si capisce più nulla. Tant’è che sulle isole ecologiche e sulle piattaforme la Regione rimanda la responsabilità alle nuove Srr – che hanno sostituito gli Ato – le quali però lamentano la mancanza di finanziamenti e regole certe per definire le loro competenze.  C’è l’impegno comunque ad aprire almeno altri 40 centro entro Aprile.

Ecco dove si trovano tutti i centri attualmente non operativi, con indicata tra parentesi la zona dell’ambito territoriale di riferimento: Monreale(Palermo Provincia Ovest),Valderice (Trapani Provincia Nord), Biancavilla (Catania Area Metropolitana), Enna zona Scifitello(Enna Provincia),  Gela (Caltanissetta Provincia Sud), Joppolo Giancaxio (Agrigento Provincia Est), Marsala contrada Cutusio (Trapani Provincia Sud), Mascalucia (Catania Area Metropolitana), Ragusa contrada Palazzo (Ragusa Provincia), Sortino (Siracusa Provincia), Limina (Messina Area Metropolitana), Randazzo(Catania Provincia Nord), Marsala contrada Santo Padre delle Perriere (Trapani Provincia Sud), Collesano (Palermo Provincia Est), Pozzallo (Ragusa Provincia),Lampedusa (Agrigento Provincia Est), Serradifalco (Agrigento Provincia Est), Siracusa contrada Cassibile (Siracusa Provincia), Gualtieri Sicaminò (Messina Area Metropolitana),Mazzarrone (Catania Provincia Sud), Ramacca (Catania Provincia Sud), Racalmuto (Agrigento Provincia Est), a Licata ne erano previsti 5 più una piattaforma(Agrigento Provincia Ovest). Due impianti sono fermi a Catania.Un impianto fermo a Milazzo, Taormina,Vittoria(Pozzo Bollente),Vizzini, Gagliano Castelferrato, Custonaci, Ragalna, Erice, Alcamo, Adrano. Altri tre centri sono fermi a Trapani città.

Ed ecco i 40 nuovi impianti chela Regione intende realizzare a partire dai prossimi mesi: Augusta, Gioiosa Marea, San Pietro Clarenza, Segesta, Camporotondo Etneo,Vulcano, Filicudi, Stromboli, Lipari, Alicudi, Santo Stefano di Camastra,Misterbianco, Pedara,Belpasso, Sant’Agata Li Battiati,Adrano, Biancavilla,Motta Sant’Anastasia,Nicolosi, Paternò, Petralia Soprana, Castellana Sicula, Zafferana Etnea, Leni, Buscemi, Rosolini, Castelbuono,Aci Castello,Grammichele, Mineo, Buseto Palizzolo, Aci Sant’Antonio,Gangi, Polizzi Generosa, Malfa (2),Gravina di Catania, Santa Maria di Licodia, Mussomeli, Comuni dell’Ato 2 di Palermo, Vizzini, Acireale, Sant’Alfio, Mascali, Cinisi e Partinico.