Case in Sicilia gratis, o quasi. Il caso di Gangi fa parlare anche il New York Times

Case in Sicilia gratis, o quasi. Il Comune le regala. Accade a Gangi, comune delle Madonie.  Funziona così: ci sono vecchi proprietari di ruderi o immobili abbandonati che non vedono l’ora di disfarsene, ci sono acquirenti, innamorati dei nostri borghi, prontissimi a ristrutturarli, e ci sono i sindaci ben felici di impedire che i loro paesi cadano a pezzi. L’idea non è nuova, in Sicilia. Il primo a parlarne fu sette anni fa Vittorio Sgarbi, che da sindaco di Salemi sposò l’idea  del suo assessore alla creatività, Oliviero Toscani. C’erano fior di acquirenti: Brunetta, Massimo Moratti, altri vip. Le case erano quelle distrutte dal terremoto: si vendevano a un euro, ma con l’obbligo della ristrutturazione. Finì in un nulla di fatto, come molte cose di Sgarbi.  Ora tocca a Gangi,  settemila abitanti a mille metri sulle montagne del Palermitano. Ma qui siamo avanti, perchè, il Sindaco Giuseppe Ferrarello conta “Duemila richieste da tutto il mondo, un centinaio di contratti stipulati, una trentina di ristrutturazioni già finita”. Quindi, funziona. L’avviso è del 2009. Fino al 2011 nessuna offerta di vendita, poi il boom. La prima casa in vendita è stata quella del Sindaco (ad un ungherese), in carica dal 2007. Poi i compaesani, scettici, l’hanno seguito. Tra l’altro il Sindaco ci tiene al primato: “Ho avuto io l’idea prima di Sgarbi”. A Gangi ci sono in rovina 550 case.  Chi le vuole comprare deve pagare l’atto di passaggio, garantire una fideiussione da 5 mila euro, e ha soltanto l’obbligo di ristrutturazione entro tre anni. Una società di Firenze ne ha prese otto per farci un albergo e un ristorante». Il modello Gangi è stato celebrato dal New York Times, in un articolo che Il Mattino di Sicilia ha pubblicato e che potete leggere cliccando qui. 

Si tratta di abitazioni pittoresche, spesso dilapidate, tipiche della zona: vecchie costruzioni a torre i cui primi due piani ospitavano galline e capre, e solo il terzo le persone, i padroni di casa. Più di 100 case – racconta il giornale – sono già state assegnate e per altre 200 c’è una lista, in attesa di essere valutata. Per un villaggio passato dai 16.000 abitanti del 1950 ai meno di 7.000 di oggi, la speranza di una rivitalizzazione turistica e di occupazione nel settore delle costruzioni è ora più vicina. La cittadina fa solo da ‘tramite’ tra venditori e compratori, come una sorta di agenzia immobiliare li mette in contatto, ma a decidere se vendere o dar via per nulla sono i proprietari delle abitazioni.

A Salemi la stessa idea non ha funzionato. E il successivo commissariamento del Comune per mafia, con lo scioglimento dell’Amministrazione Comunale, ha messo fine ad ogni velleità.