Caso Saguto, indagini chiuse: ecco i reati contestati per il magistrato e il suo giro

La Procura di Caltanissetta ha chiuso l’indagine sugli illeciti nella gestione della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo. Venti gli indagati a cui è stato notificato l’avviso di conclusione dell’inchiesta. Tra loro l’ex presidente della sezione Silvana Saguto, che il Csm ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio, i colleghi Fabio Licata, Lorenzo Chiaramonte e Tommaso Virga, diversi amministratori giudiziari come il figlio di Virga, Walter, e Gaetano cappellano Seminara, il marito della Saguto Lorenzo Caramma, il figlio Emanuele e il docente dell’università di Enna Carmelo Provenzano.

Le ipotesi di reato contestate, circa 80, vanno dalla corruzione, al falso, all’abuso d’ufficio, alla truffa aggravata. Gli inquirenti ritengono in particolare di aver trovato la prova di due mazzette, da 20.000 e 26.500 euro, che sarebbero state pagate dall’amministratore Seminara al giudice Saguto, fra il novembre 2014 e il giugno 2015

Secondo l’accusa, per anni il presidente della sezione, il giudice Silvana Saguto,  ha gestito come fosse una cosa propria il sistema. Scegliendo gli amministratori giudiziari, chiamati a gestire patrimoni milionari appartenuti ai boss, tra chi, per avere incarichi e consulenze, era entrato nel suo cerchio magico e ricambiava con soldi, regali e favori.

Nei mesi scorsi la Finanza ha eseguito un sequestro di beni per un valore di 900mila euro nei confronti del giudice e del suo “cerchio magico”: quattro degli amministratori giudiziari “favoriti” e la moglie di uno di loro. Per la Procura, Saguto era intenzionata a vendere la casa e uno degli amministratori giudiziari, l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, tra i maggiori beneficiari dei favori del magistrato, aveva costituito un trust per la gestione di beni e quote societarie, secondo gli inquirenti, per sottrarli all’azione della magistratura.

Nel provvedimento dei magistrati nisseni c’è la storia dell’inchiesta: dalla genesi – l’indagine nasce a Palermo e passa ai colleghi di Caltanissetta quando viene fuori il coinvolgimento di alcuni magistrati – agli sviluppi successivi. La storia è quella di un magistrato strozzato dai debiti e preda di un tenore di vita insostenibile che si era creata un giro di fedelissimi amministratori giudiziari che ricambiavano gli affidamenti di incarichi milionari con regali, anche cibo, soldi, favori. Uno di loro, il docente universitario Carmelo Provenzano, tra le altre cose si sarebbe sdebitato facendo la tesi al figlio della Saguto, Emanuele, anche lui indagato. Mentre Cappellano Seminara avrebbe affidato consulenze al marito della presidente.

Nella lista degli indagati ci sono anche altri giudici, tra cui Tommaso Virga, ex componente del Csm, ma anche gli altri giudici del collegio presieduto dalla Saguto, Fabio Licata e Lorenzo Chiaramonte. Poi l’ex prefetta di Palermo, Francesca Cannizzo, sostituita proprio dopo lo scandalo. In elenco anche Carmelo Provenzano, Roberto Nicola Santangelo, Walter Virga, figlio di Tommaso, all’età di 33 anni, nominato amministratore di un patrimonio da 800 milioni di euro. Nella lista uno dei figli dell’ex presidente sotto inchiesta, Emanuele Caramma, il padre dello stesso magistrato, Vittorio Pietro Saguto, e ancora Roberto Di Maria (a capo della facoltà di Scienze Economiche e giuridiche della Kore di Enna), Maria Ingrao, Calogera Manta, Rosolino Nasca (tenente colonnello della Guardia di finanza), Luca Nivarra (docente della facoltà di Giurisprudenza di Palermo), Aulo Gabriele Gigante, Antonino Ticali (amministratori giudiziari) e infine Elio Grimaldi, assistente giudiziario del tribunale di Palermo, che ha perso un figlio, coadiutore di una amministrazione di una cava confiscata, fu ucciso da un operaio trasferito da una cava a un’altra. Il delitto avvenne nei giorni successivi alle perquisizioni e al venir fuori dell’inchiesta sulla sezione misure di prevenzione.

Le indagini sono state condotte dalla Guardia di finanza di Palermo, con il coordinamento della sostituta procuratrice Cristina Lucchini, dai procuratori aggiunti Lia Sava e Gabriele Paci.