Caso Saguto, si allarga l'inchiesta sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia

Caso Saguto, si allarga l’inchiesta sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia, tra incarichi, favori, riciclaggio di denaro. La procura di Caltanissetta sta  esaminando anche altre amministrazioni giudiziarie disposte dal Tribunale di Palermo e non solo quelle, già note,  di Rappa e Bagagli, gestite da Walter Virga, finito sotto inchiesta. Virga, trentenne, ha avuto dal Tribunale di Palermo ben 28 incarichi. Il record appartiene sempre Cappellano Seminara con 96 incarichi.  A coordinare l’inchiesta di Caltanissetta è il procuratore aggiunto Lia Sava, che dopo la partenza di Sergio Lari guida la procura di Caltanissetta. Tra i re degli incarichi – secondo Telejato – anche Giuseppe Sanfilippo, almeno una settantina gli incarichi per lui. Sanfilippo è inoltre genero di Calcedonio Di Giovanni, il “dominus” del villaggio Kartibubbo di Campobello di Mazara e che secondo gli investigatori ha a sua volta costruito il suo impero economico grazie all’appoggio della mafia (qui potete leggere la storia di Di Giovanni). Ma lo stesso Sanfilippo smentisce tutto e dichiara che si tratta di un’omonimia.

Sulla stessa Silvano Saguto intanto spunta un’altra indiscrezione: è indagata anche per riciclaggio. E se si collega questo elemento al fatto che con lei è indagato anche l’anziano padre, Vittorio, viene da pensare, una cosa, come scrive Telejato:

 Ci chiedevamo cosa c’entra il padre, Vittorio, indagato nello stesso procedimento e adesso è venuto fuori, mettiamoci un “pare” che la Saguto stornava nei conti correnti del padre o intestava a lui proventi sulla cui provenienza lecita o illecita, dopo la perquisizione fatta a casa sua e nel suo ufficio si sta indagando.  (…)A proposito, questa notizia rassomiglia a quella di  Cappellano Seminara, che ha intestato a sua madre, 86 anni, la maggioranza delle azioni dell’Hotel Brunaccini e a sua figlia solo una di queste azioni, riservandosi il ruolo di amministratore del suo albergo. Padri e figli in un ricco abbraccio.

Sul caso Palermo interviene Raffaele Cantone, presidente nazionale dell’autorità Anticorruzione. «È un’inchiesta in corso che ovviamente mi turba molto – dice – perché credo che speculare sui beni confiscati è un po’come speculare sugli immigrati, significa speculare su una grande speranza degli italiani».Cantone ha commentato l’inchiesta sui giudici di Palermo a margine di un convegno sulla legalità che si è tenuto ieri all’Expo.«Mi auguro che le ipotesi accusatorie nei confronti dei magistrati si rivelino insufficienti -ha concluso il presidente dell’Anticorruzione -ma c’è un dato di sistema. Sicuramente, i regolamenti che riguardano gli albi degli amministratori giudiziari devono essere immediatamente attuati e deve essere al più presto approvato il decreto con cui vengono stabiliti i compensi per gli amministratori».