Coca-Cola consegna al Distretto agrumi di Sicilia un “digestore anaerobico”

The Coca-Cola Foundation ha consegnato al Distretto agrumi di Sicilia un “digestore anaerobico”, un impianto pilota capace di trasformare gli scarti di agrumi in energia. Si tratta di un prototipo,  a cui dovranno ispirarsi la ventina di impianti da realizzare per soddisfare il bisogno delle imprese siciliane. L’impianto è stato realizzato grazie al progetto “Energia dagli Agrumi: un’opportunità per l’intera filiera” promosso dal Distretto agrumi di Sicilia che conta su 138 tra aziende, consorzi e rappresentanze agricole: in realtà si tratta di migliaia di piccole imprese che nel 2011 hanno sottoscritto un Patto di di sviluppo per individuare le azioni di sostegno alle imprese della filiera.

Il progetto, presentato ieri presso l’azienda agraria sperimentale dell’università di di Catania, ha visto la collaborazione del dipartimento di agricoltura dell’università di Catania e della Cooperativa Empedocle. Determinante il finanziamento di 400mila euro offerto da  The Coca-Cola Foundation, ente no profit che destina l’1% dell’utile operativo nei Paesi in cui è radicato e che finora ha reinvestito 650 milioni di dollari.  Il “digestore” potrebbe essere solo il primo passo. “Non escludo – osserva Vittorio Cino, direttore delle relazioni istituzionali di Coca­-Cola Italia – che dopo l’impianto pilota possano seguire altri investimenti da parte della Fondazione”.

Vittorio Cino

Per Cino “si tratta di un’opportunità innanzitutto per la Regione Sicilia, che può diventare un modello virtuoso per l’intero territorio italiano. Siamo sicuri che dopo questa fase di startup il progetto potrà continuare il proprio percorso in modo autonomo: primo per la qualità oggettiva della realizzazione industriale, poi perché nasce da una richiesta e da un bisogno del territorio e del mondo produttivo”. Il sistema Coca-Cola utilizza succo d’arancia per il 100% italiano. E, grazie a rapporti con tre grandi trasformatori siciliani, utilizza il 18% di tutto il succo (in particolare di arancia) trasformato nell’isola.

Da dove arriva il pastazzo? Le polpe, i semi e le bucce della trasformazione degli agrumi formano uno scarto chiamato appunto pastazzo, in media il 60% dei quantitativi trattati. Attualmente è gestito come un rifiuto con costi di smaltimento elevati per le imprese e, a volte, una diversa interpretazione delle norme ha indotto la magistratura ha chiudere in via temporanea alcuni impianti di trasformazione. Oggi se ne producono 340mila tonnellate l’anno con un costo di smaltimento di 10 milioni (30 euro a tonnellata). Se utilizzato per alimentare un generatore si produce 1 megawatt di energia elettrica, sufficiente per soddisfare il consumo di 333 abitazioni.

In provincia di Cremona ci sono 130 impianti di biogas alimentati dai rifiuti degli allevamenti suinicoli, in Sicilia non ci sono impianti del genere per gli agrumi e il pastazzo è un problema anche ambientale. La filiera siciliana ora si doterà degli impianti per le biomasse? “Stiamo varando il nuovo decreto per le energie rinnovabili con incentivi per 5,8 miliardi – osserva Giuseppe Castiglione, sottosegretario al ministero delle Politiche agricole –  e ci sarà anche un capitolo per le biomasse.  Vorremmo che ci fossero piccoli impianti, al massimo da 300 kilowatt e con l’utilizzo dei residui agricoli”. E il ruolo della Regione siciliana? “Le imprese e i consorzi potranno accedere autonomamente agli incentivi – risponde Castiglione – ma lascia perplessi  una Regione che non ha ancora varato il Piano di sviluppo rurale 2009-13 e che è l’unica a non avere concordato la programmazione con Bruxelles”.