Commemorazione Libero Grassi, la figlia Alice: "Città sempre assente"

C’erano anche i commercianti bengalesi che nei mesi scorsi avevano denunciato gli esattori del pizzo, facendone arrestare dieci, alla commemorazione per l’imprenditore palermitano Libero Grassi, in via Alfieri, il luogo in cui fu ucciso il 29 agosto del 1991, dopo essersi ribellato al pizzo. La prima senza Pina Maisano, l’instancabile vedova di Libero scomparsa qualche mese fa.I commercianti hanno stretto la mano ad Alice e Davide Grassi, i figli dell’imprenditore che venne ucciso 25 anni fa per essersi ribellato proprio al pizzo. I due fratelli li hanno abbracciati e ringraziati pubblicamente. I commercianti, che hanno delle botteghe in via Maqueda, a pochi passi dalla Stazione centrale, hanno poi incontrato il Presidente del Senato Pietro Grasso, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e il Prefetto Antonella De Miro. Ma anche il questore Guido Longo, che li ha seguiti fin dal primo momento, da vicino.
I dieci commercianti, lo scorso inverno, avevano trovato la forza di denunciare le vessazioni dei nuovi boss del pizzo. Lo scorso 23 maggio furono arrestate dalla Polizia di Stato dieci persone fra gli esponenti di un gruppo criminale che fa capo alla famiglia Rubino. Un clan di giovanissimi che aveva seminato il terrore fra gli immigrati. “Vi ringrazio a nome della città di Palermo”, ha detto loro Leoluca Orlando, stringendo ai commercianti la mano. “Abbiamo bisogno di voi”. E Alice Grassi: “Grazie a loro la via Maqueda è tornata a vivere”.
Uno di loro, Shain, ha accettato di parlare con l’Adnkronos e spiega: “Siamo qui perché Libero Grassi si era opposto al pizzo proprio come abbiamo fatto noi. Purtroppo Grassi è stato ucciso. Per noi è un esempio di vita. Noi abbiamo deciso di denunciare perché non ce la facevamo più a vivere con quelle minacce e quelle vessazioni. Proprio come aveva fatto lui”. “Continuavano a venire in negozio, a volte anche ogni giorno – dice – e facevano rapine o chiedevano soldi. Molti commercianti sono andati via per la paura. Ora, da quando sono stati arrestati, siamo in paradiso. Siamo felici di avere denunciato queste persone. Oggi lo rifaremmo ancora”.
Ma è Alice Grassi che mette sotto accusa i palermitani: “Io sono arrabbiata con Palermo e con i palermitani – dice -, ma non da adesso, da tanti anni. Mi fa molto piacere incontrare ogni anno alla commemorazione di mio padre gli stessi amici, ma sono sempre le stesse facce. Mi piacerebbe che ci fossero più palermitani.  Sono molto contenta per la presenza dei commercianti bengalesi che si sono comportati cittadini.Mi piacerebbe che lo facessero anche i palermitani”.
“Le richieste di pizzo esistono ancora a Palermo, non diminuiscono ma vengono affrontate, in molti casi, diversamente. Rispetto al passato, ci sono stati passi avanti, ci sono molti più palermitani che denunciano”. E’ quanto dice il Procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci, a margine della commemorazione dell’imprenditore Libero Grassi, ucciso da Cosa nostra il 29 agosto del 1991. “Anche perché ci si è resi conto che, rispetto alla prepotenza, il modo migliore per rispondere è opporsi – dice ancora il Procuratore aggiunto che coordina numerose inchieste sul racket del pizzo – Sappiamo tutti che le persone che si fanno forza con metodi violenti alla fine, di fronte a una reazione altrettanto violenta, arretrano. E’ importante che chi denuncia abbia un tessuto istituzionale a cui fare riferimento”.
“E’ un cammino che procede con lentezza ma ancora occorre l’impegno corale di tutte le istituzioni – aggiunge Leonardo Agueci – Noi siamo impegnatissimi, ma è necessario che le istituzioni siano sempre più credibili e che facciano capire che su certi valori non si arretra”.