Corruzione all’aeroporto di Palermo: appalti inutili, consulenze gonfiate

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Dal racconto degli indagati si annunciano nuovi sviluppi per l’inchiesta sulla Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo. L’inchiesta riguarda gli appalti pilotati durante la gestione dell’ex a.d. Carmelo Scelta.  In un’intercettazione un imprenditore tira dentro anche il presidente dell’Enac, Riggio, che però annuncia querela.  

Ai domiciliari  – lo ricordiamo – sono finiti l’ex amministratore delegato della Gesap, Carmelo Scelta, e un altro ex dirigente della stessa società Giuseppe Liistro. Divieto di dimora a Palermo per Giuseppe Giambanco, professore di Ingegneria dell’università di Palermo e sospensione da qualunque carica societaria per un anno nei confronti di Stefano Flammini, imprenditore romano del settore degli appalti.

Avrebbero “spacchettato” i lavori di progettazione all’aeroporto “Falcone-Borsellino” e le consulenze per non superare i limiti imposti dalla legge e affidare i lavori a “imprese amiche”. “Un vero e proprio sistema“, come lo ha definito il capo della squadra Rodolfo Ruperti, a causa del quale sarebbe stato creato un danno alle casse della società che gestisce lo scalo aereo quantificato in 11 milioni di euro.

Tante le cose scoperte nell’indagine. Ad esempio gli appalti per il restyling dell’aeroporto Falcone e Borsellino erano affidati sempre alle stesse ditte. E senza seguire le procedure dettate dalla legge.

In un’intercettazione con l’imprenditore romano Stefano Flammini, Scelta parla della progettazione della nuova torre di controllo Enav, “incarico pretestuosamente affidato – dice il gip – da Gesap alla società di Flammini in quando la struttura non è di pertinenza della società di gestione dello scalo ma dell’Ente di controllo aereo. Flammini chiede a Scelta di liquidare le fatture perché sono state inserite comunque nel bilancio della società. “Ma emettile le fatture – lo tranquillizza Scelta – futtitinni, tanto non ti abbandono Stefano, ma scherzi?”. Sulla vicenda della torre, anche l’ingegner Antonino Taragnolini (il suo ruolo sarebbe stato progressivamente ridimensionato dopo l’arrivo di Scelta) ha da ridire e non vuole bollare la buona esecuzione della consulenza progettuale. “E’ arrivata – dice – questa che parla di manutenzione piano di sviluppo torre Enav, mi crea ancora di più imbarazzo – dice Taragnolini – secondo me per questa prestazione non ci sono i presupposti per andarla ad esitare così come è stata presentata la fattura”.

“In riferimento alle attuali vicende giudiziarie che vedono la società Gesap, suo malgrado, vittima di una complessa rete di interessi illeciti, rappresento la mia più serena e completa disponibilità a contribuire e collaborare con gli inquirenti, non solo al fine di far verificare la mia più totale estraneità ai fatti rilevati, ma con il preciso impegno a fornire tutto il supporto necessario e per meglio individuare eventuali condotte illecite e gli eventuali attori, che ne sono stati protagonisti”. Lo dice l’ex amministratore delegato della Gesap, Dario Colombo.“Nel caso di Gesap è bene ricordare, come si evince dai verbali del consiglio di amministrazione, che su mia iniziativa e del presidente Fabio Giambrone, con il pieno supporto di tutti gli altri amministratori – conclude – dopo la scioccante vicenda di cui si era reso protagonista Helg, si è provveduto al licenziamento di Scelta e alla rotazione di tutti i dirigenti. Improntando la mia azione amministrativa al rigoroso rispetto dei principi di efficienza e legalità”.

Anche il presidente dell’Enac Vito Riggio è intervenuto  sulla questione commentando con l’Ansa il contenuto di un’intercettazione, riportata da alcuni quotidiani.  “Non mi sono mai occupato di procedure di appalti di nessun tipo né di progettazione né di esecuzione di lavori in nessun scalo italiano men che mai a Palermo che è la mia città. Querelerò chi sostiene il contrario”. “In Sicilia non ti scordare che fanno quello che gli pare”, diceva l’imprenditore romano Carlo Damiani, titolare di una importante ditta di progettazione, che aveva deciso di non partecipare più alle gare bandite all’aeroporto di Palermo. E si sfogava con il collega Sergio Gaudino, uno degli indagati sugli appalti a Punta Raisi: “Quando il committente vuole, con questa procedura, si sceglie praticamente già il progettista e in una terra come la Sicilia dove comanda Vito Riggio, e ovviamente Vito Riggio già gli aveva detto qui la deve vincere Tizio e Caio, capito?”.