Corruzione Anas, ai domiciliari gli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco

Corruzione Anas. Ci sono anche due imprenditori di origini catanesi fra gli autori delle presunte corruzioni a carico dei funzionari dell’Anas, l’ente nazionale strade, che ha portato stamani la Polizia valutaria di Roma ad arrestare 10 persone, fra cui 5 funzionari della stessa Anas, un avvocato, un ex sottosegretario ai trasporti ed alle infrastrutture e tre imprenditori.

Fulcro degli episodi di corruzione, secondo l’accusa, sarebbero stati gli imprenditori di origine catanese Concetto Albino Bosco Lo Giudice e Francesco Domenico Costanzo più noto come Mimmo. Al centro dell’indagine ci sono la Tecnis SpA e la Cogip Infrastrutture SpA entrambe società riferibili ai due imprenditori e con sede a Tremestieri Etneo.

L’inchiesta, denominata Dama nera, ha portato in manette dieci persone. Si tratta dei funzionari Anas Antonella Accroglianò dirigente del coordinamento tecnico e fulcro dell’inchiesta, Oreste de Grossi che curava gli incarichi tecnici , Sergio Serafino La Grotteria dirigente dell’area progettazione, Giovanni Parlato, Eugenio Battaglia e Antonio Ferrante. Gli imprenditori sono, invece, Francesca e Girolamo De Sanctis, Giuliano Vidoni e i due catanesi.

Coinvolto anche un ex presidente della Regione Calabria (dal 1999 al 200) ed ex sottosegretario alle Infrastrutture (durante il governo Prodi dal 2006 al 2008) Luigi Giuseppe Meduri. Battaglia, Bosco, Costanzo e Meduri sono stati posti ai domiciliari, gli altri in carcere.

In particolare il filone catanese riguarda presunti accordi fra Costanzo, Bosco e Meduri per  ’corrompere’ i funzionari a partire dalla Accroglianò.

Secondo i finanzieri sarebbero stati documentati sei diversi pagamenti di probabili tangenti per almeno 150 mila euro da dicembre 2014 ad agosto 2015 legate all’autorizzazione che Costanzo e Bosco avevano chiesto all’Anas per cedere l’appalto da 145 milioni di euro per la costruzione  della variante di Morbegno dallo svincolo di Fuentes a quello del Tartano in Lombardia.

Diversi altri gli episodi contestati agli indagati. 300 i finanzieri attualmente impegnati in perquisizioni in ben 11 regioni: Lazio, Calabria, Puglia, Campania, Friuli, Toscana, Umbria, Piemonte, Veneto, Abruzzo e naturalmente Sicilia.

Il procuratore Pignatone, in conferenza stampa pochi minuti fa, ha parlato di “quotidianità della corruzione”, di “borse sempre aperte nelle quali cadevano bustarelle”. E ha ribadito la piena estraneità del presidente Armani che, da parte sua, Anas ha espresso «piena fiducia nel lavoro della Procura di Roma, con l’auspicio che possa arrivare velocemente a fare chiarezza sui fatti ed aiutare il vertice dell’azienda a voltare pagina».

ANAS, che ha annunciato che si costituirà in giudizio quale parte offesa,  sta «attivamente collaborando alle indagini della Guardia di Finanza, dando il massimo supporto anche in qualità di parte offesa dai fatti oggetto di indagine, accaduti negli anni passati».

Costanzo e Bosco sono considerati fra gli imprenditori catanesi di maggior rilievo. In città e in Sicilia le loro aziende stanno o hanno effettuato vari lavori: tra cui gli Interporti di Catania e Palermo e le costruzioni delle banchine del porto di Tremestieri a Messina.

La Tecnis ha in appalto anche la realizzazione delle metropolitane di Palermo e Catania e con un progetto di finanza la Catania-Ragusa, già appaltata.

Negli anni ’90 Mimmo Costanzo ha rivestito il ruolo di assessore comunale in una delle giunte di Enzo Bianco, oggi fa parte del consiglio direttivo di Confindustria Catania.

TECNIS E COGIP. Costanzo e Bosco sono noti imprenditori di origini catanesi a cui sono riferibili le società di rilievo nazionale Tecnis Spa e Cogip Infrastrutture Spa, entrambe con sede legale a Tremestieri Etneo (Ct).

Le accuse del gip di Roma li coinvolgerebbero in merito al ritardato pagamento di una mazzetta. “Più nel dettaglio, la Accroglianò veniva interessata dai predetti imprenditori siciliani e, per conto degli stessi, dal Meduri, non solo per la velocizzazione dei pagamenti conseguenti all’iscrizione di “riserve” nelle contabilità di cantiere, risolte attraverso il meccanismo del così detto “accordo bonario”, ma, anche e soprattutto, per l’ottenimento dell’autorizzazione alla cessione di un ramo d’azienda (in realtà una vera e propria cessione del contratto d’appalto, normativamente non lecita), concernente la realizzazione della “Variante di Morbegno”, in Lombardia, provincia di Sondrio”.

In sintesi emerge come “le aziende facenti capo ai predetti imprenditori catanesi, in A.T.I., risultassero aggiudicatarie di un appalto dell’Anas Spa, per un importo pari a oltre 145 milioni di euro, per la progettazione e l’esecuzione della Variante di Morbegno, dallo svincolo di Fuentes allo svincolo del Tartano; Costanzo Domenico ed Bosco Concetto intendessero cedere il ramo d’azienda (in realtà, come detto, l’appalto), relativo alla realizzazione della citata Variante di Morbegno, in favore di un’altra società con sede a Sondrio; tale cessione fosse condizionata all’autorizzazione dell’appaltante Anas Spa, attraverso la presa d’atto”.

In relazione all’espletamento di tali “pratiche”, venivano documentati plurimi episodi di corruzione, concretizzatisi in 6 dazioni di denaro, dal dicembre 2014 all’agosto 2015, per un totale pari ad almeno 150 mila euro.

 

LE INDAGINI. Il procuratore Capo della Procura della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, nella conferenza stampa presso la sede del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma tradisce amarezza. “Se dovessi dire la sensazione che mi ha dato la lettura di queste carte è proprio la quotidianità della corruzione vista come una cosa normale. Una situazione deprimente”.

Secondo gli uomini delle Fiamme Gialle in Anas c’era una vera e propria “cellula criminale” che aveva un “diffuso rapporto di connivenza in tutta Italia” e che utilizzata, come nei contesti mafiosi, dei pizzini per scambiarsi le informazioni tra gli imprenditori ed i funzionari pubblici corrotti, “in modo da non lasciare traccia di quelli che erano gli accordi corruttivi”. Insomma, “un sistema collaudato, tutt’altro che episodico”.

LA NOTA DI TECNIS:

Relativamente alle imputazioni che vengono contestate agli imprenditori Bosco e Costanzo, Tecnis desidera fare alcune precisazioni così da chiarire il contenuto della vicenda giudiziaria:

In primo luogo Tecnis intende chiarire che agli imprenditori Bosco e Costanzo non sono state rivolte accuse né per associazione a delinquere, né per appalti truccati. Le imputazioni riguardano il reato di “corruzione”, ma non, come è stato erroneamente divulgato, per ottenere somme non dovute. Le interferenze al vaglio della magistratura riguardano piuttosto un tentativo di accelerare i tempi di pagamento di corrispettivi dovuti, nonché per ottenere in tempi accettabili la presa d’atto per la cessione del ramo d’azienda Lombardia, necessaria per fare cassa per poter far fronte alle esigenze finanziarie dell’azienda.

Auspichiamo che si possa fare più rapidamente possibile chiarezza, al fine di consentire alla Tecnis la continuità d’impresa.