Corte dei Conti Sicilia: "Rischio crack". Debito a 8 miliardi, aumenta la spesa

La Corte dei Conti dà un’altra mazzata a Crocetta.  Ammonta a quasi otto miliardi di euro il debito della Regione siciliana. Il presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei conti in Sicilia, Maurizio Graffeo, nel giorno del giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione relativo all’esercizio finanziario 2014, ha parlato di “una situazione di grave emergenza” e che “è necessario e improcrastinabile sottoporre il bilancio regionale a un piano triennale di rientro concordato con il governo centrale”.

“Un progressivo deterioramento dei conti –  affermano i giudici – nonchè un durevole peggioramento della situazione finanziaria che rendono improcrastinabile l’esigenza di predisporre un concreto programma di rientro del deficit ormai strutturale e consolidato in modo da realizzare un effettivo e credibile risanamento”. Secondo la magistratura contabile “non si è provveduto a dare corso alle severe scelte strategiche pianificate con il Dpef 2014-2017”.

DEBITO TROPPO ALTO, INTERVENGA ROMA – Il debito pubblico della Regione siciliana, per effetto di una serie di operazioni ammonta complessivamente a 7 miliardi e 900 milioni di euro. Al 31 dicembre 2014 il debito residuo si attestava sui 5 miliardi 508 milioni di euro. Lo stock del debito è “su un livello superiore rispetto a quello del 2013 registrando un trend crescente pari al 3,05%”. Le onerosità della situazione debitoria è maggiore se si considerano le due anticipazioni di liquidità per complessivi 900 milioni circa concesse dal ministero dell’Economia nel 2013 e la sottoscrizione di un prestito nel 2015, autorizzato dal parlamento regionale, per un miliardo 776 milioni. La Corte, pertanto, segnala “l’esigenza che lo stato dei conti pubblici venga sottoposto a controlli da parte del governo centrale. A tal fine è necessario un piano triennale di rientro per il ripristino strutturale dell’equilibrio di bilancio in un’intesa tra lo Stato e la Regione”.

LA CORRUZIONE IMPERA ANCORA“Non accenna a diminuire in Sicilia il fenomeno predatorio della corruzione”. Lo afferma il procuratore generale d’Appello Diana Calaciura Traina. “I sistemi criminali – aggiunge – si sono affinati ed operano oggi più di ieri attraverso modalità camaleontiche. Crisi economica e corruzione procedono di pari passo, creando un circolo vizioso. Rivolgo un plauso all’approvazione della nuova legge anticorruzione che ha introdotto pene più severe per i delitti contro la pubblica amministrazione, sconti di pena per chi collabora e nuove figure di reato”.

AUMENTA LA SPESA“Le spese complessivamente impegnate sono aumentate rispetto al precedente esercizio passando da 18.449 milioni a 19.908 milioni euro”. A dirlo è ancora Calaciura Traina. Il magistrato nel corso della sua requisitoria ha posto l’accento su alcuni capitoli della spesa della Regione. Tra queste quella della spesa per il personale: “Alla data del 31 dicembre 2014 i dipendenti a tempo indeterminato, esclusi i dirigenti, sono 15mila. Alla stessa data i dirigenti della Regione a tempo indeterminato erano 1.737 e pertanto poco meno del 2013 in cui erano 1.773. Il rapporto tra dirigenti e restante personale è rimasto pressochè invariato rispetto al 2013.

PARTECIPATE, CONTROLLI INADEGUATI“Va constatata e fortemente stigmatizzata la inadeguatezza dei controlli effettuati dalla Regione nei confronti delle società partecipate. Non è ammissibile – spiega Diana Calaciura – che gli organi di amministrazione di società di cui la Regione è l’unico socio o socio di maggioranza, ignorino le richieste di informazione da parte della Ragioneria regionale e non è ammissibile che la Regione, che spesso sostiene finanziariamente gli enti, tolleri tali omissioni. E’ necessaria, quindi, la tempestiva adozione da parte della Giunta regionale, di rigorose misure correttive nei confronti degli amministratori e delle società”.

FARAONE ALL’ATTACCO DI CROCETTA.  “L’attuale situazione della Regione siciliana è inquietante, sia al punto di vista dei conti che delle riforme che sarebbero necessarie. E’ mancata la credibilità della classe politica siciliana”. E’ il giudizio tranchant del sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, sui conti della Regione e l’attuale situazione politica in Sicilia. Faraone ha assistito a Palazzo Steri al rendiconto della Regione siciliana della Corte dei conti che ha avuto giudizi durissimi sulla Regione. “Ci vorrebbe in Sicilia un Big Bang – dice Faraone – proprio come quello della Leopolda. In Italia all’epoca la situazione era simile a quella che oggi c’è in Sicilia. Dopo l’azione del Governo Renzi c’è stata un’azione positiva e invece in Sicilia siamo fermi. Ecco perché dico che ci vorrebbe un Bog Bang. Ci vuole coraggio a mettere in campo le riforme che ci vogliono”.

“Abbiamo gridato per tanto tempo – dice Faraone – spero che i politici capiscano l’attuale situazione drammatica e non c’è una classe politica che ha dimostrato di essere consapevole”. A due passi da Faraone c’è il Governatore Rosario Crocetta con il quale non scorre buon sangue. “A me non appassionano né interessano discorsi che appassionano solo il ceto politico ma no i siciliani e non sono neppure utili – dice – Quello che è grave che la situazione in Sicilia è più grave pure rispetto al Sud. E’ un problema serio”. Non vuol parlare delle dimissioni di Lucia Borsellino dalla Sanità. “Ne parlerò domani in direzione regionale – annuncia – oggi parlo della difficile situazione economica”.

“Quando mi riferisco al Big Bang parlo della necessità di dovere ripartire da un cambiamento radicale, spero di essere stato chiaro…”. Non lo dice ma fa sottintendere che il cambiamento potrebbe avvenire solo con il ritorno al voto. “Immaginate questa relazione della Corte dei conti senza l’ultima legge di stabilità regionale”, dice Faraone.