Credito, Svimez: si aggravano sofferenze nelle aree meridionali

Si aggravano le sofferenze nelle aree meridionali: 42 miliardi e mezzo solo nel Mezzogiorno. Lo rivela un articolo sull’ultimo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno, diretta da Riccardo Padovani ed edita dalla SVIMEZ, intitolato “Politica monetaria, credito e squilibri territoriali in Europa”, di L.Giordano (Consob) e Antonio Lopes (Università di Napoli “L’Orientale”).

Nell’economia italiana, a seguito del deterioramento del quadro macroeconomico, attualmente l’ammontare dei crediti in sofferenza si avvicina ai 200 miliardi di euro, di cui 42,5 al Mezzogiorno e 144,5 al Centro-Nord; inoltre l’ammontare di crediti deteriorati per due terzi è in capo ai primi cinque gruppi bancari e per oltre il 70% è riferito a fidi di importo sopra i 500.000 euro che interessano solo il 5% degli affidati; tenuto conto della concentrazione dei crediti in sofferenza presso i grandi istituti di credito e nei confronti di imprese di dimensione grande e media, si deve rilevare, da un lato un problema di capacità da parte degli intermediari finanziari di allocare efficientemente il credito attraverso un’adeguata valutazione del merito creditizio e, dall’altro, un elemento di instabilità che potenzialmente potrebbe avere ripercussioni sistemiche se non affrontato con la necessaria determinazione.

Questi problemi strutturali dell’economia italiana si sono accentuati con la crisi, con la conseguenza di una accresciuta difficoltà per le imprese minori di accedere al credito bancario. A tale riguardo, nel 2015 si registra al Sud una contrazione complessiva degli impieghi (-0,1%) rispetto all’anno precedente inferiore a quella registrata nel resto del paese (-0,3%). La più intensa contrazione riscontrata nelle regioni centro-settentrionali è riconducibile alla presenza di persistenti e più selettivi criteri di valutazione del merito creditizio nelle regioni meridionali e al parziale disimpegno delle banche dall’attività creditizia tradizionale nelle aree più sviluppate del paese.

 

Infatti, nel Mezzogiorno le banche possono ridurre in modo meno intenso la concessione di finanziamenti ad una platea di imprese già molto più selezionata e ridotta di quanto non avvenga in altre aree del Paese, tuttavia al Sud la possibilità di espansione del credito è molto più limitata di quanto non avvenga altrove.

 

A tale riguardo, se si analizza la dinamica degli impieghi secondo la dimensione delle banche che li erogano, nel triennio 2013-2015 nel Mezzogiorno i primi cinque gruppi bancari e le grandi banche hanno ridotto gli impieghi rispettivamente del 4,8% e del 4,7% mentre le banche piccole e minori li hanno incrementati rispettivamente dell’1,5% e del 2,3%, a differenza di quanto è avvenuto nel resto del paese, dove la riduzione degli impieghi ha interessato tutte le classi dimensionali degli istituti di credito. Tale risultato si traduce, comunque, nella completa esclusione di un segmento non trascurabile di imprese minori che trova maggiore difficoltà ad interagire con la grande banca e deve ricercare un interlocutore più attento nelle residue banche locali di dimensioni ridotte che ancora operano nelle regioni meridionali, sulle quali, tuttavia, ricade in misura relativamente maggiore rispetto al resto del paese il peso dei crediti in sofferenza.

 

A seguito del permanere di un quadro macroeconomico comunque molto incerto, nonostante timidi segnali di ripresa, i crediti in sofferenza, come già rilevato, sono ingenti: nel triennio 2013-2015 le sofferenze incidono per oltre il 33% dei crediti concessi alle imprese manifatturiere meridionali contro il 17% rilevato per le imprese manifatturiere localizzate altrove; per il settore delle costruzioni il dato è ancora più preoccupante: 38% al Sud contro il 27% nel centro-nord.

 

I vincoli finanziari diventano più stringenti, fino a determinare situazioni di estrema problematicità specie per le imprese operanti in contesti territoriali ed istituzionali più fragili, esposte pertanto a rischi sistemici maggiori, come nel caso del Mezzogiorno; non sorprende che il differenziale dei tassi di interesse sia nel 2015 di oltre il 40% a sfavore delle regioni meridionali.

Differenziale dei tassi attivi sui finanziamenti per cassa (valori percentuali)
Anno (Finanziamenti oltre l’anno e inferiori ai cinque anni)
Centro-nord Mezzogiorno Italia (MZ – CN)/Italia *100
2007 5,75 6,79 5,44 19,03
2008 5,20 6,27 5,13 20,76
2009 2,98 4,29 3,08 42,48
2010 3,25 4,48 3,06 40,03
2011 3,94 5,64 3,86 43,96
2012 4,10 6,42 4,10 56,46
2013 4,22 6,04 4,38 41,48
2014 3,02 4,00 3,12 31,41
2015 2,75 3,87 2,78 40,17
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia.