Crocetta – Pd, lo scontro finale. I democratici vogliono le dimissioni. Lui: "Sono un combattente"

Crocetta- Pd, è lo scontro finale.  Il presidente va all’attacco e dopo le polemiche degli ultimi giorni è deciso a non lasciare la poltrona da governatore della Sicilia, per non darla vinta ai “golpisti“, dice. “Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi la darei vinta ai poteri forti. Trovo assurdo che organi istituzionali abbiano espresso giudizi senza fare le dovute verifiche”, spiega Crocetta.

Il Pd vuole le mie dimissioni? Mai, mi sfiducino se vogliono, così si renderanno complici dei golpisti e passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il primo governo antimafia della Sicilia”.

“Mi sono chiuso in casa come un malato di lebbra, avevo paura che se fossi uscito qualcuno mi avrebbe potuto dare del mafioso”, dice Rosario Crocetta. Racconta di avere trascorso notti insonni per quella frase shock su Lucia Borsellino, smentita dalla Procura di Palermo. Ma ora sembra più sereno: “A caldo ho pensato a come suicidarmi, ora dopo avere riflettuto sto molto meglio e sono pronto a combattere”. E avverte alleati e oppositori: “Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi, la darei vinta ai poteri forti”.

E’ convinto che dietro alla presunta intercettazione del medico Matteo Tutino, pubblicata dall’Espresso, ci siano “servizi deviati e poteri occulti”. Parole che spiazzano il Pd: dopo il j’accuse di Manfredi Borsellino, il figlio del giudice ucciso, il partito di Renzi aveva deciso di staccare la spina cercando una via condivisa col governatore.

Il clima attorno a Crocetta è talmente pesante, è la riflessione fatta dai dirigenti Dem in colloqui e vertici informali, da non poter più proseguire la legislatura. “Ormai è solo“, ripete un dirigente. Una delegazione ieri era pronta a recarsi a Tusa per concordare col governatore l’addio soft. E invece Crocetta, ancora una volta, ha spiazzato il partito.

Sabato Crocetta ha parlato con il ministro degli Interni Angelino Alfano, chiedendogli di nominare “una commissione d’inchiesta per accertare quali servizi deviati e quali poteri abbiano tentato di farmi fuori”. Ieri ha sfidato il suo partito.

Di quella frase shock, rivela, ne era venuto a conoscenza, per via sommaria, anche lui qualche settimana fa. “Ma non avevo fatto caso, anche perché – riferisce – ho sentito che su di me circolano altre voci, alcune riguardano la mia sessualità, un mio presunto rapporto con Tutino. Ma non c’è un bel niente, è tutto fango. Io non ho nulla da nascondere. Non c’è nulla su di me, la mia storia è limpida”. E se “l’Espresso ha il materiale lo consegni ai magistrati, se non ce l’ha, e non ce l’ha, la cosa è molto grave e vergognosa. Ma ne risponderà davanti alla giustizia”. Il suo avvocato Vincenzo Lo Re si prepara a chiedere un risarcimento. “Io sono sempre stato al fianco di Lucia Borsellino, ci siamo visti qualche giorno dopo le sue dimissioni a cena, noi due da soli, per poterci sfogare l’un con l’altro come abbiamo sempre fatto – racconta – Di Lucia so molto più io della sofferenza che ha vissuto negli ultimi tre anni che i suoi familiari”.

Oggi Crocetta torna a Palermo: “Come primo atto verificherò il lavoro dei manager della sanità, gli affidamenti e gli appalti”.