Debito pubblico: evoluzione e criticità

Che il debito pubblico sia una grande piaga dell’Italia è cosa risaputa e consolidata, ma molto preoccupante è constatare come il debito aumenti a dismisura di anno in anno, passano i governi, ma il problema rimane e, anzi, diventa sempre più ingestibile. Giuseppe Implatini, commercialista e presidente dell’associazione Cambiare Scicli, sempre molto sensibile ai temi che riguardano economia e tributi, fa una analisi sull’evoluzione del debito pubblico italiano incolpando l’attuale governo di essere assoggettato alla politica dettata dalla banca centrale europea.

«L’evoluzione storica del debito pubblico italiano è la dimostrazione tangibile della politica fallimentare dell’intero sistema partitocratico-clientelare. Per confermare ciò basta guardare i numeri:

Debito Pubblico in miliardi

 Anno  1980  € 114,07                                                                                                                 

Anno 1990  € 667,85                                                                                                                           

Anno 2000  €  1.300,34                                                                                                                  

  Anno  2010  € 1.843,20                                                                                                                     

  Anno  2015  € 2.169,90

Il debito pubblico è cresciuto tra gli anni 1980 e il 2015 al ritmo annuale di una cifra oscillante tra 45 e i 54 miliardi di euro.

Nel periodo gennaio – luglio 2016, il debito pubblico italiano è aumentato di ben 80,5 miliardi, attestandosi a 2.252,2 miliardi di euro, nonostante l’aumento delle entrate tributarie del 3,8% (+8,90 miliardi di euro) rispetto allo stesso periodo del 2015 e la netta discesa degli interessi sui titoli di debito dello Stato. Ciò è evidenziato dalla Banca d’Italia e dalla nota del Ministero dell’Economia.

«Il governo Renzi- afferma Implatini- si regge in piedi grazie alla politica della Banca Centrale Europea che lascia invariati i tassi di interesse di riferimento e che intende lasciarli bassi a lungo, oltre la primavera 2017, e che il piano di acquisto di titoli in corso, da 80 miliardi di euro al mese, proseguirà fino al marzo del prossimo anno o anche oltre se necessario. Dal momento in cui la BCE aumenterà i tassi di interesse e non acquisterà più titoli del debito pubblico italiano, salterà l’intero sistema, compreso Renzi e il suo governo in quanto lo Stato non sarà più in grado di pagare gli stipendi e le pensioni né di rimborsare il debito pubblico alle banche e ai risparmiatori.  Naturalmente ciò provocherà il fallimento delle banche e la perdita dei risparmi di milioni di famiglie. Questo è il probabile futuro che attende l’Italia in quanto il Debito Pubblico e le tasse continuano a crescere, smentendo clamorosamente Renzi e il suo Governo».