E sulla riforma delle province in Sicilia la Regione boccia…la Regione

La Regione boccia la Regione. Mentre l’Assemblea regionale siciliana si divide sul disegno di legge che abolisce le Province per sostituirle con i liberi Consorzi di Comuni e le citta’ metropolitane, l’Annuario statistico pubblicato in questi giorni dalla Regione siciliana solleva qualche dubbio sulla loro compatibilita’ con la realta’ economica e sociale dell’Isola. Un capitolo (il diciannovesimo) del documento “Sicilia 2014”, descrive gli effetti che la riforma determina nell’assetto degli enti locali, mettendo in discussione uno dei pilastri della riforma: la previsione delle tre citta’ metropolitane, evidenziando, in particolare, che le grandi concentrazioni urbane della regione (Palermo, Catania e Messina) non detengono necessariamente il primato del dinamismo economico e che lo schema prevalente in Sicilia “e’ quello multipolare, sia con riguardo alla fruibilita’ dei servizi sia allo spessore del tessuto produttivo”. Effetti, dunque, che sarebbero incoerenti, con la realta’ della regione.
L’idea forte delle citta’ metropolitane, rileva infatti l’Annuario statistico, e’ che esse realizzino “un elevato grado di integrazione in ordine ai sevizi essenziali, al sistema dei trasporti e allo sviluppo economico e sociale”. Ma secondo recenti analisi, la gravitazione delle attivita’ in Sicilia non configura tuttavia un sistema tripolare, ma uno multipolare di servizi.
La Sicilia appare piuttosto punteggiata, da una serie di poli coincidenti all’incirca con gli attuali capoluoghi di provincia, piu’ i centri urbani di Marsala, Mazara, Castelvetrano e Gela, che con le loro infrastrutture attraggono utenze dai territori circostanti. Nel complesso, nelle tre citta’ metropolitane risiederebbero quasi 2,3 milioni di abitanti dei 5 milioni della Sicilia, A questo elevato peso demografico non corrisponde, tuttavia, un’equivalente concentrazione di attivita’ produttive. Ragusa e Trapani, a esempio, “mostrano valori superiori alla media della regione”. L’indice di specializzazione manifatturiera, inoltre, conferma che la vocazione manifatturiera non appartiene alle tre citta’ metropolitane, ma a realta’ come Siracusa e Caltanissetta. Per quanto riguarda il settore dei servizi, in particolare quelli alloggio e ristorazione, non risultano specializzate Palermo e Catania; emerge, piuttosto, invece il dato elevato dei liberi consorzi di Palermo, Trapani, Agrigento e, infine, Messina. In conclusione, secondo l’annuario statistico, i valori riscontrati per la densita’ di attivita’ produttive rispetto alla popolazione “non inducono alla polarizzazione degli interventi e delle politiche nelle citta’ metropolitane, quanto all’assunzione di criteri di gestione amministrativa piu’ articolati che tengano conto delle vocazioni esistenti in tutti i territori individuati”.