Elezioni europee: i risultati di un voto che premia il Pd ma non scontenta nessuno

Il Pd vola in Sicilia. Il partito ottiene il 33,61% dei consensi, un risultato di 2,5 volte maggiore di quello delle regionali del 2012, quando si fermò al 13,43% (la lista Crocetta al 6,17%). I democratici diventano dunque il primo partito nell’isola, superando il M5s, che alle regionali aveva avuto il 14,88%. Il Movimento di Grillo comunque cresce di ben 12 punti, raggiungendo, in queste europee, quota 26,30%. Subito dietro Forza Italia, che conferma l’appeal in Sicilia: il partito di Berlusconi conquista il 21,25%. Fi vince la sfida con Ncd che, assieme all’Udc, si ferma al 9,13%: Fi conquista più del doppio dei voti dei ‘cuginì, 362.415 contro 155.717. Alle ultime regionali, la sola Udc aveva registrato il 10,84%, mentre il Pdl unito s’era fermato al 12,9%.
Forza Italia col vento in poppa al 21,2%, l’Ncd di Alfano che col 9,1% piazza qui il suo miglior risultato d’Italia, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, battuto nella sfida interna al Pd, che anche nell’Isola vince con il 33,6%, e il movimento 5 stelle che conferma di avere un solido bacino siciliano col 26,3% e tiene meglio che altrove. Questa la fotografia del voto per le europee in Sicilia, dove si segnalano differenze nei rapporti di forza rispetto al quadro nazionale anche se l’ordine di arrivo al traguardo resta lo stesso, col Pd primo, i seguaci di Grillo secondi, Forza Italia terza e gli alfaniani quarti. Gli elettori siciliani, che hanno disertato in massa le urne (il dato dell’affluenza é di appena il 42,9%), hanno confermato di essere ancora sensibili all’appel della protesta grillina come pure alla seduzione berlusconiana. Ciò nonostante, il Pd vola anche nell’Isola a percentuali record, più che rappoddoppiando i suoi voti rispetto alle politiche.
Tre i deputati eletti dal Pd nella circoscrizione delle isole, due dei quali sono siciliani: la capolista Caterina Chinnici, magistrato e figlia del fondatore del pool antimafia ucciso da un’autobomba della mafia nel 1983, e a sorpresa la giornalista catanese Michela Giuffrida, che non è nemmeno iscritta al Pd ma é stata ospitata come indipendente in lista su indicazione di Articolo 4, il partito locale creato da Lino Leanza, ex braccio destro di Raffaele Lombardo. Considerato che la Chinnici era stata assessore nelle giunte di Lombardo, é un pò il passato che torna mentre l’autoproclamata «rivoluzione» di Crocetta sconta la crescente impolarità del governatore e non sfonda. Si piazza solo quinta la bergamasca Michela Stancheris, ex segreteria di Crocetta e poi nominata assessore al Turismo, che riporta 71.000 preferenze, meno della metà delle 134.000 della Chinnici. Ma, quel più conta, meno di quelle del giurista Giovanni Fiandaca, che Crocetta aveva bombardato di attacchi durante la campagna elettorale trasformando l’antimafia in oggetto di polemica elettorale. Una strategia non premiata, e della quale ha finito col fare le spese lo stesso Fiandaca, largamente superato dalla outsider Giuffrida. Peggio di Stancheris ha fatto comunque il sindaco di Agrigento Marco Zambuto, ex Udc ora renziano, giunto sesto dopo una campagna elettorale di spot antilega recitati in dialetti nordici.
Siciliano uno dei due eletti M5S nelle Isole. È Ignazio Corrao, di Alcamo (Trapani), che ha preso 71.000 voti. Stessa situazione in Forza Italia, dove il siciliano dei due eletti è Salvo Pogliese, vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana, che va a Strasburgo con 51.000 voti, staccando ampiamente l’uscente agrigentino Salvatore Iacolino, quinto classificato e sorpassato anche dall’ex capogruppo all’Ars, Innocenzo Leontini, che é finito quarto. Terzo è giunto Gianfranco Micciché, l’ex re siciliano del partito ormai lontano dai fasti del 61 a 0.  Un solo deputato per l’Ncd, l’uscente Giovanni La Via che si é confermato sul filo di lana, dopo essere stato in bilico per tutto lo spoglio con Giovanni Pistorio, segretario regionale dell’Udc, infine non eletto.
Da segnalare, infine, che in Sicilia la lista Tsipras fa un po’ peggio che nel resto del Paese e non supera la soglia di sbarramento, fermandosi al 3,6%.