Energia solare, i pannelli vanno bene in Vaticano ma non al Teatro Massimo

Thermo Volt in Vatican City, October 2008Sconcertato, Fabio Carapezza Guttuso rimirava, in occasione del Seminario da noi dedicato nel 2011 a suo padre Marcello alla Camera dei Deputati, le immagini del tetto interamente solarizzato della stupenda Aula “Paolo VI” costruita da Pierluigi Nervi.
Oltre 2mila pannelli solari a forma di tegola per una potenza fotovoltaica di oltre 220 kW (chilowatt), perfettamente disposti in modo complanare sul dorso a “schiena di balena” del tetto dell’Aula dove il Papa tiene le udienze settimanali d’inverno.

Nel frattempo, nel resto d’Italia — ad esempio a Roma o in Sicilia — le Soprintendenze statali e regionali continuavano a bloccare sul nascere le richieste di migliaia di famiglie desiderose di far installare sul tetto di casa i pannelli fotovoltaici. A Roma come nella cittadina siciliana di Gratteri, 1000 abitanti alle falde delle Madonie, sono srenamente installate sui tetti e sulle facciate, senza bisogno di alcun permesso, i motori delle pompe di calore e ogni tipo di antenne: a stecca o paraboliche; bianche, grigie e di qualsiasi colore. Ma non i pannelli fotovoltaici.
In altre parole, a pochi metri dalla cupola di S. Pietro, in ottemperanza ai più stringenti canoni della Carta internazionale del restauro, da oltre 5 anni i tetti sono stati solarizzati. A Roma e a Gratteri, invece, no.

Dirigente del Ministero dei Beni culturali, Carapezza Guttuso era tanto più sorpreso perché l’Aula vaticana in questione dista poche centinaia di metri dalle finestre del suo ufficio. Oggi, Carapezza è commissario del Teatro Massimo di Palermo, un edificio con significativi consumi energetici dovuti alla totale mancanza di isolamento termico e all’uso di tecnologie di illuminazione, riscaldamento e raffrescamento totalmente obsolete.

I tecnici consultati dal Comune proprietario dell’edificio hanno concluso di no: non è possibile migliorare l’efficienza energetica e ridurre i consumi di un teatro costruito 160 anni fa sottoposto ai noti vincoli delle Soprintendenze.
Non sanno che da alcuni anni è sul mercato l’aerogel di silice, che con un solo centimetro di spessore disposto sulle pareti interne isola come svariati cm di lana di roccia, liberando l’edificio dalla necessità di riscaldarlo di inverno e raffrescarlo d’estate.
Gli esempi come questo sono innumerevoli. All’Italia, come alla Sicilia, serve urgentemente l’Istituto dell’energia solare e dell’efficienza energetica.

Il nuovo Governo dovrà comprendere che alle famiglie e alle imprese — per cogliere in modo diffuso gli straordinari benefici offerti dalle tecnologie del solare e dell’efficienza energetica — serve un Istituto nazionale, articolato regione per regione, che diffonda la cultura dell’energia solare e del risanamento energetico.
Trenta anni fa, a causare il successivo boom delle imprese vitivinicole siciliane, fu la comprensione di Piersanti Mattarella che alle imprese e agli agricoltori siciliani servisse un Istituto siciliano di ricerca sulla vite e sul vino. Arrivò il grande enologo Giacomo Tachis, e le imprese siciliane in dieci anni fecero il salto di qualità di cui danno prova in questi giorni al Vinitaly.
Analogamente, oggi serve un Istituto pubblico Istituto pubblico che formi i giovani, gli imprenditori e gli stessi amministratori pubblici sulle tecnologie chiave per lo sviluppo economico e il risanamento ambientale dell’Italia (e della Sicilia).

*Polo Fotovoltaico della Sicilia, Cnr