Energia, una scatola nera per le trivelle nel Mediterraneo

di Francesco Appari

Il Governo si prepara a modificare quei punti del decreto Sblocca Italia che punta a dare il via alla ricerca petrolifera (e il successivo sfruttamento dei pozzi) anche in zone delicate del Mediterraneo. Il decreto autorizza, infatti, “la ricerca di petrolio e gas anche in zone di mare dove tali attività erano vietate per legge dal 1991”. E spesso, questi specchi di mare, sono dei paradisi naturali. Come le isole Egadi e Pantelleria, nel cuore del Mediterraneo, dove da anni le compagnie petrolifere hanno puntato le trivelle per succhiare quel poco di petrolio che c’è. Basta vedere queste mappe, per capire quali sono i punti “perforabili” del Canale di Sicilia.
Il decreto Renzi aveva previsto di togliere alle Regioni il potere di veto sui permessi di ricerca e sulla trivellazione di pozzi di petrolio e metano. Quello che è stato definito lo “Sblocca Trivelle”, adesso potrebbe subire delle modifiche. Domani tutto il testo arriva alla Camera dei deputati, e si annuncia battaglia. E’ il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Simona Vicari, ex sindaco di Cefalù, ad annunciare possibili modifiche per smorzare le perplessità di chi si è opposto allo Sblocca Italia. La Vicari difende il provvedimento e parla di “equivoci e strumentalizzazioni” ma annuncia che ci potranno essere mediazioni per “rafforzare le garanzie” per i territori. La prima novità dovrebbe essere quella di una scatola nera per sorvegliare le estrazioni petrolifere. Una tecnologia tutta italiana, messa a punto dalle nostre aziende subuto dopo il disastro ambientale nel Golfo del Messico. La scatola nera diventerà obbligatoria per tutte le compagnie petrolifere. Così il Governo spera di raggiungere due obbiettivi: tranquillizzare i territori controllando in tempo reale le procedure di estrazione, ed esportare in tutto il mondo una tecnologia made in Italy. “E’ una delle misure qualificanti della nuova direttiva europea sulla sicurezza delle estrazioni”, ha dichiarato a Il Sole 24 Ore il sottosegretario Vicari.
La seconda novità dello Sblocca Italia prende per le tasche i territori interessati dalle perforazioni. Si tratta di garantire le royalties sulle estrazioni sia ai territori che già ne godono che a chi ospita cantieri ma non rientra tra i beneficiari di alcun “compenso”. In questa ultima categoria ci sono i comuni costieri che si affacciano nelle parte di mare in cui sono installate le trivelle e che fanno da base logistica per le società petrolifera. Nella maggior parte dei casi sono piccoli comuni con risorse molto scarse. Per loro, assicura il sottosegretario, potrebbero arrivare alcuni milioni di euro “che risolverebbero molti problemi”. E zittire anche le polemiche che hanno riguardato soprattutto il sistema delle garanzie degli enti locali. Per la Vicari c’è stato un equivoco. Lo Sblocca Italia trasferisce allo Stato il potere delle autorizzazioni, ma il sottosegretario del governo Renzi assicura che a Regioni e Comuni rimarrà il parere vincolante in sede di conferenza di servizi.
Intanto i territori continuno a dire no alle trivelle. Nel Canale di Sicilia hanno ricominciato a suonare le sirene. Da Panteleria all’agrigentino e il gelese, per andare a finire alle Egadi.
Nell’isola del Passito ci si muove per bloccare la richiesta di prospezione presentata dalla Schlumberger Italiana Spa per il mare di Pantelleria. Osservazioni contrarie alle perforazioni sono state presentate dall’Associazione Amici del Parco archeologico di Pantelleria, presieduto dall’ex assessore regionale Gaetano Armao. Un progetto, quello della società petrolifera, che si basa sulla tecnica Airgun. Si tratta di “spari” di aria compressa per un periodo di150 giorni circa. “Esplosioni con intensità sonora variabile fra 240 e 260 decibel, – si legge nella relazione- intensità superata in natura solo da terremoti ed esplosioni di vulcani sottomarini”. Prospezioni che “determinano effetti immediati su fauna e flora di una vastissima area incontaminata del Mediterraneo ed a sole 12 miglia dalla costa dell’Isola di Pantelleria”. Sotto accusa la Regione siciliana, che finora, a detta di Armao, è stata zitta. Da Pantelleria allora chiedono che venga respinta la richiesta della Valutazione di impatto ambientale.
Preoccupazioni simili anche dalle parti di Gela. Qui l’Eni Enimed ha in ballo un progetto per pozzi a 25 km dalla costa e la costruzione di un’altra piattaforma vicina alla già esistente “Prezioso”. E sulla piattaforma il presidente della commissione Ambiente del Senato, Giuseppe Marinello, ha incontrato i dirigenti della società. “E’ nostro interesse ribadire che ogni attività dovrà realizzarsi esclusivamente nel pieno interesse della tutela dell’ambiente e della salute e comunque finalizzate al mantenimento degli attuali livelli occupazionali”, ha detto Marinello.