Export Sicilia in calo del 14%

Export Sicilia in calo del 14%. Lo certifica un rapporto dell’Istituto Commercio Estero (ICE) sull’export delle regioni italiane. Nel 2014 le esportazioni italiane di merci sono tornate a crescere ad un ritmo sostenuto (2,0%), mentre in Sicilia l’export si è ulteriormente ridimensionato, benché ad un ritmo lievemente inferiore a quanto fatto registrare nel 2013 (-13,9% nel 2014 a fronte di una contrazione del 14,4% nel 2013). E’ quanto emerge dallo studio “L’Italianell’economia internazionale 2014-2015″, il 29esimo Rapporto annuale sul commercio estero dell’Ice, Agenzia per la promozione all’estero  e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Il risultato è emerso come incremento sia sul mercato europeo che nelle aree extra Ue, queste ultime trainate dall’andamento in Nord America, Asia e Africa sub-sahariana. Questo dato ha portato ad un ulteriore recupero della quota di export italiano sul totale mondiale, salita al 2,84%. Anche i dati sul primo semestre del 2015 confermano la robustezza della ripresa italiana, con le esportazioni in crescita del 5% rispetto ai primi sei mesi del 2014. Il ritmo di crescita si mantiene vivace sia verso i paesi Ue (+3,7%), sia verso quelli extra-Ue (+6,5%). Parallelamente tornano a crescere vigorosamente anche le importazioni, +4,7% tendenziale. Nel 2014 i conti con l’estero dell’Italia sono migliorati per il terzo anno consecutivo. Il surplus corrente della bilancia dei pagamenti ha registrato un nuovo ampliamento, raggiungendo il 2% del Pil, per effetto soprattutto del miglioramento nelle ragioni di scambio dovuto al calo dei prezzi delle materie prime. Sempre nel 2014 il numero degli esportatori italiani ha continuato a crescere, raggiungendo un nuovo massimo pari a 212.000 operatori. Sono saliti anche il valore medio delle esportazioni per impresa, la quota di fatturato esportato e il grado di penetrazione delle importazioni, e queste tendenze sembrano destinate a continuare.
In questo contesto nel 2014 il valore delle esportazioni della Sicilia si è ulteriormente ridimensionato. L’export siciliano, pari a 9.648 milioni di euro, secondo quanto emerge dallo Studio dell’Ice, non consente alla Sicilia di incrementare la propria incidenza sul totale nazionale ed anzi la quota si è ridotta portandosi al 2,5%. Una flessione simile ha caratterizzato anche gli acquisti regionali dall’estero: le importazioni hanno infatti subito un decremento del 13,1%. Questi dati vengono realizzati in un contesto di riduzione, benché modesta, del numero di operatori all’esportazione (-0,7%), che si è attestato sul livello di 4.319 unità, per un valore medio esportato, anch’esso in contrazione (-13%), di 2,2 milioni di euro. Malgrado questi dati, la Sicilia è riuscita a mantenersi stabile al 12° posto della graduatoria per numero di esportatori, confermandosi la terza regione nel Mezzogiorno.
“I dati dell’export siciliano nel 2014 e nei primi 3 mesi del 2015 – ha sottolineato il direttore generale dell’agenzia Ice,Roberto Luongo – hanno risentito negativamente dell’andamento del settore della raffinazione del petrolifera che da solo rappresenta i 2/3 dell’export regionale determinando una flessione rispetto al 2013 e ai primi 3 mesi del 2014. Ciò però non ha inciso sulla sua posizione nella graduatoria delle principali regioni esportatrici italiane mantenendo saldamente il nono posto. In compenso – ha proseguito Luongo – l’interscambio di servizi della regione è cresciuto del 35,1% rispetto all’anno precedente confermandosi per questo settore seconda regione esportatrice del Mezzogiorno”.
Con riferimento ai principali mercati di sbocco, l’export siciliano è risultato in calo in quasi tutte le aree con le significative eccezioni dell‘Africa sub-sahariana (+10,9%) e dell’Asia orientale (+23,5%). Proprio a quest’ultima area appartiene uno dei principali mercati di sbocco per le merci siciliane, la Corea del Sud, decimo partner, in crescita del 26% nel 2014. Buone performance si sono inoltre registrate in una serie di mercati europei: Slovenia (+3,3%), Malta (+12,2%), Croazia (+81,4%), rispettivamente quarto, sesto e settimo mercato di sbocco per l’export siciliano. Inoltre, si registrano ottimi risultati in Arabia Saudita (+133,7%), Albania (+77%) e Singapore (+312,7%). Tuttavia i mercati più importanti per l’assorbimento di merci siciliane hanno vissuto contrazioni significative: verso il primo partner, la Turchia, l’export è decresciuto (-32,1%) e lo stesso si è verificato in Francia (-15,1%), Libia (-5,9%) e Stati Uniti (-33,6%), tutti tra i primi 5 mercati di sbocco.
L’analisi disaggregata per settori mostra una elevata concentrazione nel settore della raffinazione petrolifera, cui afferiscono oltre i 2/3 dell’export regionale. Il calo registrato in questo settore (-15,2%) ha dunque inciso pesantemente sull’aggregato regionale. Il comparto agroalimentare, secondo per incidenza sulle vendite all’estero della Sicilia, è invece significativamente cresciuto sia dal lato dei prodotti dell’agricoltura, pesca e silvicoltura (+6,8%), che dal lato dei prodotti alimentari (+6,5%). Le contrazioni fatte registrare negli altri settori di specializzazione regionale quali la chimica (-24,2%) e i computer e prodotti elettronici e ottici (-18,2%), hanno contribuito al dato negativo. Con riferimento all’interscambiodi servizi, anche nel 2014 l’export siciliano ha proseguito la tendenza ad una crescita sostenuta (+35,1%) rispetto all’anno precedente, superando 1,5 miliardi di euro e confermandosi per i servizi  la seconda regione esportatrice del Mezzogiorno.
I dati sul primo trimestre del 2015 confermano la tendenza negativa, con una diminuzione del 21,8% delle esportazioni e del 33,3% delle importazioni rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Per quanto riguarda le esportazioni, gli andamenti positivi dei prodotti dell’agricoltura, pesca e silvicoltura (+5%) e quello, più modesto, dei prodotti alimentari, bevande e tabacchi (+0,7%), oltre che il ritorno al segno più nella chimica (+7%), non sono riusciti a compensare i cali registrati dal coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (-35%) e dai computer e prodotti elettronici e ottici (-9,6%).