Export Sicilia, la speranza è nell’internazionalizzazione leggera

In Sicilia l’export stenta a decollare: le imprese esportatrici sono solo l’1,6% delle aziende attive, rispetto al 2,7 del Mezzogiorno e al 6,9 del Centro-Nord. Inoltre le attività internazionalizzate sono concentrate in pochi settori e le aziende sono ancora deboli nel conquistarne nuovi mercati di sbocco, soprattutto nelle zone del mondo meno colpite dalla crisi economica e finanziaria e dove appare più robusto il ritmo della crescita. È il quadro che emerge dal quarto Rapporto annuale della Fondazione Res “Dall’isola al mondo. L’internazionalizzazione leggera in
Sicilia”.
Incentrato sullo studio dell’ apertura internazionale delle imprese siciliane, il Rapporto Res 2012 ricostruisce i flussi di
export e investimenti all’estero, concentrando l’attenzione sugli imprenditori e le imprese e l’internazionalizzazione leggera dell’economia siciliana, quella che si basa su vantaggi competitivi legati a fattori naturali (suolo, clima) e saper fare antico. Al convegno sono intervenuti Giovanni Puglisi (Presidente Fondazione Sicilia), Carlo Trigilia (Presidente Fondazione RES), Pier Francesco Asso (Fondazione RES, Luca Bianchi (Assessore Economia – Regione Siciliana).
Dal Rapporto emerge un dato positivo: ci sono anche in Sicilia aziende e imprenditori che riescono a “uscire dall’isola”, “a muoversi nel mercato aperto e a proiettare le proprie attività in contesti lontani – ha detto Asso – definendo strategie e affrontando investimenti per superare le barriere all’ingresso in mercati nuovi e sicuramente più esposti alle sfide e ai rischi della concorrenza”.
L’internazionalizzazione leggera pesa ancora poco sull’export complessivo, ma cresce molto: ha una bassa incidenza sull’export complessivo (8%), ma un’alta incidenza su export ‘non oil’ (28%) ed è caratterizzata da un elevato dinamismo (+40% tra il 2001 e il 2011). Questo fenomeno è composto da imprese di piccole dimensioni con fatturato e export bassi: il valore medio dell’export per impresa non è elevato (nell’80% dei casi sotto 500 mila euro) e le imprese sono piccole (47% sotto 10 addetti, 43% tra 10 e 50 addetti) con fatturato basso. “Per riuscire ad accedere all’export sono necessarie capacità imprenditoriali basate su elevati livelli di istruzione – ha precisato Asso – e la capacità degli imprenditori di valorizzare le risorse locali naturali e di saper fare costruendo relazioni dirette con importatori e imprese esterne (fiere e contatti personali)”.