Faraone: "Bilancio della Sicilia improduttivo, finanziamo i precari anziché le startup"

“Questa struttura è proprio l’idea dell’economia che ho io per la Sicilia”. Lo dice Davide Faraone, sottosegretario alla Pubblica Istruzione e candidato in pectore  del Pd per la presidenza della Regione Siciliana, visitando l’ “incubatore dei Nebrodi” di Galato Mamertino, dove si tiene fino a domenica il Festival del Giornalismo Enogatronomico, giunto alla sua terza edizione. Sviluppo, tipicità, turismo, innovazione sono i temi del festival, e Faraone non si è sottratto alle domande di Nino Amadore, ideatore della rassegna. “Questa struttura è l’emblema di come si possa mettere a disposizione dei giovani un patrimonio per far nascere idee di impresa che nascono dalla valorizzazione dei nostri punti di forza, cioè del nostro territorio e delle sue ricchezze” ha aggiunto Faraone. Il problema è che l’economia siciliana è quasi esclusivamente fondata sul ruolo dell’ente pubblico. “Un blocco – dice Faraone – che ha assorbito molte delle risorse a disposizione: quando si parla di bilancio, in Sicilia, si pensa sempre a salvare i precari o i forestali, mai a finanziare una startup. Tra l’altro, la distribuzione dei precari nell’isola è legata a criteri che con la produttività non c’entrano nulla. In un piccolo Comune come Terrasini ce ne sono più di cento. Non c’è una strategia produttiva per la Sicilia, tant’è che abbiamo 16.000 precari, ma non riusciamo a tenere i musei aperti la domenica. E invece secondo me dovremmo cominciare a costruire ricchezza, facendo fruttare questo esercito che abbiamo”. Faraone ce l’ha anche contro i cantieri scuola e i cantieri lavoro: “Finanziamo questi cantieri con 300 milioni di euro, che servono solo per dare lavoro a dei disoccupati per alcuni mesi. Ma è possibile nel 2016 ragionare ancora così? Sono soldi bruciati, che non aiutano i disoccupati e non lasciano nulla”.
Per Faraone la Sicilia è piena di risorse economiche, anzi “ci seppelliscono di risorse”, ma li utilizziamo male.  “Non è un caso – aggiunge Faraone – che la Sicilia non ha ancora recepito le ultime due riforme nazionali sulla pubblica amministrazione. E continuiamo a pagare dirigenti senza fare nulla, oppure a convocare la giunta regionale per spostare un dirigente. Non solo, mentre in Italia i direttori dei principali musei sono scelti sulla base di un concorso internazionale, scegliendo i migliori al mondo, in Sicilia la legge prevede l’obbligo di selezionare queste figure tra i dipendenti regionali. Secondo voi è normale che in Sicilia ci sono il 600% in più di permessi sindacali rispetto l’Italia?”.