Festival Economia esalta il Sud, la replica di Federmanager: "Qui cerchiamo di sopravvivere"

 

Durante il Festival dell’Economia tenutosi a Trento il 3 giugno scorso è stata presentata una relazione elaborata a tre mani dal Prof. Andrea Ichino, del Department of Economics European University Institute di Firenze, dal Prof. Tito Michele Boeri, dell’Università Bocconi di Milano, e dal Prof. Enrico Moretti, del Department of Economics dell’Università di Berkeley, secondo la quale per gli italiani che hanno un lavoro è molto meglio vivere al Sud che al Nord. Il Presidente di Federmanager Sicilia Orientale, Dott. Ing. Giuseppe Guglielmino, “inorgoglito” e “affascinato” dagli spunti emersi ha inviato una nota agli illustri Professori.

La lettera di Guglielmino:

“Ho avuto modo di ascoltare la relazione “Divari territoriali e contrattazione – quando l’uguale diventa diseguale”, scritta a tre “mani” dagli illustri Proff. Ichino, Boeri e Moretti,  e devo riconoscere che la tesi del loro lavoro secondo la quale “per gli italiani che hanno un lavoro è molto meglio vivere al Sud che al Nord” è indubbiamente affascinante e, per quanti come noi che continuiamo  ad “ostinarci” a vivere lavorando al Sud, ci inorgoglisce non poco!” Esordisce così il Presidente Guglielmino, che continua: “Sentire citata, in aggiunta, la mia città di Ragusa (profondo Sud, tanto a Sud da essere a Sud di Tunisi!) messa a confronto con la blasonata Milano e scoprire, secondo i dati della ricerca, che il potere d’acquisto di un bancario del profondo Sud ragusano è di circa il 27,3% in più rispetto ad un suo collega dell’avanzato Nord milanese e che il salario reale di un insegnate di Milano è inferiore del 32% rispetto al suo omologo di Ragusa, mi ha veramente fatto ricredere sui nostri “meridionalissimi” luoghi comuni!”

Terminata la sottile ironia, questa si, tutta siciliana, il Presidente di Federmanager Sicilia Orientale è andato giù duro: “Ho invitato gli illustri Professori a provare a “vivere”, a parità di salario nominale, nel nostro profondo Sud:

  • senza strade (i cui tracciati rimangono quelli borbonici) nè autostrade (Ragusa ed Agrigento non ne hanno neppure un metro);
  • senza ferrovie moderne (per andare da Ragusa a Gela, Km 70, si impiegano un ora e venti minuti, mentre nessun collegamento accessibile esiste per Palermo, Catania, Siracusa, …);
  • senza collegamenti aeroportuali flessibili e a basso costo (un volo A/R Comiso-Milano non costa meno di € 370, e Alitalia lo programma una volta la settimana);
  • senza infrastrutture per la connettività (altro che fibra o DSL);
  • senza servizi pubblici per la prima infanzia a supporto delle famiglie (asili nido, scuole materne e scuole elementari a tempo pieno);
  • senza un sistema pubblico di sanità vocato al cittadino/utente (provi a prenotare una ecografia o una TAC…);
  • senza una regolazione del mercato del lavoro (lavoro nero e grigio, sfruttamento e caporalato);
  • senza una P.A. efficiente ed efficace (chieda una Concessione, una Autorizzazione, un Nulla Osta, … );
  • senza Teatri, spazi culturali, centri sportivi, luoghi di aggregazione giovanile;

e avrei potuto continuare ma, per pudore, ho preferito tacere, ma ho posto alcune domande del tipo, se non sono, forse quelle, inefficienze che rendono “invivibile” il nostro Sud, ovvero se non sono, quelli, costi che incidono sul salario reale del nostro Mezzogiorno e, quindi, ho chiesto quanti lavoratori del Nord sarebbero disposti a vivere, lavorando, nella nostra “rigogliosa” terra!

Mi sono spinto financo a chiedere, con rispetto s’intende, se non pensassero fosse  stato quanto meno azzardato, se non fuorviante, mettere a confronto la grande Milano con la piccola Ragusa (tra l’altro definita “Isola nell’Isola”), ed anche se non pensassero se i risultati della ricerca avrebbero potuto essere diversi se solo avessero aperto un “focus” fra Bergamo e Palermo, o fra Isernia e Catania, ovvero con Napoli, Sorrento, Reggio Calabria, Messina ed infine se non pensassero che i noti “fattori” ambientali (mafia, ‘ntrangheta, camorra, sacra corona unita) potessero rappresentare, per il Sud, un costo. Mi sono sentito di poter affermare che quanti come noi “vivono” nel Sud dovrebbero avere l’appellativo di “Eroi”, in quanto, alle condizioni date, non è facile, non è per nulla facile, quand’anche si è “privilegiati” per il sol fatto di avere un lavoro, qualunque esso sia!

La ricerca, in effetti, avendo “dimostrato” che al Sud si vive meglio che al Nord, aveva come obiettivo primario la “demolizione” del “Contratto Nazionale” aprendo “scientificamente” un nuovo dibattito sulle regole del mercato del lavoro e, ancor più, sulla contrattazione collettiva e così, partendo dall’ipotesi secondo la quale l’uguaglianza dei salari nominali produce maggiori prezzi delle case al Nord, maggiore disoccupazione al Sud e salari reali più alti al Sud – creando una effettiva iniquità che avvantaggia solo due gruppi di persone: i lavoratori occupati al Sud e i proprietari di casa al Nord, arriva alla conclusione che non va più bene la contrattazione su due livelli (nazionale e territoriale/aziendale che fissa un minimo di retribuzione uguale per tutti, la prima, e un livello differenziato e locale, la seconda) ma necessita che la contrattazione avvenga solamente a livello fortemente decentrato (spingendosi sino al singolo stabilimento!) in quanto l’unica che possa garantire una migliore “equità” fra Nord e Sud e che, nel tempo, produrrà una più efficiente allocazione delle risorse umane! Anche su ciò il Presidente dei Manager della Sicilia Orientale ha puntualmente dissentito:

“Ritornare a discutere su un nuovo modello di “gabbia salariale”, anche se la ricerca non gradisce chiamarla così, modello secondo il quale, a parità di lavoro (sia tipologico che qualitativo e quantitativo) si venga a percepire un salario differenziato (…certamente al ribasso) via via che ci si spinga al Sud, ritengo, sia sbagliato e per nulla vocato all’aumento della produttività, al miglioramento della competitività e alla salvaguardia della dignità del lavoro: l’unico risultato sarebbe, a mio avviso, la legalizzazione di una nuova schiavitù verso i nuovi “Principi” di machiavellica fattura; meglio sarebbe, invece, differenziare sulla base delle dimensioni delle Aziende (piccolo-medie e grandi) ma, ribadisco, con una contrattazione nazionale (primo livello) e, quindi, con accordi di secondo livello, a valle, anche super-decentrati (di stabilimento, per esempio). Certo”, conclude amaramente il Presidente, “il Sud ha un clima temperato, una costa meravigliosa, un paesaggio superlativo, un calore umano che non ha eguali, ma tutto ciò non è sufficiente a poter dire che sia “molto meglio vivere lavorando al Sud piuttosto che al Nord”, qui, al Sud, cerchiamo di sopravvivere e, molto spesso, non ci riusciamo neppure.

Restiamo in attesa del riscontro degli Illustri Professori.