Finanziaria, Crocetta non ha l’accordo con Roma: “Mi preparo ai tagli, mercoledì il bilancio”

La settimana di passione di Rosario Crocetta è finita male. C’è la crocifissione, nessuno lo aiuta per una resurrezione che lo vede sempre più solo. Il governatore siciliano è stato a Roma a fare la sua Via Crucis per chiedere aiuti al governo di Roma per colmare gran parte di quel buco da tre miliardi di euro che rischia di inghiottire la Sicilia. Ma da Renzi, Delrio e soci non ha avuto la mano tesa che aspettava. Il clima è quello dell’imboscata. Crocetta lo sa e per questo si prepara alla guerra. E’ tornato in Sicilia, mercoledì presenterà il bilancio all’Ars, che mancava ancora, e poi avvierà la discussione. Se da Roma non riceverà nulla farà nuovi tagli lacrime e sangue, ma proclamando ai quattro venti che la responsabilità è del Pd. Ci saranno tagli, nuovi tagli, di 800 milioni di euro, nella migliore delle ipotesi. L’assessore Alessandro Baccei in realtà qualcosa a casa l’ha portata, perchè con qualche aiuto contabile e un dare – avere, da Roma gli hanno dato il via libera per ridurre di due miliardi il buco della Regione, ed è gran cosa. Manca però ancora un miliardo di euro, ed è per questo che Crocetta si prepara a tagliare “tutte le spese non necessarie”.  I tagli colpiranno forestali, precari, Comuni, enti regionali. Non si faranno azzeramenti, ma verranno chiusi i rubinetti, nella speranza, a Settembre, di fare una manovra correttiva per cercare di dare un po’ di ossigeno, altrimenti, allora si, i tagli diverranno definitivi. E i sindacati sono già sul piede di guerra.  Così come protestano i dipendenti delle società partecipate. Nella Finanziaria, infatti, è prevista la loro soppressione, tranne che per Sicilia E-Servizi e Riscossione Sicilia. Stiamo parlando di 6000 dipendenti in totale e di un giro di 300 milioni di euro l’anno.  E’ prevista la privatizzazione di Seus 118 e di altre società. Dalle partiti di Sviluppo Italia Sicilia i 76 dipendenti hanno già cominciato la battaglia occupando la portineria.

Per Franco Campagna e Caterina Tusa della Cgil-Fp, «privatizzare società partecipate come la Servizi ausiliari Sicilia e la Seus (la società che gestisce il 118), sarebbe un grave errore. Davvero non si capisce qual è la strategia di Baccei. La Sas ha il bilancio in pareggio e la fusione di Multiservizia, Biosphera e Beni culturali spa ha portato ad un risparmio annuo di 18 milioni di euro. Sulla Seus – hanno aggiunto – è stato depositato all’Ars un ddl di iniziativa parlamentare per istituire l’Agenzia unica delle emergenze che crei un raccordo anche con i Pronto soccorso in un’unica regia pubblica».
E’  stata rinviata a martedì prossimo la riunione dell’Aran, non essendo stato raggiunto ieri un accordo formale. I sindacati autonomi e la Cisl che avevano firmato il protocollo d’intesa su alcuni punti che riguardano i dipendenti regionali, in particolare i pre-pensionamenti, hanno accolto la richiesta del commissario dell’Aran di rivedersi martedì con un testo scritto. Scelta criticata da Cgil e Uil che non avevano firmato il protocollo: «Si discute astrattamente di pensioni – ha dichiaracto Enzo Abbinanti della Cgil Fp – senza uno straccio di proposta articolata di parte pubblica che, facendo sintesi delle posizioni espresse, sciolga i nodi principali della vertenza messa in campo per contrastare politiche contro il pubblico impiego nel suo complesso. L’Aran ha proposto un ulteriore rinvio a martedì prossimo per la trattazione delle questione pensioni, rinvio che la maggioranza delle organizzazioni sindacali ha accettato nonostante l’ultimatum delle scorse ore».
I Cobas-Codir e tutti gli altri sindacati autonomi e la Cisl, da parte loro, attendono la proposta scritta del commissario dell’Aran, Claudio Alongi, «che ha ipotizzato – ha detto Dario Matranga – un percorso che preveda la fuuoriuscita di 500 dirigenti e circa 6 mila dipendenti con almeno 61 anni e 36 anni di servizio», che subirebbero una penalizzazione della pensione del 5-15%.

La Sicilia rischia di vivere giorni di altissima tensione.  Crocetta è cosciente di tutto ciò: “Penso che Renzi non permetterà che la Sicilia viva questo dramma”. Ma lo scontro con il Pd è aperto.