Fondi Ue, piano della Regione siciliana per evitare un nuovo fallimento

Il titolo è già un programma: “Piano di rafforzamento amministrativo della Regione siciliana”. Ed è il titolo di un documento di una ventina di pagine elaborato dal dipartimento Programmazione della regione Siciliana in vista della nuova Programmazione europea 2014-2020. Passa in rassegna i limiti della macchina amministrativa regionale puntando su una riorganizzazione sulla qualificazione del personale con cinque azioni specifiche tutte calibrate su cinque elementi chiave: la capacità tecnica in termini di quantità e competenze del personale; l’assicurazione di standard di qualità in relazione ai tempi e alle modalità di realizzazione dei principali interventi; la massima trasparenza e l’individuazione di responsabili della capacità amministrativa.

Un documento, questo, ancora in bozza e che è obbligatorio ai fini della prossima programmazione. Una lettura interessante anche perché riporta, si direbbe in forma di autoanalisi, la reale portata del fallimento della Programmazione europea in corso: «In considerazione della durata residua del ciclo di vita della programmazione 2007-2013 – si legge – rimane elevata la quota di interventi previsti che non sono stati ancora avviati o che risultano in fase di programmazione. Una buona parte dei vincoli attuativi rilevati è riconducibile a cause interne, spiegabili con carenze della fase di programmazione, debolezze di carattere più strutturale della macchina amministrativa (limitata presenza di competenze specialistiche, sottovalutazione o mancata pianificazione di carichi di lavoro legati ad adempimenti previsti, ecc) o, ancora, con inadempienze derivanti spesso dalle reiterate modifiche che hanno interessato l’assetto dirigenziale e organizzativo regionale (leggasi le rotazioni fatte dal governo ndr)» .
Insuccesso della spesa dei fondi europei che si è manifestata in modo diverso nei vari Assi di intervento. C’è «il particolare stato di criticità attuativa in cui versa l’Asse II “Uso efficiente delle risorse naturali”. Mettendo a confronto i sei Assi tematici del Po-Fesr 2007-2013 – si legge nella relazione – si nota chiaramente come la quota di operazioni non avviate o ancora in fase di ulteriore definizione programmatica sia molto rilevante nettamente più elevata rispetto agli altri Assi. Anche l’Asse V “Sviluppo imprenditoriale e competitività dei sistemi produttivi locali” si distingue per una quota elevata di operazioni in grave ritardo di attuazione, mentre l’asse IV “Diffusione della ricerca, dell’innovazione e della società dell’informazione” è quello che presenta la più elevata quota di operazioni finanziariamente concluse, ovvero per le quali la spesa programmata è stata pienamente utilizzata».
Un punto di grande debolezza, spiegano i tecnici della Programmazione, è stato costituito dal sistema informatico regionale per la gestione e il monitoraggio degli interventi confinanziati, denominato Caronte, la manutenzione è stata ferma dalla fine del 2009 al settembre del 2013. Proprio il sistema Caronte necessita di interventi urgenti: ad oggi, per esempio, il sistema non gestisce gli atti amministrativi; ha molte utility inespresse per cui richiede il caricamento a mano di troppe informazioni (anche non obbligatorie ma richieste dalle Autorità del programma) con aggravio dei tempi e il rischio di digitalizzazione; i meccanismi di allert e di blocco automatico del sistema non sono organizzati in modo da affiancare opportunamente il data entry nelle sue attività. Ma quel che è peggio, Caronte «non è integrato con altri sistemi regionali (Bilancio, Anagrafica personale, delibere e decreti, firma digitale, protocollo informatico ecc) e si inserisce nel contesto di una amministrazione regionale che presenta ancora una significativa distanza rispetto agli obiettivi di attuazione del codice dell’amministrazione digitale».
Sul versante delle criticità esterne all’amministrazione regionale ma interne alla pubblica amministrazione locale vengono evidenziati i problemi che riguardano la capacità di progettazione degli enti locali e il relativo potenziamento delle competenze del personale. Altra criticità riguarda, per quanto riguarda il Fse, «i sistemi di controllo e gestione degli interventi riguardanti le politiche attive del lavoro, che necessitano di rafforzamento non solo in considerazione delle innovazioni introdotte dalla riforma del lavoro ma anche della debolezza delle competenze specifiche riguardanti le procedure di attuazione del personale dei Centri per l’impiego».
Almeno altre quattro le criticità segnalate. La prima riguarda l’aggiudicazione delle opere la cui criticità sarebbe stata dovuta alla notevole mole di lavoro dell’Ufficio regionale per l’espletamento delle gare d’appalto che ha determinato una dilatazione dei tempi tale da compromettere la realizzazione degli interventi. La seconda riguarda la gestione dei bandi: sono state registrate disomogeneità procedurali e documentali tra uffici e dipartimenti e la necessità di adottare con maggiore intensità procedure a sportello o con finestre valutative. «Una delle principali cause delle lungaggini – si legge nella relazione – è anche la carenza in molti uffici di competenze interne riguardanti la gestione dei bandi». Competenze del personale che hanno inciso anche nella gestione dei regimi di aiuto su cui ha inciso anche la legislazione regionale: «Il partenariato socio-economico e la Commissione – scrivono i tecnici della Programmazione – hanno individuato nella legislazione regionale in materia di aiuti di Stato (le leggi regionali 32/2000 e 9/2009) un ulteriore elemento di criticità ed è stata evidenziata la necessità di semplificare delegificando». E infine, per quanto riguarda le lungaggini, i tecnici sostengono che «il processo di validazione degli atti da parte della Corte dei conti è un’altra delle cause dell’allungamento dei tempi di attuazione. In molte procedure attivate, infatti, si sono registrati e si continuano a registrare notevoli ritardi connessi al controllo della Corte dei conti».