Formazione professionale, dalla Regione stop ai cocopro

La Regione dice “stop” ai contratti a termine e ai co.co.pro nella formazione professionale. Se si vorranno utilizzare docenti esterni questi dovranno avere la partita Iva. Questo per evitare che si creino rapporti di lavoro subordinato che negli anni ha fatto aumentare a dismisura il numero dei dipendenti che ha raggiunto la ragguardevole cifra di quasi 9 mila.

È la “conditio sine qua non” per far ripartire i nuovi corsi entro il 10 novembre, una clausola che sarà inserita nel decreto e che è stata comunicata dall’assessore Nelli Scilabra ai sindacati. Ne parla in un articolo il Giornale di Sicilia.

In che modo contratti a termine e co.co.pro fanno aumentare il numero di dipendenti? In teoria, terminato il proprio incarico nulla è dovuto più al dipendente. Ma in pratica gli enti subiscono ricorsi da parte di questi dipendenti “atipici” se l’ente perde i ricorsi deve assumere questo personale a tempo indeterminato. Ma c’è il sospetto che in alcuni casi questi ricorsi siano stati persi quasi volontariamente.

Il ricorso a questa pratica è molto diffuso, in assessorato ne hanno registrati fino a 3 mila in un solo anno. Adesso però non si potrà più fare, anche perché secondo l’assessorato questi contratti sono incompatibili con gli orari di lavoro e con l’organizzazione della formazione professionale.

Gli enti hanno sempre spiegato che avvalersi di personale esterno è spesso necessario perché non sempre ci sono docenti che si occupano di alcune materie, specialmente quelle a carattere più innovativo. Il nuovo decreto prevede che questa pratica si potrà continuare, ma solo se il docente ha partita Iva, quindi senza creare alcun rapporto di subordinazione.

L’assessore ha registrato l’ok dei sindacati che hanno ricevuto garanzie per coloro che risulteranno in esubero. La Cisl ieri ha parlato di 2.525 esuberi (compresi quelli degli sportelli multifunzionali che però stanno per essere ricollocati), mentre secondo la Scilabra sarebbero soltanto 384. In ogni caso il decreto dovrebbe prevedere una lista unica del personale in esubero a cui gli enti dovranno attingere ogni volta che avranno bisogno.

Per quanto riguarda le risorse, sono stati stanziati 220 milioni di euro, 66 in meno rispetto all’anno scorso, anche se nel decreto ne saranno inseriti 190 milioni in seguito ai tagli degli enti finiti sotto indagine.