Frode fiscale e corruzione in atti giudiziari, 15 arresti tra Roma e Messina

Guardia di finanza

Ci sono avvocati e imprenditori tra i 15 arrestati per frode fiscale, bancarotta e corruzione in atti giudiziari: sono accusati di aver «aggiustato» sentenze del consiglio di Stato. I finanzieri dei Comandi provinciali di Roma e Messina, in collaborazione con quelli di Palermo, hanno eseguito 15 ordinanze di custodia cautelare, tra carcere e domiciliari, in relazione a due associazioni a delinquere dedite, rispettivamente, alla commissione di plurime frodi fiscali e a reati contro la pubblica amministrazione, anche attraverso la corruzione in atti giudiziari.

Le indagini – delegate dalle Procure di Roma e Messina, in coordinamento con quella di Milano – hanno preso le mosse da “distinti input investigativi, convergendo sull’operatività dei due sodalizi criminali, consentendo altresì la ricostruzione di ipotesi di bancarotta fraudolenta da parte di soggetti non riconducibili alla struttura delle organizzazioni”. In carcere, tra gli altri, sono finiti l’avvocato Pietro Amara e l’imprenditore Fabrizio Centofanti mentre l’imprenditore Ezio Bigotti è ai domiciliari. Carcere, su disposizione del gip di Messina, anche per Giancarlo Longo, già pm a Siracusa. La Procura di Roma aveva chiesto una misura non detentiva nei confronti di Riccardo Virgilio, già presidente facente funzioni del Consiglio di Stato, e oggi in pensione, per corruzione, ma il gip l’ha respinta per assenza di ragioni cautelari.

L’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo, arrestato oggi dalla Finanza, è accusato di associazione a delinquere, corruzione e falso. Il magistrato da qualche mese ha chiesto il trasferimento al tribunale di Napoli. “In qualità di pubblico ufficiale svendeva la propria funzione”, si legge nella misura cautelare emessa a suo carico.

Tra le accuse agli arrestati anche quella di aver costruito falsi dossier per spiare le inchieste tra cui quella aperta dalla procura di Milano sulle tangenti Eni. In una nota congiunta le due Procure hanno scritto che le «indagini hanno preso le mosse da distinti input investigativi convergendo sull’operatività dei due sodalizi criminali, consentendo la ricostruzione di ipotesi di bancarotta fraudolenta da parte di soggetti non riconducibili alla struttura delle organizzazioni».

Quindici gli arrestati: Pietro Amara e Fabrizio Centofanti e Ezio Bigotti, anche Luciano Caruso e Giuseppe Calafiore (attualmente all’estero), l’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo e Alessandro Ferrari, Giuseppe Guastella, Davide Venezia, Mauro Verace, Salvatore Maria Pace, Vincenzo Naso e Sebastiano Miano. Indagati anche Gianluca De Micheli e Francesco Perricone.

Nell’inchiesta congiunta delle Procure di Roma e Messina risulta indagato anche l’ex presidente di sezione del Consiglio di Stato, Riccardo Virgilio (oggi in pensione). Nei suoi confronti si contesta il reato di corruzione in atti giudiziari in concorso con l’avvocato Piero Amara e Giuseppe Calafiore. Nei confronti di Virgilio era stata chiesta una misura “non detentiva” ma è stata respinta dal gip per assenza di ragioni cautelari.