Gli architetti: puntare sul recupero del patrimonio edilizio esistente per rilanciare il mercato

Sono 13mila le imprese costruttrici che in Italia hanno chiuso i battenti nel 2013, mentre le concessioni edilizie hanno registrato il -37%, sommato al dato negativo dell’anno precedente. Il quadro dipinge una crisi nera per il settore, anche a Catania dove la filiera è ferma da tempo, le opere cantierabili sono bloccate, gli appalti pendenti e le professionalità si perdono, per un calo totale del 60% in soli quattro anni. Sono le categorie professionali e gli enti del comparto a chiedersi qual è il fattore di cambiamento che possa concretamente definire gli scenari futuri, trovando una risposta unanime: la riqualificazione del patrimonio esistente. Un mercato che a detta del Cresme (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio) vale oggi più di 115 miliardi di euro, rappresentando il principale driver del nuovo ciclo di ripresa, economica e sociale.
Riuso come opportunità: questo il messaggio emerso nei giorni scorsi ad Acireale, durante la conferenza ospitata al Santonoceto, uno dei grandi Collegi di Acireale di proprietà dell’Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza (Ipab), in passato fulcro attorno al quale la città si è sviluppata, poi simbolo del declino, oggi recuperato grazie al progetto “Acirewrite” del Gruppo Rinnovaci, che lo ha riaperto alla cittadinanza. L’incontro, organizzato in collaborazione con la Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Catania – presieduta da Paola Pennisi, coordinatrice dei lavori – ha chiamato a raccolta i principali interlocutori del comparto, pubblici, accademici, professionali, perché «il riuso non è un problema solo degli architetti ma di tutti coloro che con lavoro e impegno appartengono alla filiera, e dei politici che dovrebbero programmare e gestire il governo del territorio» ha sottolineato Pennisi, «secondo i professionisti, infatti, le fette di mercato su cui è necessario puntare sono quelle del risparmio energetico e della riqualificazione urbana e residenziale, lasciando in fondo alla lista le nuove costruzioni». Quindi non serve «consumare altro territorio o emanare nuove regole – ha affermato il presidente dell’Ordine degli Architetti etneo Giuseppe Scannella – ma una visione olistica che consenta una compenetrazione delle destinazioni, ovvero responsabilità, cultura e sostenibilità economica insieme, nell’ottica di una rivalutazione globale. Abbinando il recupero dei centri storici e dei contesti sottoutilizzati, a una “lettura” degli edifici, per comprenderne le finalità e non snaturarli».
Al dibattito presenti anche il presidente degli Ingegneri etnei Santi Maria Cascone che si è soffermato sull’importanza della messa in sicurezza sismica e la riqualificazione energetica dell’esistente per la quale «la competenza degli ingegneri è fondamentale per avviare i cambiamenti necessari»; e il presidente Ance Catania Nicola Colombrita che ha sollevato la questione della burocrazia e «del sistema di regole che spesso ostacolano i costruttori e rallentano l’intero ciclo di produzione e sviluppo. Norme chiare, semplificate e rispettate porterebbero nella direzione del superamento della crisi». «Spazi come il Collegio Santonoceto sono un chiaro simbolo di storia e innovazione – ha sottolineato il sovrintendente ai Beni culturali di Catania Fulvia Caffo – diventando ancora punto di riferimento e polo di attrazione culturale e sociale. In un momento come questo, che risente di un uso eccessivo delle risorse è bene intervenire su ciò che abbiamo, rimettendolo in circolo, restituendo valore e decoro a un patrimonio comune».