Gli avvocati di Trapani difendono i loro colleghi che attaccano la stampa….

Qualche giorno fa, durante una delle udienze del processo che si tiene a Roma dopo le indagini di “Mafia Capitale”, l’ avvocato Bruno Naso, difensore di Massimo Carminati, prima “nero fascista” oggi – a processo – per mafia, legale dei Fasciani (padrini e padroni) di Ostia ha apostrofato  il giornalista Lirio Abbate (sotto scorta da diversi anni). Naso  domanda nella propria arringa come mai “non hanno dato a De-Lirio il premio Pulitzer”, fa collegamenti fra Lirio e il procuratore Pignatone (che per Naso è “venuto a Roma pensando che Roma fosse una grande Reggio Calabria”). E poi ancora, insinua l’idea che Lirio non sia un giornalista ma che agisca praticamente in combutta con investigatori e magistrati: “Abbate, che è casualmente di Palermo – ha affermato Naso -, che casualmente ha lavorato a Palermo quando c’era Pignatone, che casualmente frequenta ambienti frequentati da Pignatone.. il cerchio si chiude”.

Sulla vicenda, per biasimare le parole e la condotta di Naso, sono intervenuti la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, l’osservatorio di Ossigeno per l’Informazione, che si occupa della tutela dei giornalisti a rischio in Italia, e anche l’Ordine dei Giornalisti.

Ed è singolare che sulla vicenda intervenga anche la Camera Penale di Trapani, che  ha scritto un documento in cui sostiene che è in atto una sorta di ‘delegittimazione’ dell’avvocato Naso (difensore di Carminati) e in generale dell’avvocatura, perché la FNSI e anche Ossigeno hanno denunciato gli attacchi di quest’ultimo a Lirio Abbate e anche ad un avvocato della parte civile, nel corso del processo di Mafia Capitale.

Perchè la Camera Penale da Trapani interviene sui fatti di Roma? Forse la risposta va cercata nello strano clima che si respira a Trapani. Nei giorni scorsi addirittura su un settimanale locale sono state comprate tre pagine con uno scritto anonimo contro i giornalisti che si erano occupati di alcune indagini della Procura su un noto professionista trapanese Le pagine poi si sono rivelate redatte da Nino Marino, avvocato trapanese.  Per lui nè l’Ordine degli Avvocati nè la Camera Penale hanno redatto documenti o note di biasimo soprattutto per i toni e le allusioni contenute in quelle pagine,  e nel rifiuto del contraddittorio con i giornalisti, come evidenziato da Assostampa. Ma c’è di più, perché Nino Marino è padre di Massimo Marino, editore della tv trapanese Telesud, che da tempo lancia “strani” servizi contro questo o quel giornalista.

“Lo dico con grande rispetto per i colleghi penalisti di Trapani, ma penso che sbaglino – dichiara Valerio Vartolo, avvocato di Marsala,  esperto in libertà di informazione e legale di Ossigeno per l’informazione-. La libertà’ nella difesa per noi avvocati è sacrosanta ma gli attacchi alla libera stampa ed al suo ruolo, esposti nelle aule di tribunale poi, non sono tollerabili, proprio per il ruolo che la libera stampa ha nella società. Questi attacchi alla stampa con la libertà di noi avvocati non c’entrano nulla. Poi possiamo (e dobbiamo) anche discutere di una stampa che spesso confonde il giornalismo d’inchiesta con il mero copia-incolla delle Procure, ma questo è un altro discorso.  Ma dovremmo anche discutere di molti di noi che spesso appaiono come qualcosa in più di un avvocato: io rivendico il diritto di difendere chiunque, ma devo restare un avvocato non un portavoce”.

“La  stampa continuerà a raccontare ciò che accade a Trapani come a Roma – assicura Rino Giacalone, di Articolo 21 – , e  non nasconderà nulla, che non metterà la polvere sotto i tappeti per far vedere che tutto è pulito e trasparente e che certi magistrati o giudici sono degli inventori o degli immaginari quando sostengono che è a Trapani che rimane solo parzialmente scalfito lo zoccolo duro della nuova mafia, quella fatta da colletti bianchi, massoni, esponenti delle istituzioni che stanno dalla parte sbagliata. Che poi si tratta della stessa mafia che qui a Trapani c’è sempre stata, la mafia borghese che nei salotti concordava con i mafiosi che portavano la coppola e la lupara, delitti eccellenti, del giudice Ciaccio Montalto, del giornalista Mauro Rostagno. E’ la stessa stampa che però non ha mai confuso l’attività legale con altro, qualche avvocato ogni tanto è scivolato su questa buccia di banana ma non se ne è mai fatto un dramma e non si sono mai costruiti castelli in aria. Ora per questo, sentir dare solidarietà ad un avvocato che fa castelli in aria e ipotizza complotti contro il migliore giornalismo d’informazione è qualcosa che infastidisce”.