Gli eventi salveranno il turismo siciliano?

PALERMO – Un giro d’affari da 200 milioni l’anno, con di cui 941 eventi confermati e 543 richieste di eventi poi non confermati sulla base delle risposte date da 110 imprese intervistate. Sono i dati dell’Osservatorio Congressuale Siciliano 2012, seconda edizione della ricerca realizzata da Sicilia Convention Bureau in collaborazione con UniCredit.  Basteranno a salvare il turismo siciliano?

La presentazione dell’Osservatorio congressuale siciliano 2012 è avvenuta nell’ambito della terza edizione della Master Class, quest’anno intitolata “Industria degli eventi presente e futuro: la sfida dell’evoluzione”, dedicata a tutti gli operatori dell’industria degli eventi siciliana e in particolare alle aziende che operano nel settore dell’ospitalità alberghiera, in quello dell’organizzazione e fornitura dei servizi, nei trasporti e nella fornitura dei servizi di ristorazione.

La ricerca di quest’anno, cui hanno preso parte 110 aziende siciliane, rileva il numero e la tipologia degli eventi confermati sul territorio siciliano, le aree geografiche scelte e le sedi di svolgimento degli eventi, la tipologia dei clienti promotori e dei servizi richiesti, il numero e la provenienza dei partecipanti, il numero di giornate di presenza congressuale, la spesa diretta generata dagli eventi e le ipotesi di impatto economico sul territorio.
Unico caso in Italia, Sicilia Convention Bureau, in una sezione a parte raccoglie e analizza anche i dati relativi alle richieste per eventi che non sono andati a buon fine. Un gran numero di eventi che non si sono tenuti in Sicilia, sono infatti andati ad altre destinazioni mediterranee o italiane, e la ricerca, ove possibile, fa un’analisi delle motivazioni e cause della mancata acquisizione per capire chi sono i competitor e pianificare le future strategie di marketing.
Sono state censite 1.484 richieste, di cui 941 eventi confermati e 543 richieste di eventi poi non confermati.
Gli eventi censiti e confermati si sono svolti soprattutto a Catania (563), Palermo (125), Agrigento (117), Taormina (93) e nelle altre province siciliane con numeri decisamente inferiori. Le location predilette e scelte per lo svolgimento degli eventi sono meeting hotel (777), resort congressuali (100), dimore storiche (17), centri congressi e sedi pubbliche con numeri assai inferiori. La provenienza geografica della committenza dell’evento vede in testa l’Italia (858), seguita da Usa (21), Francia (12), Inghilterra (8), Germania (8) e a seguire Belgio, Israele, Svizzera. Gli 858 eventi confermati di provenienza Italia sono stati acquisiti da agenzie italiane (321), agenzie siciliane (61) e direttamente dal cliente finale (476). La tipologia degli eventi confermati vede una prevalenza di meeting aziendali (24%), seguita da congressi (18,3%), conferenze (13,1%), presentazione e lancio di prodotti (10,8%), viaggio incentive (9,1%), meeting associativo (6,9%), eventi sportivi (4,8%), convention (3,8%) e altre tipologie (7,5%). Il settore merceologico prevalente è quello medico/scientifico (23,1%) seguito dalla grande distribuzione (20,3%). La suddivisione per mese degli eventi confermati nel 2012 conferma il trend registrato nel 2011, con una prevalenza di eventi nei mesi di aprile e maggio, seguiti da gennaio e ottobre. Si è registrato, rispetto al 2011, un aumento notevole degli eventi con durata di un giorno (pari a 535). Nel 2012 si è registrato un aumento degli eventi con un numero di delegati che vanno da 10 a 49 (pari a 479) e da 50 a 99 (187) in proporzione a quelli censiti nel 2011.
I 941 eventi confermati hanno coinvolto 91.604 delegati per 56.120 pernottamenti, con un fatturato generato pari ad oltre 23,7 milioni di euro.
“Stimiamo che i 941 eventi svolti e censiti dal nostro Osservatorio – ha sottolineato Maja de’Simoni, direttore generale di Sicilia Convention Bureau – rappresentino circa il 25% del mercato complessivo siciliano. Pertanto il fatturato della filiera congressuale si attesta a circa 100 milioni di euro che anche nel 2011 erano stati stimati come la grandezza totale del comparto. Tutti gli studi internazionali rilevano che l’indotto corrisponde a circa una volta il fatturato diretto e pertanto è presumibile che complessivamente il comparto del turismo congressuale possa valere circa 200 milioni di euro per l’intera regione. I dati che ad una prima analisi, sia per la durata degli eventi, sia per la committenza soprattutto regionale e italiana, non sembrano positivi, sono in realtà in linea con le tendenze europee, di contrazione generale delle spesa e della durata in giornate, con un privilegio di meeting sul suolo nazionale e un coinvolgimento di un minor numero di partecipanti per evento. Un’analisi dei trend ci porta ad essere quindi prudenzialmente ottimisti, poiché la destinazione non sembra perdere molto, rispetto alla situazione generale, fatto che fa ben sperare in una ripresa, qualora ci sia una sinergia da parte di tutti gli attori per una programmazione strategica dello sviluppo turistico della Regione, con un focus importante sul segmento congressuale e degli eventi. Abbiamo già iniziato la raccolta di dati per l’Osservatorio 2013 ed auspico che vi sia un incremento di eventi censiti su cui fare le analisi”.
“La novità e scommessa, se vogliamo, è l’analisi dei dati – ha commentato foto_sicilia_siracusa_spiaggia_di_Calamosche_03Vincenzo Tumminello, nuovo presidente di Sicilia Convention Bureau – delle richieste degli eventi non confermati. La motivazione ricorrente è quella della mancanza di collegamenti aerei diretti e di collegamenti stradali disagevoli (45,7%), seguita dal rapporto qualità/prezzo non competitivo (27,8%). Questo evidenzia che i principali competitor della Sicilia sono nell’area del Mediterraneo e in Italia. Infatti gli eventi che non sono stati acquisiti dalla Sicilia sono andati principalmente in Spagna, Marocco e Grecia per quanto riguarda i Paesi esteri e Campania, Sardegna e Puglia per quanto riguarda le altre regioni italiane. Un’analisi di questo tipo, apparentemente non importante ai fini del censimento degli eventi, ci sembra invece molto opportuna, proprio per poter valutare i gap che la Sicilia deve colmare per essere competitiva e vincente”.