Gli sprechi dei consigli regionali nel nuovo libro di Salvo Toscano

Tintura per i capelli, lavaggio del cane, ovetti Kinder, orsetti di peluche, fuochi d’artificio, una motosega, gratta e vinci, un saggio sull’orgasmo femminile e lo scontrino di un gabinetto pubblico. Sono solo alcune delle spese che in questi anni sono state rimborsate ai consiglieri regionali italiani, stando alle inchieste penali che in quasi tutta Italia hanno passato al vaglio i rimborsi dei componenti dei “parlamentini”. La cui storia recente viene ricostruita nel libro “La camera grassa – Una dieta per i consigli regionali degli sprechi” dal giornalista Salvo Toscano, in libreria dal 15 ottobre per i tipi di Rubbettino.

Non ci sono infatti solo la camera alta di Palazzo Madama e quella bassa di Montecitorio nella geografia della casta italiana. C’è una terza camera, altrettanto costosa e affollata, che per anni ha fagocitato risorse pubbliche ricalcando vizi ed eccessi del Parlamento nazionale. È quella composta dai consigli regionali italiani, diciannove più i due consigli delle Province autonome di Trento e Bolzano. Fino a ieri un esercito di 1.117 consiglieri, abbondantemente pagati e foraggiati con generosi, e spesso incontrollati, trasferimenti di denaro pubblico ai gruppi parlamentari attraverso il sistema dei rimborsi. È proprio sul sistema dei rimborsi che negli ultimi due anni magistratura e Guardia di finanza hanno cominciato a indagare, scoperchiando a ogni latitudine una serie clamorosa di sprechi.
Questo libro ne ripercorre la storia e racconta come sulla spinta di questi eventi la “camera grassa” dei consigli regionali negli ultimi due anni sia stata messa a dieta, con una serie di tagli individuati dal governo di Mario Monti, che le Regioni hanno adottato. Una storia di spending review all’italiana che rappresenta comunque un punto di partenza in un Paese che ha un disperato bisogno di tagliare la sua spesa improduttiva per liberare risorse per lo sviluppo. Le regioni (chi più e chi meno) negli ultimi due anni sono intervenute sia riducendo il numero dei consiglieri, sia mettendo un tetto (e delle regole uguali per tutti) ai loro generosi stipendi. Non senza qualche colpo di scena, che ha portato in alcuni casi i consiglieri a trovare in busta paga più soldi di prima.